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120 km di fatica e grazia

In cammino verso La Verna sui passi di S. Francesco. Racconto di un pellegrinaggio

In foto: i pellegrini
i pellegrini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 8 minuti
ven 30 ago 2024 15:10
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Un’esperienza che tocca il cuore, che apre al Mistero, accompagnata dalla gratitudine per ogni passo fatto e sudato. Si è svolto dal 20 al 25 agosto il pellegrinaggio che ha visto insieme 16 riminesi, con la guida spirituale di don Gabriele Gozzi, vice direttore dell’ISSR Marvelli di Rimini. Un gruppo variegato, composto da persone adulte, che hanno condiviso 120 km con lo zaino in spalla. Matteo, uno dei pellegrini, ha raccolto le emozioni di quelle giornate condivise.

Che cosa spinge 16 persone, non più giovanissime, a mettersi in cammino in questo torrido agosto per 120 chilometri con uno zaino in spalla, sui sentieri percorsi più di 800 anni fa da S. Francesco d’Assisi?

– Il Fascino di un trekking tra Romagna e Toscana?

– La Ricerca di una dimensione più spirituale?

– La Fuga dal quotidiano?

Forse un po’ di tutto questo in percentuali variabili, anche se il desiderio della riscoperta di una grande figura come quella di S. Francesco credo sia stata la molla che ha dato inizio al tutto.

Appena tornati a casa, riprendendo in mano gli appunti di viaggio e rivedendo le belle fotografie scattate lungo il Cammino, tutti ci siamo resi conto di aver vissuto un’esperienza eccezionale. Il gruppo, composto da persone di età e provenienza diverse, è riuscito ad amalgamarsi e fraternizzare in modo esemplare. Tutte le mattine si iniziava a camminare in silenzio, per assaporare l’inizio di un nuovo giorno ed essere in sintonia con ciò che ci circondava; lungo la tappa, poi, si vivevano il momento di riflessione sulla figura di San Francesco e la celebrazione della Messa nei luoghi significativi che il percorso della giornata ci portava a raggiungere. Chilometro dopo chilometro abbiamo vissuto un compendio di sensazioni e di emozioni che ci hanno “riscaldato il cuore”.

Proviamo a riascoltarle dalla voce viva di ogni partecipante. “Ancora la mente è piena di ricordi, parole, preghiere” – esordisce Luca –. “Il cammino verso La Verna è stato non un viaggio, ma il viaggio. Vissuto sulla pelle, sui piedi e nel cuore a più livelli: panoramico, storico, interiore e spirituale. La via di Francesco, grazie a chi ha meticolosamente preparato le preghiere e riflessioni che ci hanno permesso di accostarsi nel migliore dei modi al Santo di Assisi: la spoliazione, la vera letizia, il rifiuto nel capitolo delle Stuoie, le Stimmate. Passo dopo passo, meditazione dopo meditazione si è colto come quel luogo sia un dono, come Francesco lo ricevette dal Conte Catani, così credo ciascuno di noi abbia ricevuto tanto. Condivido le parole di un compagno pellegrino: da solo non so se ce l’avrei fatta, ma viverlo “insieme” mi ha permesso di raccogliere questo dono. Insieme al Signore, attraverso le preghiere quotidiane; insieme a Francesco che ci ha richiesto di svestirci di tutto ciò che è mondano; insieme ai compagni che hanno condiviso non solo i chilometri, ma il cambiamento”.

Viverlo insieme è stato il dono più grande, come sottolinea MatteoIo, tu, insieme….i passi ritmati in maniera unisona, con il cuore pieno di spirito, grazie all’ascolto delle catechesi di Don Gabriele; costruite in ogni tappa mettendo al centro le fonti francescane e la vera letizia di San Francesco d’Assisi. E che letizia! il Signore ci ha tenuto per mano in ogni goccia di sudore, perché la fatica è stata accolta sempre con il sorriso, la fraternità si è respirata  fin dall’inizio, concretizzata nei sentieri più difficili. La nostra guida spirituale, ci ha ricordato che la meta finale non è La Verna, ma l’inizio di una nuova strada; abbiamo trovato in ogni tappa che la divina provvidenza ti sorprende  e lascia sempre dei segni indelebili, proprio come le stimmate che il Santo di Assisi ha accolto 800° anni fa (1224) con tanta grazia e umiltà”.

Ma il vero segreto per portare a termine interamente il Cammino, nonostante tutta la fatica e qualche acciacco, è la certezza che Qualcuno ci ha chiamato. “Da tempo accarezzavamo l’idea di fare come coppia il Cammino di Francesco da Rimini a La Verna” – raccontano Gabriella e Luciano – “ma era sempre stata appunto solo un’idea che ogni tanto si ripresentava senza mai concretizzarsi. Per cui quando all’inizio di luglio il verificarsi di alcune circostanze fortuite ci ha portato a conoscenza di questa iniziativa in programma dal 20 al 25 agosto, ci è sembrata subito come una ‘chiamata’ a cui non potevamo dire di no. Così ci siamo uniti al gruppo e siamo partiti pieni di entusiasmo, ma anche di dubbi sulla effettiva nostra possibilità di arrivare fino in fondo data l’età non più verdissima e qualche acciacco che, purtroppo, non manca. Ed in effetti la prova è stata faticosa, durissima a tratti, in certi momenti davvero oltre quelle che ritenevamo essere le nostre capacità ed in quei momenti la forza del gruppo è stata fondamentale per riuscire a proseguire. Questo ci ha permesso, da un lato, di godere dell’infinita bellezza di alcuni luoghi attraversati e della meraviglia di certi panorami incontrati e soprattutto, dall’altro, di vivere un percorso spirituale di rara intensità e profondità attraverso i momenti di preghiera, le riflessioni e gli stimoli propostici da don Gabriele che ci hanno consentito di conoscere meglio la figura di San Francesco e di meditare su come portare concretamente il suo insegnamento nelle nostra vita. Quindi, a conti fatti, non possiamo che essere grati, immensamente ed infinitamente grati, a Chi ci ha chiamato a questo Cammino”.

Anche Maria si è fidata della voce del cuore, vincendo più di una legittima preoccupazione: “Ho ascoltato il cuore quando ho chiesto di partecipare al cammino, ma la ragione mi diceva fino  al giorno della partenza “non ce la puoi fare alla tua età, i 60 si faranno sentire!!”. E invece…….ai piedi mi sono spuntate le ali dietro al cuore gettato oltre l’ostacolo. Un grazie grande  ai miei compagni ,che a parte due, non conoscevo, ma che sono diventati presenza di Gesù, confidenti ,volti e cuori a cui mi sono affidata e affezionata. Condividere 5 giorno così intensi, con momenti lieti e a volte tosti ti fa accomunare.  Soprattutto grazie a don Gabriele che con le letture del Vangelo, racconti su san Francesco e approfondimenti  “a braccio” ci ha resi un cuore solo nel Signore”.

C’è chi come Maurizio, esperto camminatore, ha imparato cosa significhi essere un pellegrino: “Essere pellegrini, per me, è molto differente dal essere camminatori e io ho vissuto il cammino Da Rimini a La Verna da pellegrino. Devo dire che è stato, anche se solo di cinque giorni, un pellegrinaggio completo. Sono partito con tante perplessità dal punto di vista fisico (non so se ce la posso fare) che spirituale (a cosa vado incontro). Durante il pellegrinaggio ho vissuto un po’ di tutto. In piano mi sono reso conto di essere lento condizionando la tempistica della tappa. Intanto si incominciava a conoscersi personalmente. Poi cammino facendo e arrivando alle tappe a me più congeniali, con salite e discese nei sentieri, ho potuto aiutare chi era in difficoltà. Con l’aiuto di don Gabriele e dei brani sul libretto che ogni giorno ti faceva meditare sulla spiritualità di San Francesco. In quel momento ho sentito sempre di più la presenza di Gesù e Francesco a fianco,  anche quando, all’ultima tappa, c’è stato un momento di sconforto. Arrivati a La Verna la gioia è stata grande e commovente la sosta nella cappella delle stigmate. La sensazione,  anche se strana, di essere a casa”.

Sulla stessa lunghezza d’onda quanto vissuto da Barbara S.: “Ho avuto la grande opportunità di vivere questi giorni sperimentando il significato più autentico del mio essere pellegrina insieme ad altri pellegrini, i miei compagni di viaggio. Pellegrino è colui che, pur affidandosi nel suo andare, riconosce di sentirsi bisognoso di tutto: dell’acqua, necessaria non solo nei tratti assolati, della risata che rallegra il cuore e dell’incoraggiamento nei momenti di fatica, del silenzio per scrutare orizzonti mozzafiato, ma soprattutto per scrutarsi dentro, della preghiera solitaria e di quella condivisa, di quella riflessione che sembrava essere stata confezionata su misura proprio per te, che può farti male ma che trattieni e poni nel serbatoio del cuore a sostenerti lungo la strada. Il cammino è stato veramente uno spogliarsi e mettersi a nudo, lasciando prive di difese, quelle stimmate personali menzionate dal Vescovo Nicolò alla partenza, riconoscerle, abbracciarle e provare ad amarle nella certezza di non essere soli nel portarne il peso. Il vero senso di questo cammino non è stato arrivare, ma camminare tappa dopo tappa, mettendo i miei passi sulle orme di coloro che mi hanno preceduto, una bellissima esperienza anche di comunione che mi ha avvicinata di più al pellegrino ed instancabile camminatore San Francesco. Grata al Signore per avermi fatto dono di questi giorni e dei compagni pellegrini, continuo a camminare cercando di allenare al meglio, non solo le gambe, ma soprattutto il cuore in vista della prossima partenza”.

A Silvia il Cammino ha aiutato a fare il punto sulla propria vita: “È con il cuore pieno di gratitudine che esprimo il mio ringraziamento per questo cammino, che nasce come un desiderio e una necessità nel mio cammino di vita personale. Fare silenzio e spazio dopo un susseguirsi di avvenimenti vorticosi che possono, se lo permetti, creare una moltitudine di opportunità grazie al vuoto e all’incognita. E in questo vuoto che ritrovi te stesso e gli altri, l’amicizia, l’amore, l’umiltà, la gentilezza. Sono molto riflessiva ma quando scelgo mi fido e mi affido con tutta me stessa. Il cammino ti aiuta a restare in ascolto di tutte le sfide e opportunità che la vita ti presenta e a non farti travolgere dagli eventi che sono sempre e comunque passeggeri”.

Mentre per Davide la testimonianza di Francesco è stata determinante per camminare sulle orme di Gesù: “Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto. Con questo motto ho cercato di andare alla scoperta della Vera Letizia, quella Autentica, possibile da trovare grazie alla Relazione con Lui…ho percepito quella gioia concreta che mi ha fatto vedere il Suo Volto nel volto dei compagni di viaggio…ho sentito quella amicizia simpatica e intensa che ha piano piano trasformato le mie/nostre fatiche/crisi in momenti di crescita e rinascita, passando da ferite senza senso a feritoie, anche minime, ma tali da far passare raggi di Luce Vera. Si, passo dopo passo, nel silenzio, nelle parole, negli sguardi, nella condivisione, ci siamo veramente “spogliati” di noi stessi…ci siamo “vinti” rompendo i nostri schemi…ci siamo finalmente fidati di Gesù Pastore, che Ha camminato con noi, davanti, dietro ed a fianco noi…ci siamo abbandonati alla Sua Grazia”.

Anche Francesca conferma come il Cammino rompa gli schemi rigidi in cui organizziamo la vita: “Io organizzo tutto, è sempre tutto calcolato e dettato da ritmi precisi; il pellegrinaggio spezza tutto. Ti ribalta, ti sconvolge. Perché non è un camminare è un guardarsi dentro osservando ciò che incontri lungo il cammino. Metti un passo davanti all’altro su una strada sconosciuta. Controlli dove i tuoi piedi si appoggiano ma guardando in basso, lo sguardo cade sempre sul TAU che hai al collo e lì capisci che c’è sempre Qualcuno con te; qualcuno che ti sta accanto quando sei ultimo e fai fatica, qualcuno che prega Maria intonando il Santo Rosario, qualcuno che Canta e porta fratello vento a rinfrescarti, chi dice battute e chi fa parte della battuta, chi ti sorride, chi ti abbraccia. Pellegrinaggio fatto di passi diversi, lunghi, corti, lenti. Passi che, sebbene fisicamente ci hanno distanziato nelle tappe, sono partiti nello stesso momento da CRISTO RE e sono arrivati INSIEME alla CROCE di LA VERNA, davanti al tramonto del Creato che si è spalancato davanti a noi nella sua meraviglia; il cantico dei cantici lo abbiamo vissuto ogni singolo passo, ogni singolo giorno, in ogni singolo compagno che sarà sempre parte della tua vita d’ora in avanti”.

Alla vista del Santuario della Verna non è mancato un momento di commozione e di felicità collettiva, per la méta raggiunta come ricorda ancora Matteo: “Non nascondo le mie lacrime quando siamo arrivati al Santuario di La Verna, don Gabriele ha menzionato che ognuno ha delle stigmate “nascoste”; dei segni tangibili che ci portiamo nella nostra vita. Possono essere dei fardelli pesanti, ma se le portiamo nello zaino della nostra anima, seppur consapevoli che la strada è bella ripida, accettando i tempi di Dio non i nostri che sono frenetici e rischiano di farti “cadere”  si arriva in cima per qualcosa di grande che ti fa inginocchiare e dire: GRAZIE SIGNORE MIO”.

Sì, ognuno di noi è tornato a casa con lo zaino più pesante, non di cose ma di emozioni e sentimenti, pronto a riempire di “fatti di Vangelo” il proprio ambiente di vita quotidiana, come opportunamente conclude Marcella: “Ringrazio il Signore perché mi ha messo nel cuore il desiderio di questo cammino … e ora, nel cuore mi porto tutti i fratelli con cui l’ho condiviso”.