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Badia del Vento. Per il comitato un progetto “insostenibile”

Impianto eolico

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Nei giorni scorsi la Regione Toscana ha rinviato a data da destinarsi la conferenza dei servizi sul progetto Badia del Vento che prevede il posizionamento di 7 pale eoliche in territorio toscano ma a pochi metri col confine del comune di Casteldelci in Alta Valmarecchia. Un progetto fortemente contestato dallo stesso comune, dalla Regione Emilia Romagna e dalla provincia di Rimini ma che finora la Toscana ha sempre sostenuto. A battersi contro le pale in Alta Valmarecchia è il comitato Appennino Sostenibile che definisce il progetto assolutamente insostenibile per le aree naturali protette. “E allora viene da chiedersi che cosa va ancora detto e che cosa va ancora dimostrato per far sì che il buon senso possa guidare la scelta della Regione Toscana?” si legge nella nota del comitato.


La nota

La Regione Toscana ha rinviato a data da destinarsi la conferenza dei servizi che si doveva tenere il 18 aprile 2024 per l’impianto eolico industriale “Badia del Vento” che dovrebbe sorgere in alta Valtiberina al confine con la Romagna. Le motivazioni non sono state chiarite nello scarno comunicato pubblicato sul sito della Regione Toscana, ma nel frattempo erano arrivate ulteriori osservazioni e contributi tecnici che evidenziano l’insostenibilità di impianti eolici di proporzioni enormi sui fragili crinali dell’alta Valmarecchia e Valtiberina.
Insostenibile per le aree naturali protette: a dirlo è la stessa Direzione della tutela dell’ambiente della Regione Toscana che conclude il proprio contributo istruttorio evidenziando che persistono <<elementi di dubbio sull’assenza di incidenze negative significative sull’integrità dei Siti Natura 2000 … e su specie di interesse per la conservazione caratterizzanti …>>. Dello stesso parere anche il Parco interregionale del Sasso Simone e Simoncello, che evidenzia <<gli impatti e le incidenze quantomeno significative del progetto… considerato che l’area dell’impianto, per le sue caratteristiche strutturali, è frequentata per alimentazione da individui di Aquila reale, Biancone, Falco pecchiaiolo, Albanella minore…oltre che da Chirotteri…>>.
Insostenibile per la Regione Emilia Romagna che conclude il proprio contributo istruttorio confermando il parere non favorevole poiché: <<i) non vengono superate le criticità in merito alla coerenza con gli strumenti di pianificazione territoriale regionale e l’idoneità delle aree per l’installazione di impianti eolici; ii) permane una significativa interferenza con il profilo del crinale, dei coni visuali e dei punti di vista; iii) risultano potenziali effetti negativi e significativi del progetto sulle componenti ambientali (paesaggio, avifauna, chirotterofauna e rumore)>>.
Insostenibile per la provincia di Rimini che ancora una volta evidenzia come <<il progetto proposto altera negativamente e irrimediabilmente l’assetto paesaggistico, naturalistico e geomorfologico>> così come per per la provincia di Forlì e Cesena che per analoghe motivazioni ribadisce il parere di incompatibilità.
Insostenibile per il Ministero dei Beni culturali che attraverso le due soprintendenze Romagnola e Toscana, hanno confermano in più sedute i propri giudizi di incompatibilità rispetto le ragioni di tutela dei beni monumentali e del paesaggio nel conteso di altissimo pregio dell’alta Valmarecchia e della Valtiberina.
Insostenibile per l’unione dei Comuni della Valmarecchia che in una dettagliata nota richiama l’inadeguatezza del progetto <<sia all’esito della disamina della normativa sulle aree idonee/non idonee, sia soprattutto per la conclamata vulnerabilità del sito, ricompreso in zona di dissesto idrogeologico e di frane attive e quiescenti … e pertanto oggettivamente inadatto ad accogliere infrastrutture imponenti e pesanti >>. Insostenibile e incompatibile <<con le risorse naturalistiche, paesaggistiche e storico-artistiche del luogo, ed in particolare del territorio dei Comuni riminesi (Casteldelci a pochi metri, ma anche Pennabilli e Sant’Agata Feltria) che da anni e con enormi sforzi, stanno investendo sulla valorizzazione e preservazione di queste ricchezze per lo sviluppo anche turistico dei territori e la tenuta della comunità>>.
Insostenibile per il Comune di Casteldelci che nel proprio contributo evidenzia ancora una volta <<il rischio di dissesto idrogeologico per via dell’installazione degli aerogeneratori in zone prospicenti dissesti>> richiamando l’alluvione di maggio 2023 dove sono stati registrati ben 113 movimenti franosi considerando solamente alcuni dei comuni più vicini alle zone in cui è prevista l’installazione di “Badia del Vento” e per questo invoca il principio di precazione coinvolgendo addirittura il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Insostenibile dal punto di vista tecnico-legale, come ben evidenziato da esperti dello studio Legale Boldrini di Rimini, incaricato dal Comune di Casteldelci, che fornisce un lungo e dettagliato resoconto sulla normativa vigente e sulla giurisprudenza in materia, evidenziando i molteplici profili di illegittimità di “Badia del Vento” anche in relazione allo studio sulla ventosità che è stato secretato dalla Regione Toscana dietro richiesta del Proponente.
Insostenibile per le principali Associazioni ambientaliste, culturali, di tutela del paesaggio che hanno pubblicato molteplici osservazioni. Insostenibile per il mondo politico bipartisan, per la Confcommercio e per l’Associazione albergatori di Rimini, per il mondo della cultura e dell’università che si sono ripetutamente spesi in comunicati stampa e in lettere aperte alle istituzioni.
E allora viene da chiedersi che cosa va ancora detto e che cosa va ancora dimostrato per far sì che il buon senso possa guidare la scelta della Regione Toscana? Si deciderà di sventrare le montagne da crateri destinati a fondazioni imponenti di cemento armato sulle quali far svettare quei grattacieli d’acciaio funzionali a produrre milioni di euro di incentivi ed energia che ciecamente e ostinatamente si vuole chiamare “pulita”? Oppure si deciderà di adottare i principi di salvaguardia degli ecosistemi e delle ragioni identitarie di luoghi così preziosi per quanto fragili? Alla Regione Toscana le nostre “magnifiche sorti e progressive”.

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