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Omicidio Pierina, la Bruzzone convinta: “Quello ripreso dalla telecamera non è Louis”

Louis Dassilva e Roberta Bruzzone (foto Migliorini)

“Dal nostro modo di vedere, ma anche e soprattutto dal punto di vista tecnico, perché ci siamo affidati al migliore sotto questo profilo in Italia, dal video della cam 3 non è assolutamente possibile stabilire che il soggetto ritratto sia coinvolto nel delitto, né che sia di colore. La parte cromatica è influenzata dal tipo di ripresa e dal tipo di illuminazione: come si fa a dire che fosse Dassilva?”, se lo chiede la crimonologa Roberta Bruzzone, consulente di Louis Dassilva, finora unico indagato per la morte di Pierina Paganelli. Nel corso di un’intervista rilasciata al magazine online MOW, la criminologa evidenzia tutti i dubbi su uno degli indizi fondanti del teorema accusatorio. Per la Squadra Mobile di Rimini, diretta dal sostituto procuratore Daniele Paci, quell’uomo ripreso di spalle dalla telecamera della Farmacia San Martino, mentre si dirige verso il civico 31, in un orario compatibile con l’avvenuto delitto di Pierina, è senza ombra di dubbio Louis. Una tesi confermata dal particolare movimento della spalla di Dassilva e avallata anche dal gip di Rimini, Vinicio Cantarini, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere.

Anche il movente individuato dalla Procura sarebbe tutt’altro che inattaccabile: “Dassilva aveva una relazione con la Bianchi, tra l’altro una relazione che la Bianchi con perseveranza continuava ad alimentare, come è stato reso evidente dall’ordinanza. Molto più di quanto facesse Dassilva, che riceveva certe proposte, certe sollecitazioni, non le operava. Anche questo è emerso in maniera incontrovertibile dall’ordinanza. È difficile non esaminare tutti i fatti considerando anche questo elemento, ma che per Dassilva la Paganelli fosse un problema insuperabile al punto da eliminarla in maniera così feroce, questo viene strano da pensare”.

Secondo la Bruzzone, “ci sono ancora parecchi aspetti da chiarire”, tra questi anche “alcune problematiche dinamiche familiari”. E poi c’è quella telefonata, definita “strana”, che Manuela Bianchi fa al 118 al momento del ritrovamento del cadavere di Pierina: “Quella telefonata ci ha fatto fare delle riflessioni che saranno contenute nel nostro lato di esame. Non abbiamo l’audio perché non è compreso tra gli allegati dell’ordinanza, ma solo la trascrizione. Ci sono molti elementi di perplessità su quella telefonata”.

Alla criminologa viene chiesto se si possa ipotizzare che sia stata Manuela a uccidere Pierina. Ecco la sua risposta: “Noi in questo momento puntiamo a fare in modo che il nostro assistito possa avere la possibilità di tornare a piede libero o quantomeno di vedere un’attenuazione della misura. Per quanto riguarda l’individuazione di un colpevole, per fortuna non è un nostro compito, ma se ne deve occupare la Procura. In questa fase siamo sufficientemente convinti che gli elementi a carico di Dassilva tali da trattenerlo in carcere non siano sufficienti. Del resto, sono tutti elementi che sostanzialmente erano già nelle mani della Procura nei primi 15 giorni dopo il delitto, quindi non si comprende perché l’applicazione della misura sia avvenuta 9 mesi dopo. Tutti gli elementi raccolti fino ad oggi, quantomeno quelli dati a noi in visione, di fatto sono compresi nei primi 10-15 giorni dalla vicenda”.

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