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di carlo alberto pari

Alluvioni: sfiduciati, sgomenti, spaventati. Una riflessione

In foto: repertorio
repertorio
di Ospite   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
dom 27 ott 2024 07:27 ~ ultimo agg. 25 ott 17:33
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Argini di fiumi e torrenti che cedono, vasche di laminazione in attesa di realizzazione da anni, canali tombinati, non di rado con evidenti strettoie, fossati colmi di erbacce per scarsa manutenzione, o del tutto eliminati, canalizzazioni sotterranee con smaltimento forzato tramite pompe, non sempre funzionanti, natura abbandonata ed incontrollata a monte, con enormi quantitativi di legna e detriti trasportati a valle. E’ solo un sintetico elenco, non certo esaustivo, di ciò che può accadere in tante zone a rischio alluvioni, dove sono sufficienti pochi giorni di pioggia incessante, eventi considerati straordinari, ormai usuali, che mettono a rischio ciò che i cittadini hanno realizzato in una vita di lavoro, in alcuni casi, persino l’esistenza.

Palese la teoria del necessario: sburocratizzare ed investire. Astrusa la messa in pratica. Fino ad ora, abbiamo assistito ad alcuni rimpalli di responsabilità, alcuni sostengono che mancano i finanziamenti, altri che sono stati stanziati, ma non sono stati usati. Di certo, quando termineremo anche i fondi del PNRR, peraltro in maggioranza ulteriori debiti, il futuro sarà fosco. Del resto, viviamo in un Paese che grazie al qualunquismo di tanti, ha traguardato un debito pubblico di quasi 3.000 miliardi, un’eredità drammatica per le future generazioni, che inizia a portare i primi deleteri risultati, con gli inadeguati finanziamenti alla sanità pubblica, con le pensioni raggiungibili in età avanzata e raramente capaci di garantire un futuro sereno, anche dopo svariati decenni di contributi versati. In questo scenario, sarebbe auspicabile investire con parsimonia e soprattutto, in ordine di priorità. Ad esempio, proviamo ad immaginare quanti soldi pubblici sono stati spesi negli ultimi anni in opere destinate “alla bellezza”? Accattivanti, piacevoli, d’immagine, ma molto meno necessarie di ciò che serve per mettere in sicurezza i territori, anzi, a volte, persino dannose, ad esempio, quando nei centri storici si eliminano i parcheggi, dissuadendo in tal modo le frequenze, mettendo in difficoltà il commercio ed il mercato immobiliare, fomentando la nascita di ghetti di indigenza che non di rado, attirano la micro criminalità. Il tutto, senza tenere conto che viviamo in una Nazione che irreversibilmente invecchia, ad oggi, il 23,5% della popolazione è composta da over sessantacinquenni, in esponenziale aumento, persone per le quali la mobilità pubblica, le camminate a piedi o in bicicletta, non sempre si addicono perfettamente alle ineludibili patologie dell’età. Tutto questo, per evidenziare che in situazioni di scarsa disponibilità economica, sarebbe auspicabile procedere per priorità: “ciò che serve, prima di ciò che è bello”. Per farlo, servono persone determinate e coraggiose, poco inclini alle esigenze d’immagine elettorale, estremamente pragmatiche e tenaci, pronte a lottare per canalizzare le poche risorse da un capitolo di spesa ad un altro, con il solo fine di realizzare ciò che è imprescindibile per limitare i rischi di eventi drammatici, imprevedibili ed ineluttabili, che troppo spesso, rendono facilmente esanimi i sacrifici di una vita di lavoro, o peggio, l’incolumità dei cittadini.

CARLO ALBERTO PARI