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Airbag pericolosi ma mancano i ricambi. Decine di riminesi coinvolti

repertorio

Anche a decine di riminesi in queste settimane sono arrivate le lettere di richiamo di Citroën o DS Automobiles legate al sistema di gonfiaggio degli Airbag prodotti dalla società Takata. “Le sostanze chimiche contenute in questi dispositivi di gonfiaggio potrebbero deteriorarsi nel tempo, esponendo guidatore e passeggero al rischio di rottura del dispositivo di gonfiaggi dell’Airbag con una forza eccessiva in caso di incidente, in grado di provocare gravi lesioni o morte” – riporta la lettera ricevuta dagli automobilisti. Per evitare rischi viene quindi chiesto ai clienti di sospendere immediatamente la guida del veicolo e rivolgersi al più presto a un riparatore autorizzato. Federconsumatori, che in questi giorni ha raccolto numerose segnalazioni, però evidenzia un pericoloso paradosso: i riparatori riferiscono infatti di non essere in possesso del pezzo di ricambio necessario e di non poter quindi effettuare alcun intervento lasciando così agli utenti la scelta tra rientrare a casa con il mezzo difettoso, a proprio rischio e pericolo, o depositarlo presso la concessionaria fino a data da destinarsi. “Una situazione che sta causando danni e disagi a molti cittadini, oltretutto giustamente allarmati all’idea di circolare a bordo di una vettura che rappresenta un rischio per la loro sicurezza” scrive Federconsumatori parlando di “vicenda inverosimile“. Secondo l’associazione è “scorretto e irrispettoso che le aziende non si affrettino a porre rimedio, rendendo disponibile con la massima urgenza il pezzo di ricambio indispensabile per rimette in circolazione, in sicurezza, i veicoli interessati dal richiamo“. Federconsumatori ha chiesto da tempo un incontro con Citroën e DS Automobiles ma finora non ha ottenuto risposte. “Sarebbe doveroso – prosegue l’associazione – provvedere quantomeno al noleggio gratuito di vetture sostitutive o alla rifusione degli eventuali costi sostenuti dall’utente a tal fine“. Federconsumatori si riserva di valutare l’intervento in altre sedi per tutelare i diritti dei cittadini coinvolti, qualora il confronto con le aziende non sia soddisfacente.

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