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analisi di metà anno

La carceri scoppiano. Nel dossier di Antigone si torna sul sovraffollamento di Rimini

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 25 lug 2024 11:12 ~ ultimo agg. 29 lug 15:06
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Dopo il quadro, non certo confortante sulla situazione nel carcere di Rimini emerso da un incontro nei giorni scorsi (vedi notizia) arrivano ulteriori dati che invitano alla riflessione. Sono quelli del Dossier di metà anno stilato dall’associazione Antigone appena pubblicato, intitolato “Le carceri scoppiano”, in particolare rispetto alle case circondariali di Bologna Rimini, dove siamo state in visita recentemente e di cui è possibile visionare le schede di Antigone ai link indicati.

Allarmante il numero delle persone recluse, di gran lunga superiore alla capienza regolamentare degli istituti, con un’inedita impennata delle presenze negli istituti per minorenni. Secondo i nostri dati, il tasso di affollamento reale, al netto dei posti non disponibili, è del 130,6% a livello nazionale. A livello regionale, secondo i dati del Ministero, a Bologna il tasso di affollamento è del 168%, quello di Rimini del 134%.
Decisamente critiche sono anche le condizioni strutturali dei luoghi di detenzione: la mancanza di acqua e refrigerazione, le infestazioni di cimici rendono difficilmente sopportabile la vita delle persone detenute, soprattutto in questo periodo di grande calura. Non sono esenti da questo genere di criticità gli istituti emiliano-romagnoli: la prima sezione della Casa Circondariale di Rimini è caratterizzata da celle di anguste dimensioni, con le finestre schermate, il pavimento e i muri scrostati, senza areazione all’interno del bagno. A Bologna le docce sono comuni e si presentano in pessime condizioni, causate in particolare da seri problemi di muffa, e abbiamo rilevato la presenza di scarafaggi e cimici da letto.

La disperazione e la rabbia delle persone detenute emergono in differenti modalità. Alcuni hanno deciso di manifestare il loro dissenso, sfociato a volte in proteste, altre volte in vere e proprie rivolte; altri, forse non riuscendo più a sopportare il peso della carcerazione o sotto il peso di patologie psichiatriche che in carcere non possono trovare il giusto trattamento, hanno deciso di porre fine alla loro esistenza. Solo nel mese di luglio, in Italia, in dieci si sono tolte la vita, portando il numero totale dei sucidi dell’anno corrente a 58 e rischiando di arrivare a superare a fine anno il tragico record del 2022 (85 suicidi in carcere). Dei 58 episodi suicidari registrati fino ad oggi, cinque (quattro uomini e una donna) hanno avuto luogo nella nostra regione: a Parma si sono tolti la vita due giovani uomini (26 e 28 anni), l’uno in carcere da qualche settimana, l’altro detenuto nella sezione ex art. 32 o.p. (sezioni chiuse, che prevedono una significativa limitazione della libertà di movimento destinate a detenuti considerati pericolosi e inaffidabili). A Ferrara Bologna si sono tolti la vita altri due uomini, rispettivamente di 56 e di 48 anni, quest’ultimo in attesa di giudizio. Infine, sempre a Bologna è avvenuto  il suicidio di una donna di 55 anni, coinvolta in 42 eventi critici, tra cui un tentato suicidio. Era sottoposta al regime di grande sorveglianza e sarebbe tornata in libertà a novembre 2025.
Oltre al sovraffollamento ed alle pessime condizioni di detenzione, il sistema carcerario è piagato dalla recidiva, segno di un carcere che non risponde alla finalità costituzionale sancito dall’art 27. Le istituzioni dovrebbero dare maggiore importanza e supporto reale nel delicatissimo momento della scarcerazione e del ritorno alla vita libera (proprio per supportare le persone detenute in questa delicata fase di passaggio, Antigone ha redatto due guide all’uscita, una per la sezione maschile e una per la sezione femminile del carcere di Bologna).