Medici in rivolta: il software non funziona, impossibile curare i pazienti
Medici di famiglia in rivolta a causa del cambiamento del sistema informatico nazionale che crea disguidi tecnici sulle prescrizioni, ma soprattutto ha ripercussioni gravi sulla salute dei pazienti.
A creare polemiche è l’ultimo software con un nuovo sistema per gestire le diagnosi deciso con un decreto ministeriale del 2023 e applicato dal 15 luglio scorso (2024). Le prescrizioni mediche per visite specialistiche o esami di laboratorio per pazienti anche con urgenze di tipo oncologico, sono diventate corse ad ostacoli: un ping-pong tra cup, malato e medici di famiglia che rende quasi impossibile svolgere la professione di medico ‘che cura’.
È per questo che 25 camici bianchi riminesi oggi (in rappresentanza di tutti i medici) hanno convocato la stampa nell’ambulatorio medico di via Bertani a Rimini, per spiegare il disagio e il malcontento creato dal decreto ministeriale del 2023 sul cambio di nomenclature e codici delle prestazioni mediche che si è abbattuto letteralmente su di loro, il 15 luglio scorso.
Medici in rivolta: il software non funziona, impossibile curare
A pagarne le spese sono soprattutto i pazienti:
“Da quindici giorni le impegnative vengono rimandate al mittente dai Cup che non identificano la prestazione come corretta – spiega la Dott.ssa Giulia Grossi, Segretaria medici base FIMMG. In questa situazione prescrivere esami di laboratorio o visite specialistiche diventa molto difficile e non è colpa del medico che improvvisamente non sa più usare il computer o non ha studiato i nuovi protocolli, è colpa di chi ha introdotto questo sistema. Questo i pazienti lo devono sapere. Lo scopo dei nostri ambulatori medici deve essere curare i pazienti, visitarli, ascoltarli, dedicargli tempo e attenzione: deve continuare a essere così”
Alla richiesta di un adeguamento immediato dei nuovi protocolli, gli è stato risposto che l’allineamento arriverà entro metà settembre. Per i medici è già troppo tempo adesso, non è possibile aspettare ancora.
“Le responsabilità di questa situazione sono tutte in carico alla Regione – Dice Pietro Pesaresi, Vice presidente SNAMI regionale sindacato nazionale autonomo medici italiani e presidente di quello provinciale – Noi siamo medici e vogliamo fare i medici e decidere in scienza e in coscienza cosa è meglio per i nostri assistiti. Il medico di famiglia oggi deve solo compilare a suon di crocette una lunga schermata di voci, dopodiché il responso lo dà il computer“.
La Regione (Assessorato alla Salute) ha trasmesso griglie a percorso obbligato inserendole nella cartella clinica. La scelta è tra “urgente”, “prioritaria”, “differibile” e programmata”. L’assessorato alla Salute avrebbe modificato anche il nomenclatore delle prestazioni senza adeguare in parallelo la cartella clinica regionale. I medici lamentano anche il fatto di non essere stati presi in considerazione in sede di tavolo tecnico nel momento in cui sono stati decisi criteri e nomenclatura da attribuire alle prescrizioni, ma di essere solo stati avvisati del cambio a partire dal 15 luglio senza aver potuto studiare o adeguarsi per tempo al nuovo protocollo. I medici non ci stanno e chiedono alla Regione di tornare indietro.
“Se non lo farà – ha detto il Dottor Pesaresi – continueremo a dare battaglia. Vorremmo evitare lo sciopero per non creare ulteriori disagi ai nostri assistiti, ma se la situazione non cambia, non lo escludiamo”.