L’indagine per l’omicidio di Pierina Paganelli ruota attorno all’audio registrato da una telecamera che un condomino ha posizionato all’interno del proprio box auto per proteggersi da eventuali furti. Quella telecamera, che ha un sistema di registrazione suoni costante, non ha ovviamente ripreso il momento dell’aggressione essendo puntata all’interno, ma ha memorizzato tutti i suoni che ci sono stati prima, durante e dopo l’accoltellamento della 78enne, permettendo così agli investigatori della Squadra Mobile di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Paci, di ricostruire nel dettaglio le varie fasi dell’aggressione.
Nello studio dell’avvocato Mario Scarpa del foro di Rimini, noi di Icaro abbiamo ascoltato il prezioso file audio, non la versione “ripulita” su cui stanno lavorando gli inquirenti, ma quella grezza, dalla quale però emergono ugualmente alcuni importanti elementi. Si sente l’auto di Pierina, intorno alle 22.10, scendere nei garage sotterranei di via del Ciclamino 31. I rumori delle ruote che attraversano le grate sul pavimento sono costanti e raccontano l’avvicinamento della vettura al proprio box. Poi Pierina scende dall’auto, apre la porta basculante del garage, parcheggia all’interno intrattenendosi alcuni minuti e la richiude. A quel punto si avvia verso la prima delle due porte tagliafuoco che portano all’ascensore ed è in quel momento che si avverte un leggero brusio, quello che sembra essere un “ciao” pronunciato dall’assassino. Subito dopo iniziano le urla strazianti, che sono sette, tutte in sequenza e in crescendo. Le ultime tre sono più ovattate, forse perché la donna, nel tentativo di fuggire, apre la prima porta tagliafuoco che poi si richiude alle sue spalle. L’assassino, che verosimilmente la raggiunge, infierirà con oltre 15 coltellate. E’ una dinamica suffragata dall’intensità delle prime urla che poi diventano più lontane quando la donna si trova già dietro una delle porte. Dal file audio, prima della sequenza di fendenti, Pierina pare pronunciare qualche parola, forse un “oh no”, perché – è un’ipotesi al vaglio degli inquirenti – il suo aggressore l’avrebbe attesa nell’area di manovra ed è lì che avrebbe estratto l’arma.
La telecamera, inoltre, registra dopo qualche minuto anche l’arrivo di un’altra vettura di un condomino che però nulla avrebbe a che fare con il delitto. Infatti va considerato che l’area garage sotterranea è molto ampia e si articola in più rami, ognuno di questi con una differente porta d’accesso che conduce ad una diversa scala interna (sono otto in tutto). Per cui, chi è sceso in garage dopo l’omicidio, sarebbe salito nel proprio appartamento da un’altra scala senza vedere né sentire nulla.