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La lettera dei Vescovi

Cara Europa, ritrova l'anima e la pace

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 9 mag 2024 12:57
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Il 9 maggio è la Giornata, o Festa, dell’Europa. Ricorda la dichiarazione di Robert Schuman, allora ministro degli Esteri francese, rilasciata il 9 maggio 1950, che diede origine al processo di integrazione europea. L’anno successivo infatti veniva firmato il Trattato per la Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca), la prima comunità sovranazionale del continente.

Nel 1957 nasceva invece la Comunità economica europea (Cee), con la quale i sei Paesi fondatori – Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo – di fatto ampliavano la loro collaborazione economica e politica che aveva al fondo un obiettivo prioritario: rinsaldare la pace dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, costruendo legami e reciproci interessi secondo il principio di solidarietà.

Oggi, in questa giornata e alla vigilia delle prossime elezioni europee il presidente della Conferenza Episcopale Italiana Matteo Maria Zuppi e il presidente della Comece Mariano Crociata scrivono una lettere rivolta proprio all’Europa: servono ideali comuni e valori coltivati. Diciamo no a divisioni e nazionalismi.

Cara Unione Europea,

darti del tu è inusuale, ma ci viene naturale perché siamo cresciuti con te. Sei una, sei “l’Europa”, eppure abbracci ben 27 Paesi, con 450 milioni di abitanti, che hanno scelto liberamente di mettersi insieme per formare l’Unione che sei diventata. Che meraviglia! Invece di litigare o ignorarsi, conoscersi e andare d’accordo! Lo sappiamo: non sempre è facile, ma quanto è decisivo, invece di alzare barriere e difese, cancellarle e collaborare. Tu sei la nostra casa, prima casa comune. In questa impariamo a vivere da “Fratelli Tutti”, come ha scritto un tuo figlio i cui genitori andarono fino alla “fine del mondo” per cercare futuro.

Comincia così la lettera che continua con il desiderio che si rafforzi lo spirito europeo, e che l’unione sappia affrontare le sfide del futuro.

La lettera integrale è pubblicato sul sito di Avvenire