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il clan dei Casalesi

Il boss Schiavone diventa collaboratore. Croatti: può chiarire legami con la Riviera

In foto: il boss Schiavone
il boss Schiavone
di Redazione   
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gio 4 apr 2024 11:11 ~ ultimo agg. 11:18
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E’ di qualche giorno fa la notizia che Francesco Schiavone, noto come Sandokan, capo indiscusso del clan dei Casalesi, dopo 26 anni di carcere ha deciso di collaborare con la giustizia. Per il senatore riminese del Movimento 5 Stelle Marco Croatti, una svolta che può avere sviluppi anche nella conoscenza delle infiltrazioni malavitose in Riviera.

Le tante inchieste giudiziarie condotte negli anni nel nostro territorio hanno dimostrato come da decenni la criminalità organizzata si infiltri nell’economia del nostro territorio: nella filiera turistica, nel comparto delle pubbliche commesse, nel mercato immobiliare. Le mafie sono radicate sul territorio e le indagini, le incriminazioni e le confische che in questi anni si sono verificate devono indicare a tutte le Istituzioni che la guardia non deve mai essere abbassata, anche quando operazioni efficaci compiute dalle prefetture, dalle forze dell’ordine e dalla direzione investigativa antimafia sembrano aver sradicato definitivamente i tentacoli della criminalità. Nel silenzio le mafie continuano a muoversi e a insinuarsi subdolamente, come ci indicano le nuove operazioni di indagine che continuano ad attivarsi, ed è fondamentale che il livello di attenzione rimanga altissimo. Tra le ramificazioni di queste organizzazioni criminali in Riviera è comparso in questi anni anche il potente clan dei casalesi di cui Francesco Schiavone, che da qualche settimana ha deciso di collaborare con la giustizia, è stato un potente boss”.

Proprio in queste ore sono state depositate le prime dichiarazioni rese da Schiavone ai magistrati della Dda di Napoli e della Direzione Nazionale Antimafia e “al fine di rendere più forti ed efficaci gli anticorpi contro l’illegalità del nostro territorio – conclude Croatti – sarebbe importante che il boss dei casalesi spiegasse anche eventuali rapporti, legami, collusioni del mondo imprenditoriale e politico che potrebbero aver consentito al cartello camorristico casertano di allungare i tentacoli sulla nostra Riviera”.