816 registrati dal 2010 a giugno 2024 in 265 comuni costieri, 104 eventi solo nell’ultimo anno (+14,6% rispetto al bilancio dello scorso anno). In Emilia Romagna, 29 gli eventi censiti, Cesenatico tra i Comuni più colpiti. Si aggrava anche l’erosione costiera su 106 km lineari di costa il 32,3%è in erosione. Impazza il “Far west” delle concessioni balneari: Legambiente indirizza al Governo 7 azioni per il futuro: “Tra le priorità l’attuazione PNACC e il finanziamento delle azioni previste, più interventi di rinaturalizzazione delle coste, approvazione della legge contro il consumo di suolo, un quadro normativo unico in Italia per l’affidamento delle concessioni balneari”. Il Comune di Rimini ha confermato alcuni incentivi per gli stabilimenti balneari che decidono di accorparsi: in caso di tre stabilimenti uniti, ad esempio, viene ceduta una parte di spiaggia, da trasformare in libera, ma potranno essere aumentate cabine, chioschi bar (che potranno dotarsi di terrazza) e servizi. Al momento a Rimini nord il fronte di spiagge libere è cresciuto di 115 metri lineari e di 130 a Rimini sud.
Le aree costiere sono sempre più minacciate da erosione, consumo di suolo ed eventi meteo estremi. Dati alla mano, secondo l’Osservatorio Città Clima di Legambiente, dal 2010 a giugno 2024 è aumentato il numero degli eventi meteo estremi nei comuni costieri: 816 (+14,6% rispetto al bilancio dello scorso anno in cui erano stati 712) su un totale nazionale di 2.086 (ossia il 39,1%) avvenuti in 265 dei 643 comuni costieri (pari al 41,2%).
In Emilia Romagna 29 sono gli eventi censiti, di cui 9 mareggiate, 8 allegamenti da piogge intense, 7 eventi con trombe d’aria che hanno causato danni; tra i Comuni costieri coinvolti è Cesenatico quello che registra il maggior numero di eventi meteo con danni alla comunità.
Inoltre, secondo una recente mappatura di ISPRA, la superficie complessiva delle spiagge italiane misura appena 120 km2, meno del territorio del solo municipio di Ostia a Roma, con spiagge che hanno una profondità media di circa 35m e occupano appena il 41% delle coste (3.400 km su un totale di più di 8.300 km). Spiagge che dovranno fare i conti, infine, con una crescente erosione costiera che caratterizza le nostre coste e che necessita di un approccio integrato per mettere a sistema tutte le criticità.
Questi, in estrema sintesi, i dati del “Rapporto Spiagge 2024. Gli impatti di erosione ed eventi meteo estremi nelle aree costiere italiane” presentanti da Legambiente che lancia al Governo 7 proposte per il futuro delle coste italiane: 1) Attuazione del Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, stanziando le risorse ed emanando il decreto per l’insediamento dell’Osservatorio Nazionale per l’Adattamento ai Cambiamenti Climatici; 2) superare la logica dell’emergenza e degli interventi invasivi per la difesa delle coste dall’erosione; 3) interventi di rinaturalizzazione delle coste, ricostituendo le fasce dunali e zone umide e paludose; 4) approvazione della legge sullo stop al consumo di suolo; 5) stabilire un quadro normativo unico da rispettare in tutta Italia per l’affidamento delle concessioni balneari (tramite bandi) per garantire libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiando nell’assegnazione la qualità dell’offerta e le scelte di sostenibilità ambientale; 6) ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge; 7) costruzione, adeguamento e/o messa in regola dei sistemi fognari e di depurazione e regolamentare lo scarico in mare dei rifiuti liquidi.
“Innalzamento della temperatura e del livello del mare, erosione costiera, eccessiva antropizzazione dei litorali, inondazioni, eventi meteo estremi: le nostre coste italiane sono in una condizione di forte fragilità – dichiara Sebastiano Venneri, Responsabile Turismo e Innovazione territoriale di Legambiente-. Con il nuovo report, e in generale con la nostra Goletta Verde, portiamo al centro una riflessione sul loro futuro, non più rinviabile. Partendo dalla Sicilia, regione costiera che conta il più alto numero di eventi meteo estremi avvenuti dal 2010, chiediamo piani di adattamento e strumenti di governance che riducano i rischi per le persone, le abitazioni e le infrastrutture, di adempiere al diritto di una fruizione libera della spiaggia e fermare le mani di chi vuole accaparrarsi pezzi di costa a proprio piacimento. Davanti a uno scenario così drammatico fa specie che in Italia il dibattito sulle coste italiane si riduca solo al tema della Bolkestein: di questo passo, infatti, fra qualche anno non ci saranno più spiagge da affidare in concessione”.
La Regione Emilia-Romagna è fra le poche ad aver realizzato un Piano di adattamento al cambiamento climatico per le aree costiere, iniziato con un percorso partecipativo avviato nel 2021 dal titolo “Che costa sarà”, che si concluso nel 2023 con la presentazione della Strategia GIDAC. Sempre in Emilia Romagna il Report indica due buone pratiche: il progetto Operandum (OPEn-air laboRAtories for Nature-baseD solUtions to Manage environmental risks) , che vede tra i partner l’Università di Bologna e ARPAE, che ha costruito una duna artificiale sul litorale ferrarese come modello di Nature Based Solution per affrontare le mareggiate, e il Parco del Mare di Rimini, un progetto che prevede la riqualificazione in senso ambientale ed estetico funzionale di 16 km del lungomare della cittadina.
“Come sappiamo le coste sono la prima parte del territorio esposto alle conseguenze del cambiamento climatico, nello stesso tempo rappresentato, sia a livello economico che ecologico, una importante risorsa per la biodiversità, turismo, porti e pesca – dichiara Francesco Occhipinti, direttore di Legambiente Emilia Romagna -.Vista l’estensione della nostra costa è sempre più importante comprendere quali sono gli effetti di ogni singola azione, acquisendo la consapevolezza di quali sono gli effetti irrimediabili del turismo balneare, dell’erosione costiera. Gli abusi edilizi, le concessioni demaniali marittime e l’estrazione di idrocarburi offshore. Nell’ ottica di tutela del nostro litorale è sempre più urgente e necessario fare ampie considerazioni di intervento sia sugli aspetti di adattamento che di mitigazione per ridurre la quota di influenza del cambiamento climatico.”
Il “Far west” delle concessioni balneari. Secondo la mappatura – arrivata solo a fine ottobre 2023 – della commissione prevista dalla “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021”, appena il 33% delle coste italiane è oggetto di concessioni. Un calcolo anacronistico e inesatto, come la stessa Commissione Europea ha espresso al Governo, che prende in considerazione il livello nazionale senza considerare le situazioni specifiche delle regioni (come Liguria, Emilia-Romagna, Campania con il litorale occupato al 70%) e che include anche aree industriali, porti e coste rocciose. Da allora il Consiglio di Stato ha affermato con tre sentenze che le proroghe generalizzate delle concessioni demaniali agli stabilimenti sono illegittime perché in contrasto con la normativa dell’Ue e che, entro il 31 dicembre 2024, tutti i territori dovranno bandire procedure di gara imparziali e trasparenti. Ma in Italia, complice il ritardo del Governo, regioni e comuni stanno procedendo nella confusione più totale senza un quadro normativo unico di riferimento.
In Emilia-Romagna si faranno le gare prevedendo un giusto riconoscimento del valore aziendale dell’impresa uscente, degli investimenti realizzati e della professionalità degli operatori che hanno gestito finora il bene demaniale. A questi si affiancheranno criteri quali gli standard qualitativi dei servizi, la sostenibilità sociale e ambientale del piano degli investimenti.