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Feste di fine anno: molti rischi concentrati in pochi eventi. Una riflessione

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E’ evidente che incentivare i consumi è uno dei pilastri dell’economia. E’ altresì evidente, che l’implemento degli stessi non può giustificare l’assuefazione dei rischi.
Evito volutamente di disquisire sui “botti” illegali di fine anno, sui morti e feriti che provocano di sovente, in questi casi, la stupidità è tale, che non merita neppure l’analisi di un articolo. Desidero invece soffermare l’attenzione dei lettori sugli eventi di massa, che appaiono per me, a volte incomprensibili: quale motivazione può spingere tante persone a sostenere scomodità e disagi, per assieparsi come sardine marinate in contesti non di rado assai rischiosi ?
E’ abbastanza preoccupante vedere enormi masse umane transennate come greggi in una obbligata transumanza, verosimilmente esposte a rischi, dove basta poco per fomentare il panico, che in infinitesimali istanti, potrebbe assume totale incontrollabilità (vedi piazza San Carlo a Torino nel 2017, alcuni morti ed oltre 1600 feriti). E’ abbastanza malinconico, vedere enormi masse umane disposte a sostenere costi e rischi, presumibilmente compensati da qualche “selfie”, inviato ad amici, non sempre interessati, ma di sovente accondiscendenti per educazione o cortigianeria.
La canalizzazione delle genti è un fenomeno arcaico, basato su necessità ancestrali, ancora oggi, copre diversi ambiti sociali, dalle vacanze allo sport, dagli spettacoli alla politica. La società si evolve, migliora esponenzialmente la cultura, aumenta la scolarizzazione, permane la facilità di raggruppare enormi gruppi di persone, peraltro, raramente in pregevoli contestazioni sociali a favore della sanità, l’istruzione, l’assistenza, la previdenza, la sicurezza, la lotta alle diseguaglianze; di converso, si raggruppano per eventi effimeri, di carattere prettamente commerciale, nei quali sarebbe auspicabile contingentare i numeri, spalmandoli su più spettacoli, aumenterebbero i costi, ma si ridurrebbero i rischi. Di certo, quasi sempre gli eventi sono graditi, coprono dei bisogni, lo sentenziò circa duemila anni or sono Giovenale, sintetizzando magistralmente in due parole, taglienti come la katana di un Samurai : “panem et circenses”.
CARLO ALBERTO PARI

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