newsrimini.it

Gestione di un’emergenza al CAU di Cattolica. L’Ausl replica allo SNAMI

Pesaresi (SNAMI) e Carradori (AUSL) negli studi di Icaro TV

Una risposta dura e di petto, come già accaduto di recente. L’Ausl Romagna “non la manda a dire” al sindacato SNAMI che aveva denunciato gravi carenze gestionali nel Cau di Cattolica per una situazione di emergenza registrata nei giorni scorsi(vedi notizia). “Nessun far west ma un esempio di buona pratica clinica”, replica l’azienda che parla di “falsa ricostruzione”.

A sua volta il sindacato SNAMI riconferma quanto accaduto. e il presidente Pietro Pesaresi aggiunge “con amaro sarcasmo: ma si tutto normale, nel mio ambulatorio tutti i giorni arrivano auto piene di accoltellati … questa risposta della Ausl la dice lunga su come venga trattato il grave tema della riorganizzazione della emergenza urgenza”.

La replica della direzione generale dell’Ausl Romagna:

Quello che viene definito come “far west” non è stato altro che un tentativo degli operatori presenti al CAU di Cattolica (due medici, altrettanti infermieri e una OSS, dotazione ben superiore agli standard previsti), ai quali si è poi aggiunto il personale del 118, di salvare una vita umana, di una persona portata in autonomia da alcuni conoscenti, che dopo il drammatico accoltellamento avvenuto a Tavullia si sono recati spontaneamente alla più vicina postazione medica senza allertare il 118 Romagna. E come qualunque medico anche chi presta servizio al CAU è tenuto (in base al Giuramento di Ippocrate) a tutelare la salute e intervenire in qualunque situazione di emergenza in cui si trovi coinvolto in base alle proprie competenze. Anche se il CAU è una struttura di assistenza e urgenza a bassa complessità, tutti i professionisti sono formati e hanno svolto corsi di rianimazione cardiopolmonare, per cui in quella situazione hanno con massima professionalità messo in atto tutte le manovre necessarie: attivato immediatamente il 118, iniziato il supporto vitale come previsto dalle linee guida per pazienti con parametri vitali assenti (situazione del paziente all’arrivo al CAU).

I familiari soccorsi (“numerosi” secondo lo SNAMI…) sono stati in realtà due e gli altri pazienti a cui si fa cenno sono stati 5 nell’intero periodo gestiti dal CAU di Cattolica (una già presa in carico al momento dell’arrivo della persona accoltellata), oltre a tre allontanamenti, con una persona tornata poi la mattina successiva. Se questa viene appellata criticità gestionale…

Occorre stigmatizzare il solito gratuito attacco denigratorio del sistema di soccorso preospedaliero 118 Romagna, che agganciandosi a un fatto di cronaca nera così tragico mostra totale assenza di rispetto della verità e degli operatori che con grande abnegazione e competenza assicurano un’elevatissima qualità delle cure in situazione di emergenza territoriale. I percorsi clinici predisposti in AUSL della Romagna consentono il trattamento ottimale dei pazienti con patologie tempo-dipendenti, in linea con i migliori standard nazionali: il soccorso preospedaliero mette in campo professionisti sanitari infermieri e medici, in piena integrazione e con una prima risposta che in tutti i casi vede operare il personale infermieristico adeguatamente preparato e sulla base delle procedure e delle linee guida ritenute più efficaci.

Nel merito delle allarmistiche, vergognose e calunniose affermazioni di questa sigla sindacale due elementi vanno sottolineati con forza:

– La medicalizzazione dei territori della provincia di Rimini e del distretto di Riccione in particolare è pienamente assicurata dall’attuale schieramento delle automediche e dell’elisoccorso. Come già più volte ribadito, il 118 Romagna soddisfa ampiamente gli standard richiesti a livello nazionale e questo continuo stillicidio di attacchi su un bene comune come il servizio sanitario di emergenza non fa altro che danneggiare il personale tecnico, infermieristico e medico che opera sul territorio oltre a generare sconcerto fra i cittadini. Nel caso di specie, come detto sopra, l’automedica è stata attivata dopo l’arrivo del paziente al CAU di Cattolica in condizioni disperate e oltre ogni possibilità di ripresa anche a seguito di trattamento sanitario tecnicamente idoneo; il medico giunto sul posto ha coadiuvato il team del CAU che stava già operando le adeguate manovre rianimatorie, con il supporto del personale dell’ambulanza giunta in due minuti dalla chiamata.

– L’affermazione sulla “pericolosa distrazione” di ambulanze per il trasferimento dei pazienti dal CAU al Pronto soccorso è una ulteriore gratuita falsità in quanto il numero di pazienti trasportati al Pronto soccorso (Riccione o Rimini) dal CAU di Cattolica è inferiore a 5 al giorno (anche in questo periodo estivo di massimo afflusso di turisti e di pazienti). Si tratta peraltro dello stesso numero che era generato dai precedenti Punti di Primo Intervento decantati da SNAMI come soluzione al problema della risposta all’urgenza territoriale.

In particolare nel periodo 1 gennaio-31 luglio i trasferimenti dal CAU di Cattolica sono stati 715 su 11.423 accessi totali (il 6,3%), mentre nello stesso periodo del 2023 dal Punto di Primo Intervento i trasferimenti erano stati 343 su un totale di 8.575 accessi (4%), quindi sostanzialmente in linea considerando però il notevole incremento di attività del CAU rispetto al PPI, pari ad oltre il 30%.

Infine, riguardo al “contesto organizzativo di insicurezza” in cui “molti operatori non vogliono più lavorare”, si tratta di un’affermazione priva di ogni fondamento stando a quel che risulta nei fatti all’Azienda.

Exit mobile version