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Tenta di avvelenare il marito con il topicida, 46enne fermata per tentato omicidio

repertorio

La Squadra Mobile di Rimini, diretta dal vice questore aggiunto Dario Virgili, al termine di una serrata attività di indagine coordinata dal sostituto procuratore riminese Paolo Gengarelli, ha eseguito nei confronti di una donna di 46 anni, di origine moldava, sospettata di tentato omicidio nei confronti del coniuge, un professionista albanese di 54 anni, il fermo disposto dall’autorità giudiziaria.

L’attività investigativa, iniziata circa sei mesi fa e svolta dal personale della Sezione specializzata nel contrasto ai reati contro le “fasce deboli” della Squadra Mobile di Rimini, è partita dalla segnalazione pervenuta lo scorso gennaio dal reparto di Medicina interna dell’Ospedale Infermi di Rimini poiché il 54enne, dal luglio 2022, era stato più volte ricoverato per lancinanti dolori addominali a seguito di numerosi accessi al pronto soccorso. In tutte le occasioni aveva manifestato sintomi compatibili con un avvelenamento da topicida. Successivi esami clinici condotti sul paziente, anche per mezzo dell’istituto di medicina legale dell’Università di Padova, accertavano la positività ematica dell’uomo ai principi attivi del Bromadiolone e Coumatetralyl, contenuti appunto nei topicidi, che dimostravano l’assunzione esogena delle stesse sostanze e ne escludevano contestualmente la natura patologica.

I primi importanti riscontri di natura probatoria nei confronti della donna sono stati acquisiti quando il marito veniva messo per la prima volta di fronte alla realtà dei fatti e gli veniva palesato come le cause dei suoi malori fossero senz’altro riconducibili all’assunzione per via orale di sostanze velenose presenti unicamente nei topicidi. Escludendo fin da subito una assunzione volontaria, il coniuge giungeva in breve tempo alla conclusione che l’unica persona che avrebbe potuto aggiungere sostanze velenose alle pietanze che mangiava era solo la moglie. Dalla successiva perquisizione nel loro appartamento di Rimini, i poliziotti hanno rinvenuto e sequestrato in un cassetto dell’armadio della camera da letto della coppia, sotto la biancheria intima della donna, una siringa contenente una sostanza ignota di colore rossastro.

La consulenza tecnica sul liquido, disposta dalla Procura, ha riscontrato la presenza del principio attivo Bromadiolone, verosimilmente reso di tale tinta a mezzo di un colorante. La sostanza velenosa, come detto presente unicamente nei topicidi, ha costituito fin da subito il principale tra i gravi indizi di colpevolezza raccolti nei confronti della moglie. Questi, uniti al pericolo di fuga, trattandosi di una cittadina di origini straniere che spesso fa rientro in patria, hanno convinto l’autorità giudiziaria a disporre il fermo della 46enne (difesa dall’avvocato Luca Greco), che è stata condotta nel carcere femminile di Forlì in attesa dell’udienza di convalida che si è tenuta ieri (sabato). Il gip ha convalidato il fermo e disposto gli arresti domiciliari nell’abitazione della madre dell’indagata, con l’attivazione del braccialetto elettronico.

Le indagini della Mobile però sono tutt’altro che concluse. Il telefonino della donna è stato sequestrato e ora verrà setacciato dagli esperti informatici incaricati dalla Procura. In particolare verrà analizzata la cronologia delle ricerche effettuate dalla donna sui vari motori di ricerca. Il movente all’origine del tentato omicidio potrebbe essere passionale. Il sospetto degli investigatori, infatti, è che la donna avesse in corso una relazione extraconiugale con un altro uomo in Moldavia e, per questo, abbia più volte cercato di uccidere il marito. Il marito avrebbe anche ammesso l’esistenza di un rapporto conflittuale con la moglie, sfociato negli anni passati in una separazione, momentaneamente interrotta nell’interesse del figlio minore.

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