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la presentazione il 3 giugno

Ritornare all'origine. Nel nuovo libro di don Battaglia uno sguardo di speranza

In foto: la locandina
la locandina
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 30 mag 2024 10:29 ~ ultimo agg. 11:12
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Si intitola “Ritornare all’origine. Uno sguardo di speranza di fronte alla fine della Cristianità” il nuovo libro del riminese don Roberto Battaglia, parroco di San Girolamo, che si pone importanti interrogativi di fronte alle sfide contemporanee del credere. Non è un ricettario di buone pratiche ma un tentativo di ‘agitare’ domande che appassionino l’uomo

Ritornare all’origine (edizioni Cantagalli), sarà presentato lunedì 3 giugno alle ore 21 al Teatro del Seminario di Rimini in una serata con l’economista riminese Stefano Zamagni, Pierluigi Banna (docente di Teologia all’Università Cattolica di Milano) e l’autore.

Un libro per non accontentarsi dell’apparenza, ma – come avverte nella Prefazione il cardinal Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana – a “guardare in profondità, a fissare lo sguardo, a guardare con «compassione» le folle di oggi sempre stanche e sfinite perché senza pastore, per capire il prossimo e il mondo intorno a noi”.

Proponiamo alcuni stralci dell’intervista fatta all’autore da Paolo Guiducci, caporedattore del settimanale Il Ponte che trovate in integrale sul nuovo numero (l’intervista completa).

Don Battaglia, alla base del suo testo si agita una domanda. «È l’umanità che ha abbandonato la Chiesa o è la Chiesa che ha abbandonato l’umanità?».
Spesso si propone una fede che non risponde al problema umano. Nella sua prefazione il card. Zuppi riprende un’affermazione di don Giussani che parla dell’esigenza di essere liberati dalla «paura di vivere». La questione, oggi più che mai, è «come si fa a vivere». Un giovane dell’Alberghiero Malatesta, che non si avvale dell’insegnamento della religione ma era presente con la sua classe in un momento vissuto in riva al mare, osservando l’orizzonte per scoprire un cuore fatto per andare oltre, verso l’infinito, mi ha chiesto: «Prof., ma lei è contento della sua vita?». Il suo sguardo lieto, quando si è sentito rispondere «sì» di schianto, mi ha colpito profondamente perché anni fa non lo avrei detto come ora.
Gli ho raccontato come questo sguardo positivo sulla vita è diventato negli anni un’esperienza sempre più reale per me pur dentro tutti i limiti e le fragilità. Innanzitutto l’umanità che non dobbiamo abbandonare è la nostra: io come quel ragazzo ho bisogno di ciò che fa vivere».

Secondo molti osservatori, oggi siamo in presenza della fine della cristianità. Che equivarrebbe – secondo altri osservatori – alla fine del cristianesimo. Lei che pensa?
È vero, la cristianità è finita, ma il cristianesimo è vivo. Mentre tante strutture in cui riponevamo le nostre sicurezze crollano possiamo ritrovare l’essenziale, sorprendendo nuovi germogli inaspettati. Di recente SettimanaNews.it riportava il dato dei battesimi degli adulti in Francia, in cui la secolarizzazione è molto più avanzata che in Italia: sono stati battezzati 7.135 adulti di cui il 36% fra i 18 e i 25 anni e 5.000 giovani fra gli 11 e i 18 anni. Sono il 31% in più dell’anno scorso e il 120% rispetto ai numeri di dieci anni fa, mentre i battesimi dei bambini si sono dimezzati, da 400.000 a 200.000 in vent’anni.
Alcuni vescovi francesi hanno riconosciuto con lealtà che tutto questo è avvenuto indipendentemente dalle strategie pastorali, per esperienze e incontri inaspettati. Tutto si decide nel lasciarsi sorprendere da come Cristo torna a interpellare il cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo”.