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Amnesty International Italia e AOI chiedono la fine della violenza

Mercoledì  25 ottobre, presso la sala Cristallo dell’Hotel Nazionale a Roma, Amnesty International Italia e l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (AOI) hanno lanciato un appello congiunto al governo e alle istituzioni italiane per porre al centro dell’azione politica il rispetto dei diritti umani e della vita delle popolazioni civili, in risposta all’attuale escalation di violenza in Israele e in Palestina.

Le due associazioni, insieme ad altre organizzazioni della società civile, hanno unito le loro voci per chiedere alle istituzioni italiane, all’Unione europea e alla comunità internazionale, di affrontare con urgenza la crisi umanitaria a Gaza e le violazioni dei diritti umani.

Il governo Israeliano deve porre fine all’assedio totale della Striscia di Gaza e garantire l’accesso ai beni essenziali e agli aiuti umanitari destinati alla popolazione civile nella Striscia. Hamas deve rilasciare gli ostaggi israeliani.

Si chiede al governo italiano di promuovere il rispetto del diritto internazionale umanitario, astenendosi dal fornire armi a qualsiasi parte coinvolta nel conflitto e sostenendo pubblicamente l’operato della Corte penale internazionale nelle indagini sui crimini commessi nella regione.

Durante l’incontro, sono state condivise testimonianze dirette da Gaza e sono stati annunciati gli appuntamenti di mobilitazione congiunta dei prossimi giorni, con l’obiettivo di mettere al centro del dibattito i temi del diritto umanitario.

Hanno preso la parola, tra gli altri, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, Silvia Stilli, presidente di AOI, operatori umanitari come Yousef Hamdouna, la presidente di Assopace Palestina, Luisa Morgantini, e Maurizio Simoncelli della Rete Pace e Disarmo e della coalizione “Assisi Pace Giusta”.

“Da oltre tre settimane stiamo assistendo a uno scempio del diritto internazionale umanitario, con crimini di guerra commessi da entrambe le parti in conflitto contro le popolazioni civili avverse. È evidente che se non saranno affrontare le cause di fondo, altre generazioni cresceranno tra paura e desiderio di vendetta. L’Unione europea che, finora, ha applicato i consueti doppi standard manifestando solidarietà incondizionata a Israele senza condannarne i crimini commessi a Gaza e relegando i diritti dei palestinesi a una questione meramente umanitaria, deve decidere da che parte stare: pro o contro il diritto internazionale” ha dichiarato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.

“Il conflitto israelo-palestinese non ha avuto inizio con la strage del 7 ottobre a firma Hamas: sono più di 50 anni di guerra e occupazioni militari, da 17 Gaza è sotto assedio. È l’ora di cessare il fuoco e di rispettare il diritto umanitario internazionale. A Gaza si contano 5.791 morti, di cui 2.360 minori, 1500 dispersi (870 minori) e 1 milione e 400.000 sfollati. Manca tutto quel che serve alla sopravvivenza: cibo, acqua, beni essenziali e salvavita, energia elettrica, carburante ed équipe mediche. L’evacuazione forzata da Israele nel sud di Gaza è impraticabile e insostenibile. Come organizzazioni umanitarie chiediamo che la priorità per il nostro governo, le leadership europee e mondiali sia la protezione della popolazione civile e il rispetto dei diritti umani” ha dichiarato Silvia Stilli, presidente di AOI.

Appello al governo italiano sul conflitto in corso in Israele e Territori palestinesi occupati

L’attuale escalation di violenza in Israele e in Palestina è senza precedenti. Sono già migliaia le vittime civili da entrambe le parti e la situazione umanitaria è drammatica.

Condanniamo inequivocabilmente gli attacchi perpetrati da Hamas in Israele: i crimini di guerra compiuti da Hamas e altri gruppi armati, le uccisioni sommarie di civili, i rapimenti e il lancio indiscriminato di razzi verso Israele non sono giustificabili in nessuna circostanza.

Allo stesso tempo, nella Striscia di Gaza, stiamo assistendo a una delle più disperate crisi umanitarie, che sta colpendo più di 2,2 milioni di persone, che già erano sottoposte al blocco illegale da parte di Israele, iniziato nel 2007. Il 9 ottobre, le autorità israeliane hanno annunciato l’assedio totale di Gaza, bloccando l’ingresso di cibo, carburante e assistenza umanitaria e interrompendo la fornitura di acqua ed elettricità, nel mezzo di una massiccia campagna di bombardamenti.

Successivamente, il 13 ottobre, l’esercito israeliano ha ordinato l’evacuazione della parte nord e centrale della Striscia e di Gaza City, verso sud – un ordine che può essere considerato alla stregua di un trasferimento forzato della popolazione civile e che costituisce una violazione del diritto internazionale umanitario. Inoltre, Israele ha ordinato anche l’evacuazione dei 24 ospedali – una richiesta inaccettabile, che ha messo in pericolo i civili e in particolare i più fragili, come donne incinte, bambini, disabili e malati – e, come dimostrato da alcuni video verificati da Amnesty International su un attacco che ha provocato vittime civili lungo la strada Salah-Al Deen, non ha garantito la sicurezza delle vie di fuga indicate per andare verso sud. Ciò dimostra ancora una volta come i civili di Gaza non siano al sicuro in nessun luogo.

Questa crisi umanitaria avrà conseguenze su larga scala. I gruppi armati palestinesi di Hamas hanno commesso crimini di guerra e i responsabili devono essere assicurati alla giustizia, ma la punizione non può e non deve essere estesa collettivamente a tutti i civili di Gaza.

Secondo i dati ufficiali al 24 ottobre, dal 7 ottobre sarebbero state uccise almeno 1402 persone in Israele e 5.791 (di cui 2.360 minori) persone nella Striscia di Gaza, mentre i feriti ammonterebbero a circa 5.445 in Israele e a 16.297 nella Striscia di Gaza. Inoltre – anche se meno noto a livello mediatico – nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est, sarebbero stati uccisi almeno 95 palestinesi e 1.738 persone sarebbero state ferite da forze israeliane e coloni. Molte di queste vittime sono – ancora una volta – civili. A questi numeri vanno aggiunti i 23 giornaliste e giornalisti che sono morti nello svolgimento del proprio lavoro. Ed è proprio pensando anche a loro che è necessario che il conflitto in corso venga raccontato attraverso notizie verificate, con l’utilizzo di un linguaggio corretto che non alimenti odio, antisemitismo o islamofobia.

Questa crisi non è scoppiata all’improvviso. Israele ha una lunga storia di crimini di guerra e crimini contro l’umanità, tra cui l’imposizione impune per decenni di un sistema di oppressione e discriminazione che Amnesty International, Human Rights Watch e B’Tselem hanno sostenuto essere un regime di apartheid. Anche le numerose violazioni e crimini di guerra commessi dai gruppi armati e dalle forze di sicurezza palestinesi sono rimasti impuniti. Il pervasivo clima di impunità ha minato la fiducia nelle regole e nei principi del diritto internazionale, in primo luogo nell’umanità, come dimostrato dalla violenza senza precedenti contro i civili in Israele e dagli attacchi implacabili che hanno annientato intere famiglie a Gaza. La società civile ha il dovere di rimettere al centro della discussione l’importanza del diritto internazionale e la necessità di alzare la voce per difendere la dignità ed i diritti umani di tutte le persone coinvolte nel conflitto.

Pertanto, per dare una risposta a questa grave crisi, chiediamo a gran voce al governo italiano di:

È urgente e necessaria un’azione da parte dell’Italia, dell’Unione europea e della comunità internazionale tutta per chiedere il rispetto senza eccezioni dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario.

Appello promosso da Amnesty International Italia e AOI – Cooperazione e solidarietà internazionale firmato da:

ACS, Action Aid, Acli di Arese, AIDOS, Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico, ARCI, ARCS Arci Culture Solidali APS, Articolo 21, AssisiPaceGiusta , Associazione di Amicizia Italo-Palestinese, ASSOCIAZIONE CULTURALE LIGURIA-PALESTINA, Associazione per il rinnovamento della sinistra, Assopace Palestina, Casa dei diritti sociali Odv, Casa per la Pace Modena – Odv, CGIL Roma Lazio, CISP, CISS, COCIS – Coordinamento delle Organizzazioni non governative per la cooperazione allo sviluppo, Comunità Solidali nel Mondo, Consorzio delle Ong Piemontesi ETS, COSPE, CRIC – Centro Regionale d’Intervento per la Cooperazione ETS, FNSI – Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Donne in nero contro la guerra, EducAid, Focsiv, Fondazione dei diritti umani, Fondazione ACRA, ISCOS, Ipri – Istituto italiano ricerca per la pace rete corpi civili di pace, Laici comboniani, Comunità la Zanzara, LƏA laboratorio ebraico antirazzista, Libertà e Giustizia, MAIS ong, Piattaforma delle Ong-OSC in Medio Oriente e Mediterraneo, Porti Aperti e permesso di soggiorno per tutte e tutti, Progettomondo, Purple Square, Razzismo Brutta Storia, Refugees Welcome Italia, ResQ People saving People, Rete italiana pace e disarmo, Rete No bavaglio, Terra Nuova – centro per la Solidarietà e la Cooperazione tra i Popoli, Terre des Hommes Italia, UISP Aps, Un ponte per, Yaku, Vento di Terra, VIS – Volontariato Internazionale per lo Sviluppo, Vite in Transito

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