newsrimini.it

La scure del Governo sui comuni: tagli a chi ha più fondi Pnrr

Anche il comune di Rimini si unisce all’allarme lanciato dal presidente dell’Anci Decaro sui nuovi tagli decisi dal Governo per i comuni. Nel mirino, in particolare, finisce il parametro di assegnazione dei tagli che sarebbero misurati in proporzione alle risorse del Pnrr assegnate ad ogni amministrazione alla fine del 2023. In sostanza, la bozza prevede che chi ha più progetti finanziati dal Piano subisce tagli maggiori. Per il 2024 si parla di 250 milioni che arriveranno ad 1,25 miliardi fino al 2028.
Siamo al paradosso – commentano gli assessori Juri Magrini e Roberta Frisoniper cui chi ha più progetti finanziati dal Piano subisce tagli maggiori, come se essere stati in grado di candidare, progettare e avviare cantieri per opere come asili, infrastrutture per la mobilità e il trasporto pubblico, trasformazioni urbane fosse un privilegio e non il frutto di percorsi non sempre semplici, di corse contro il tempo, di un surplus di lavoro da parte di uffici e personale”. Rimini, tra l’altro, è riuscita ad intercettare 113 milioni di risorse. A preoccupare, spiegano gli assessori, anche “le tempistiche tardive di emanazione dei decreti che di fatto impediscono agli enti locali di avere certezze per pianificare investimenti e definire piani di spesa”.
L’auspicio è che la levata di scudi da parte di comuni di ogni colore politico possa portare l’esecutivo a rivedere i suoi piani.

La lettera degli assessori Juri Magrini e Roberta Frisoni

Non possiamo che condividere l’allarme preoccupato del presidente di Anci Antonio Decaro e dei sindaci di tutta Italia (e di diversa appartenenza politica) rispetto alla bozza di decreto attuativo del ministero dell’Economia che dà concretezza ai tagli previsti dalla spending review. Decreto che pare essere la più plastica sintesi del modo di dire ‘oltre l danno, la beffa’. Ai tagli, di per sé sanguinosi, ai trasferimenti ai Comuni si aggiunge la presa in giro di una manovra che colpisce gli enti virtuosi anziché riconoscerne gli sforzi, in una logica di meritocrazia al contrario che ormai in questo Paese sembra diventare prassi.
La linea che pare essere stata presa dal Mef di applicare i tagli in misura proporzionata alle risorse del Pnrr assegnate a ogni amministrazione è priva di ragionevolezza e quanto di più lontano ci si dovrebbe aspettare da un governo che si dice vicino ai cittadini. Siamo al paradosso per cui chi ha più progetti finanziati dal Piano subisce tagli maggiori, come se essere stati in grado di candidare, progettare e avviare cantieri per opere come asili, infrastrutture per la mobilità e il trasporto pubblico, trasformazioni urbane fosse un privilegio e non il frutto di percorsi non sempre semplici, di corse contro il tempo, di un surplus di lavoro da parte di uffici e personale. Una scelta che per altro si paleserebbe in una forma quasi retroattiva, mettendo di fatto i Comuni nella condizione di non riuscire a far funzionare quegli stessi investimenti voluti e realizzati con i fondi Pnrr, non avendo più le risorse ad esempio per assumere gli educatori per i nuovi nidi o per garantire i servizi di trasporto pubblico sul quale sarebbe fondamentale da parte di Roma investire più risorse.   
Rimini, proprio grazie all’impegno profuso, è riuscita ad intercettare oltre 113milioni di risorse per finanziare opere strategiche per lo sviluppo del territorio, dal Parco del Mare al metromare, passando per i tre nuovi asili nido diffusi e può contare ad oggi su un bilancio 1ancora solido e in equilibrio, che ad oggi si fa carico di garantire i pagamenti degli investimenti finanziati con risorse statali che non vengono erogate che si dà dimostrando capace di contenere qualche contraccolpo. Ma non potrà essere così per sempre e soprattutto non è così per tutti i Comuni.
Volendo per altro sorvolare sulle tempistiche tardive di emanazione dei decreti che di fatto impediscono agli enti locali di avere certezze per pianificare investimenti e definire piani di spesa, ad oggi è ancora difficile stimare come la manovra si tradurrà sul bilancio 2024/2026 della nostra Amministrazione. Quello che ad oggi si sa è che i tagli agli enti locali italiani sono definiti in 250 milioni quest’anno, prima tranche di una decurtazione di un miliardo e 250 milioni fino al 2028.
Di certo c’è solo il peso degli altri tagli già stabiliti e fissati dallo Stato: con decreto del 29 marzo scorso il ministero dell’interno di concerto con il Mef ha stabilito il riparto del taglio dei 100 milioni già previsto con precedente legge di bilancio, che nello specifico per il Comune di Rimini è pari a 655mila euro. Il ministero dell’interno ha inoltre già comunicato la riduzione ai trasferimenti statali per passaggio di proprietà in regime di federalismo demaniale di quest’anno pari a 291 mila euro. A questo si aggiunge la restituzione richiesta agli enti locali dei 401 milioni fra ‘fondone’ Covid e ristori specifici di spesa legati alla fase pandemica: per il Comune di Rimini si tratta di restituire in quattro anni oltre 1,4 milioni di euro, già accantonati nell’avanzo di amministrazione vincolato da trasferimenti dell’anno 2023. Numeri che rendono l’idea di come gli enti locali già oggi siano soggetti a quelli che qualcuno in queste ore chiama ‘sacrifici’. 
Auspichiamo quindi che la voce dei sindaci e degli amministratori locali non resti almeno questa volta inascoltata e che il governo torni sui propri passi rivedendo una manovra insostenibile e che potrebbe rappresentare un freno allo sviluppo delle città, e quindi del Paese. 

Exit mobile version