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a settembre il processo

Avvocato rinviato a giudizio per maltrattamenti e stalking alla moglie

In foto: il tribunale di Rimini
il tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 26 giu 2024 01:48 ~ ultimo agg. 11:04
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E’ stato rinviato a giudizio, con le accuse di maltrattamenti in famiglia, atti persecutori e lesioni nei confronti della moglie, un avvocato del Foro di Rimini. Così ha stabilito il gup del tribunale di Rimini, Raffaele Deflorio, su richiesta del pubblico ministero Davide Ercolani, che ha coordinato l’indagine. Il professionista, 46 anni, dovrà comparire il prossimo 12 settembre davanti al tribunale monocratico per l’inizio del processo. A difenderlo la collega Veronica Magnani.

Diversi gli episodi di presunti maltrattamenti fisici, psicologici ed economici riferiti dalla donna, una 35enne, alle forze dell’ordine tra il 2021 e il 2023. In particolare il marito avrebbe minacciato in più occasioni di buttarla fuori di casa se si fosse rifiutata di sottostare alla sua richieste, imponendole come “prova d’amore” di mettere al mondo un secondo figlio.

Molteplici le aggressioni verbali e le intimidazioni, con il 46enne che le avrebbe fatto trovare le valigie pronte come avvertimento ad abbandonare al più presto la casa coniugale. La donna si sarebbe rifiutata di andarsene in quell’occasione e, stando al suo racconto, il marito l’avrebbe presa a schiaffi e tirato con forza i capelli. Un’altra volta, al culmine di una lite, il professionista avrebbe perso le staffe sferrandole una testata in pieno volto. Tre le aggressioni fisiche denunciate, con la 36enne che è ricorsa alle cure del pronto soccorso di Rimini. In tutte e tre le circostanze fu dimessa con prognosi tra i 7 e i 5 giorni.

La moglie del professionista avrebbe subìto un costante controllo da parte del marito, che monitorava non solo ogni suo spostamento, ma anche le persone che incontrava. Comportamenti che l’hanno indotta persino a chiudersi a chiave in stanza quando in casa era presente anche il marito. Secondo l’accusa, l’obiettivo dell’avvocato era chiaro: indurre la moglie a lasciare l’abitazione coniugale che le era stata assegnata da un provvedimento del tribunale. Maltrattamenti e atti persecutori che, stando a quanto riferito dalla stessa vittima, sarebbero avvenuti anche alla presenza della figlia minore.