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Le riflessioni dell'assessore

Sanità, Rimini è una eccellenza. Lo dicono i numeri sul "nomadismo sanitario"

In foto: l'ospedale Infermi
l'ospedale Infermi
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 25 giu 2024 14:34 ~ ultimo agg. 22:19
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La sanità riminese è una eccellenza a livello nazionale. A dirlo è l’assessore comunale alle Politiche della Salute, Kristian Gianfreda, mettendo in fila alcuni numeri sul cosiddetto nomadismo sanitario. Nel corso del 2023 i riminesi ricoverati in strutture fuori provincia (mobilità passiva) sono stati 1.329 a livello provinciale, mentre quelli che sono arrivati sul territorio sono stati molti di più (mobilità attiva): 5.684 ricoveri di cui 3.480 nel presidio di Rimini. “In parole semplici – traduce l’assessore –: i riminesi restano, i ‘non riminesi’ arrivano, il che significa che la nostra sanità rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. E lo è sempre di più, grazie a uno scatto in avanti importante rispetto anche a soli pochi decenni fa, ovvero nei primi anni Duemila, quando era rinomato il fenomeno del flusso migratorio fuori provincia o regione da parte dei riminesi per cercare le cure in altri ospedali“. Un salto di qualità che l’assessore imputa all’alto livello di professionalità espresso dal personale medico e infermieristico ma anche alle associazioni del terzo settore tra le quali viene ricordata AROP che da 20 anni ospita le famiglie dei bambini ricoverati nell’oncologia pediatrica dell’Infermi. L’assessore evidenzia poi un terzo tassello: l’iter di territorializzazione della medicina intorno al quale amministrazione comunale, in sinergia con l’Ausl, stia riprogrammando le attività sanitarie. Temi che saranno al centro di una commissione consigliare in programma per domani 26 giugno.

L’intervento dell’assessore Kristian Gianfreda

Il cosiddetto ‘nomadismo sanitario’ è un fenomeno fondamentale per valutare il grado di efficienza di un sistema sanitario, quale chiaro indicatore delle qualità delle prestazioni e della fiducia riposta nel sistema assistenziale del territorio da parte dei residenti.
E i dati del riminese ci fanno guardare con fiducia alla direzione della nostra sanità, con un out coming basso e, viceversa, un in coming alto. In cifre, la mobilità passiva (out) nel 2023 è stata pari 1.329 ricoveri a livello provinciale, mentre la mobilità attiva (in) di 5.684 ricoveri in Provincia e 3.480 nel presidio di Rimini.
In parole semplici: i riminesi restano, i ‘non riminesi’ arrivano, il che significa che la nostra sanità rappresenta un’eccellenza a livello nazionale. E lo è sempre di più, grazie a uno scatto in avanti importante rispetto anche a soli pochi decenni fa, ovvero nei primi anni Duemila, quando era rinomato il fenomeno del flusso migratorio fuori provincia o regione da parte dei riminesi per cercare le cure in altri ospedali.
Questa restituzione numerica non è dunque casuale, ma il risultato di un sistema sanitario ben strutturato e organizzato, capace di rispondere prontamente e adeguatamente alle esigenze dei pazienti, i quali non hanno bisogno di rivolgersi altrove per ricevere i servizi sanitari e l’assistenza di cui hanno necessità per la loro salute. Penso che questo sia da collegare all’alto livello di professionalità espresso dal personale medico e infermieristico che orbita intorno al nostro sistema sanitario riminese e all’azienda Ausl, nonché – ed è cosa tutt’altro che scontata – anche alle associazioni del terzo settore.
Un esempio dell’eccellenza in questo senso è rappresentato dall’associazione AROP (Associazione riminese oncologia pediatrica), che ha recentemente celebrato i vent’anni di attività. AROP, con il suo impegno costante, ha realizzato un appartamento non distante dall’Infermi per ospitare le famiglie dei bambini ricoverati per oncologia pediatrica affinché lì possano avere la possibilità di sentirsi meno sole, trovando un ambiente accogliente e di supporto.
All’enorme lavoro dei professionisti della sanità e delle realtà solidali si aggiunge anche l’iter di territorializzazione della medicina intorno al quale amministrazione comunale, in sinergia con l’Ausl, stiamo riprogrammando le attività sanitarie. La prossima commissione di mercoledì (26 giugno) sarà dedicata proprio a illustrare lo stato dell’arte del modello di prossimità, inclusi anche gli avanzamenti fatti per le case di comunità, delle strutture che mirano a garantire una copertura sanitaria capillare e di qualità su tutto il territorio, riducendo pressione sugli ospedali o offrendo cure personalizzate e ‘vicine a casa’.
La capacità di attrarre pazienti da altre regioni e di trattenere i residenti è un segno tangibile della qualità delle nostre strutture e dei nostri servizi, corroborati anche dal percorso di rafforzamento della medicina a vocazione territoriale, pilatro di questo processo di ulteriore potenziamento e innovazione della nostra sanità.
Io auspico vivamente che ciascuna regione possa implementare e garantire un livello di assistenza sanitaria adeguata, così da limitare la necessità per gli individui di doversi spostare dalle proprie città per trovare cure migliori o più appropriate. È il cosiddetto fenomeno del nomadismo sanitario, che si abbatte soprattutto sui più fragili. Ma perché sia possibile una maggiore uniformità dei servizi tra i territori, è fondamentale che il Governo centrale prenda un ruolo attivo e deciso nel supportare le amministrazioni regionali, avendo come bussola il concetto di eguaglianza