Paura nella notte al Pronto Soccorso dell’ospedale Infermi di Rimini dove un uomo, in evidente stato di alterazione, ha perso la testa e ha imbrattato col sangue di una ferita alla mano il vetro del triage, i computer e i muri, inveendo contro i sanitari (vedi notizia). Grande apprensione tra il personale ma anche tra i pazienti: chi ha potuto si è allontanato mentre chi era costretto in barella ha assistito con ansia agli eventi. Un episodio, l’ennesimo, che riapre la discussione sulla sicurezza nei presidi ospedalieri. “Una situazione non più tollerabile”, commenta il presidente dell’ordine dei medici di Rimini Maurizio Grossi invocando la convocazione di un tavolo, coordinato dalla Prefettura, con tutte le parti in causa (Ausl in primis). Tra le richieste anche il ripristino di un posto di polizia fisso in Pronto Soccorso. “Quando accadono queste cose la prima cosa a cui pensa il personale sanitario è trasferirsi, cambiare servizio – dice Grossi – Ricordo poi che è il datore di lavoro, e quindi l’Ausl, a dover garantire la sicurezza sul luogo di lavoro“. Il presidente dell’ordine ricorda poi che se è vero che “il personale resiste stoicamente” di deve però anche tenere in considerazione che “lo stress aumenta il rischio clinico” e quindi la possibilità di errore. “Il lavoratore ha diritto ad operare in un luogo sicuro e oggi i Pronto Soccorso non lo sono” conclude.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Nicola Colamaria, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Rimini. “Il triage del pronto soccorso – dice – può diventare un luogo pericoloso, in particolar modo nelle ore notturne. Le colleghe che ci lavorano (il 79% degli infermieri è di sesso femminile) mettono a rischio la loro incolumità per esercitare la professione di aiuto che hanno scelto“.
“La scorsa notte – evidenzia – le barriere fisiche poste a tutela degli infermieri di triage hanno funzionato a dovere impedendo al delinquente di turno di portare a termine il suo insano gesto. Barriere fisiche che una volta erano proprie delle banche e degli uffici postali e che oggi rappresentano la principale salvaguardia delle infermiere e degli infermieri di triage.
Nulla può giustificare l’aggressione agli infermieri che nonostante le enormi difficoltà riescono quotidianamente a garantire che il pronto soccorso possa erogare cure tempestive a chi ne ha la reale necessità. Senza l’abnegazione e le competenze specialistiche di questi professionisti il sistema pronto soccorso non potrebbe reggere alle enormi pressioni a cui è sottoposto, in particola modo durante il periodo estivo. Ogni giorno accedono al pronto soccorso di Rimini centinaia di cittadini esprimendo il proprio bisogno di salute. Gli infermieri di triage li ascoltano e li visitano uno ad uno, rivalutando periodicamente le loro condizioni di salute, pronti ad intervenire in caso di modificazioni“.
“Ogni infermiere – conclude Colamaria – che, anche a seguito di questi episodi, è costretto a lasciare la professione impoverisce e indebolisce un sistema già in profonda crisi, che rischia di non riuscire più a garantire risposte. Gli infermieri sono patrimonio di tutti, la collettività e le istituzioni hanno il dovere di sostenerli e tutelarli“.