In redazione ci arriva la storia di Silvia, ragazza affetta da una patologia invalidante, che ci racconta come il suo desiderio di lavorare si sia sempre scontrato con la resistenza delle aziende, nonostante il suo impegno. E di come sia stata la cooperativa sociale Ondanomala, che si occupa della gestione delle spiagge libere a Rimini, l’unica realtà a darle una reale opportunità.
Mi chiamo Silvia Fratti e sono una ragazza di 37 anni, residente a Santarcangelo di Romagna, iscritta al collocamento mirato con invalidità del 50%.
Sono due anni che tento di inserirmi nelle aziende tramite offerte di lavoro come: “Addetta pulizie cat. Protette”, mi fanno fare la visita medica per accertare la categoria protetta, ma nonostante l’idoneità con limitazioni datami dal medico; le aziende dopo vari periodi di prova alla fine non mi assumono mai.
Nonostante io arrivi sempre in anticipo, non prendo quasi mai permessi e porto sempre a termine il mio lavoro nei migliori dei modi, loro non mi assumono perché ho dei problemi.
Ma se sono categoria protetta già sai che ho delle limitazioni non potrò mai dare il 100% che da una persona sana, ma loro non mi licenziano, aspettano che sia io a dare le dimissioni perché non hanno la giusta motivazione per licenziarmi.
Io mi sono informata alla camera del lavoro e mi è stato detto che solo il medico del lavoro può dire che non sono più idonea per quel tipo di lavoro, cosa che fin ora non è successa.
Le uniche persone che mi hanno sempre dato un lavoro e che solo grazie a loro sono riuscita ad entrare nel mondo del lavoro sono i miei soci e colleghi della “Cooperativa Sociale Onluns Ondanomala”.
Nonostante io spesso non riesca a lavorare per via del caldo eccessivo, o mi prendo un giorno recuperando le mie ore il giorno dopo mi sono sentita dire: “ma noi sappiamo che tu hai dei problemi, ma siamo umani e diamo una possibilità a tutti!”
Ora mi chiedo: se queste persone hanno saputo vedere in me un’ottima lavoratrice nonostante i miei problemi fisici, perché nelle altre aziende dopo un anno o massimo quattro mesi di prova, alla fine non mi assumono, ma mi sento dire che nonostante tutto io ho fatto un buon lavoro?La mia unica speranza di lavoro certa per ora è fare la stagione al mare con la Cooperativa Ondanomala, ma anche li ogni anno fino alla fine non so se mai se il lavoro ci sarà.
E nonostante io sia limitata sul lavoro, però la buona volontà non mi manca e so per certo di avere lo stesso diritto di ogni essere umano di avere un posto fisso e uno stipendio fisso su cui poter contare.
Cosa che fin ora purtroppo non è successa.
Io sono affetta da fibromialgia e questa malattia è invalidante, ma nonostante tutto io lavoro lo stesso perciò mi chiedo: “è giusto non darmi un lavoro a tempo indeterminato solo perché ho una patologia autoimmune che mi rovina ogni giorno sempre di più la vita?”
Io non credo perché oltre che a non riuscire ad ottenere un lavoro sicuro, non ho nemmeno un aiuto economico da parte dello stato perché la fibromialgia non è riconosciuta come malattia invalidante.
Per ciò io chiedo a chiunque incontri persone come me sui posti di lavoro di non giudicarci subito per le nostre difficoltà, ma che osservino il modo in cui ci impegniamo nonostante tutto e che ci diano un posto di lavoro perché noi come tutte le persone senza un lavoro come facciamo a vivere?
Silvia Fratti