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Monta la protesta

Riforma sanità. Guardia medica sul piede di guerra: minaccia dimissioni di massa

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 20 dic 2023 12:06 ~ ultimo agg. 21 dic 11:59
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I medici della continuità assistenziale, ex Guardia Medica, sono sul piede di guerra contro la riforma dell’emergenza/urgenza varata dalla Regione. In una lettera firmata da 160 professionisti delle tre province romagnole, si minacciano le dimissioni di massa. Nel mirino finisce la prevista soppressione delle centrali provinciali telefoniche di risposta medica, dedicate alla consulenza telefonica con l’introduzione di una centrale unica con un operatore “laico” (quindi non sanitario). Quest’ultimo, si legge nella lettera, “quindi si limiterà semplicemente a trasferire la telefonata al medico locale delle visite domiciliari. Quest’ultimo sarà costretto necessariamente a svolgere una doppia funzione: quella della consulenza telefonica, non più erogata dalla centrale, e quella della visita domiciliare“. Tutte modifiche che secondo i medici di guardia medica hanno lo scopo di liberare risorse umane ed economiche da impiegare nei CAU, Centri di Assistenza e Urgenza. “Gran parte di essi – si legge – saranno delle semplici riconversioni dei Punti di Primo Intervento già esistenti, i quali lavorano già con codici di gravità superiore. I medici che ci lavoreranno saranno quelli dell’attuale Guardia Medica, che non sono in possesso di una formazione adeguata al servizio che l’Azienda vorrebbe erogare“. I medici ricordano anche “quello che è successo pochi giorni fa al CAU di Budrio, dove un paziente è deceduto a causa di un problema cardiaco. Evento drammatico che potrebbe ripetersi a causa non solo della confusione generata dalla distorta denominazione dei CAU (ricordiamo: Centro di Assistenza e Urgenza), ma soprattutto perché i CAU, introdotti in maniera così rapida e caotica, in alcuni territori hanno sostituito il ProntoSoccorso e un esempio ne è proprio Budrio.”

I firmatari della lettera chiedono quindi un passo indietro, altrimenti arriveranno le dimissioni: ” Non possiamo essere partecipi e responsabili della lenta eutanasia del Servizio per cui lavoriamo, già messo in difficoltà dai numerosi tagli alla Sanità, a causa dei quali il numero dei medici attuali in servizio è già al di sotto del rapporto ottimale stabilito per legge. Se verranno soppresse sia le centrali operative mediche dedicate sia l’attuale Servizio di Continuità Assistenziale, non riusciremo più a garantire, con la nuova riorganizzazione e smantellamento proposto dall’AUSL, la corretta presa in carico dei pazienti in maniera tempestiva ed efficace“.