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Il passato di Louis tra esercito e combattimenti. La Procura: “Sapeva uccidere”

Louis ai tempi dell'addestramento militare in Senegal

Emergono nuovi dettagli dalla memoria di oltre 200 pagine depositata al Riesame dalla Procura di Rimini. Gli investigatori della Squadra Mobile, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Paci, hanno scavato nel passato di Louis facendo emergere le capacità dell’indagato nell’impiego delle armi, dati i suoi trascorsi nella Gendarmeria senegalese e successivamente in un’agenzia di sicurezza del suo Paese. Poi la complicata e traumatica fuga in Libia per evitare di essere reclutato dai gruppi armati nel conflitto contro il governo e la detenzione a Saba, dove Dassilva ha raccontato di essere stato sequestrato e rinchiuso in un carcere per “una o due settimane” e picchiato “con le cinghie, con i bastoni o con il calcio del fucile”.

“Ci facevano combattere tra di noi per scommessa”, ha ammesso mesi fa agli investigatori della Mobile. Che, sulla base degli elementi raccolti, sono arrivati alla conclusione che il senegalese sarebbe stato capace di uccidere. E, a supporto di questa tesi, riportano il dialogo che la moglie Valeria Bartolucci, tre giorni dopo l’esecuzione del provvedimento cautelare in carcere nei confronti del marito, ha con alcuni giornalisti Rai e Mediaset. La donna, senza sapere di essere registrata, esalta le qualità militari di Dassilva, il quale – a suo dire – disporrebbe di tutti gli strumenti atti ad uccidere una persona senza che questa versi una goccia di sangue: “Lui sa come si fa, perché lui è addestrato, perché è un ex soldato, e la Pierina cascava come una pera. Lui non gli cascava una goccia di sangue”.

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