La sezione riminese dello SNAMI (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani) attacca di nuovo le scelte dell’Ausl nella gestione delle emergenze per i cittadini. Questa volta a essere contestato è, in particolare, il taglio delle automediche. Tramite il presidente Pietro Pesaresi lo SNAMI puntualizza:
“1) il DM70/2015 ha stabilito che deve esserci un mezzo di soccorso avanzato a leadership medica con medico ed infermiere ogni 60.000 abitanti per non oltre 350km2, e in Romagna siamo ben al di sotto di questo parametro già nel periodo invernale, figurarsi nel periodo estivo .
2) Il taglio dell’automedica di Riccione riduce drasticamente le possibilità di sopravvivenza dei pazienti più critici della zona sud della provincia di Rimini dove la sola ambulanza con infermiere ed autista soccorritore può solo prestare una assistenza iniziale e parziale a questi pazienti, non potendo ovviamente gestire in modo adeguato e farmacologicamente avanzato il paziente, dovendo inoltre attendere più di 17 minuti l’arrivo dell’automedica da Rimini (ammesso che sia nel caso disponibile).
3) E’ stato dichiarato dal DG Carradori che questo taglio si era reso necessario per mancanza di Medici dell’Emergenza Territoriale: e allora perché da più di un anno non vengono istituiti in Romagna i corsi di formazione per Medici abilitanti a questo servizio predisposto a livello regionale?
Perché tagliare il servizio del 118 che risulta essere uno dei meno costosi ed a più alta efficienza?
Applicare la media matematica statistica degli interventi per valutare l’opportunità del mantenimento di un servizio di emergenza è una pericolosa distorsione della realtà, sarebbe come eliminare i vigili del fuoco dall’aeroporto di Miramare perché gli aerei (per fortuna) cadono molto di rado..
4) Appare quantomeno strano che si sia “largheggiato” nei CAU, dedicati a piccole necessità contingenti della popolazione (senza peraltro aver sgravato minimamente i PS che sono congestionati esattamente come prima) e si voglia invece persistere in questa assurda gara a ridurre i presidi delle vere emergenze territoriali a gestione medica”.