“Un domani non voglio vedere a processo un presunto colpevole, ma il presunto colpevole”. Ha alzato la voce, questa mattina (lunedì), il gip del tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, nel corso dell’udienza a porte chiuse per il conferimento dell’incarico al super consulente del tribunale, l’ingegnere Giuseppe Ferraro, chiamato a svolgere accertamenti sui dispositivi elettronici di Louis Dassilva, il 34enne senegalese in carcere dal 16 luglio scorso per l’omicidio di Pierina Paganelli.
Il giudice per le indagini preliminari, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Dassilva, ha caldamente invitato le parti (accusa e difesa) a richiedere un incidente probatorio anche sulle famose immagini delle telecamere della farmacia San Martino che, secondo la Procura, ritrarrebbero Louis, dopo il delitto, dirigersi a piedi verso l’ingresso di via del Ciclamino. Per i difensori di Dassilva, invece, l’uomo ripreso dalle telecamere la sera del 3 ottobre, sarebbe un condomino che nulla centrerebbe con il delitto e che rientrava a casa dopo essere stato nel bar vicino. Lo stesso uomo ad alcuni giornalisti ha detto di riconoscersi in quei filmati, salvo poi ritrattare tutto in questura. E’ per questo motivo che il gip intende eliminare ogni minimo dubbio e ha deciso di mettere le parti alle strette. Gip che ha caldeggiato accusa e difesa a svolgere anche ulteriori accertamenti sulla pigmentazione della pelle del soggetto ritratto nel video incriminato, in modo da avere la certezza che si tratti di un uomo di colore, come sostenuto dalla Procura.
Per quanto riguarda, invece, gli accertamenti sui dispositivi elettronici (due cellulari – un Samsung e un iPhone – quattro distinti orologi digitali e infine due laptop Lenovo e Acer), il gip ha stabilito che dovranno essere passati al setaccio foto, video, dati della cronologia della navigazione internet, eventi di sistema, e chat intrattenute con qualsiasi applicazione (Messenger, Instagram, Telegram, WhatsApp). Accolta infine la richiesta della Procura di estendere il periodo di analisi fino al primo maggio del 2023, limitatamente però a messaggi e chat contenute nei dispositivi, e non anche alle applicazioni per il tracciamento degli spostamenti. La finalità è quella di approfondire con maggiore chiarezza l’intensità della relazione tra l’indagato Dassilva e la nuora della vittima, Manuela Bianchi: la storia d’amore clandestina tra i due, infatti, è ritenuta dagli inquirenti il movente dell’omicidio.