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Passa in Finale Regionale, ma si ritira. L’esperienza di Mery Mulazzani a Miss Italia

Mery Mulazzani sul set di Miss Italia

Mery Mulazzani racconta la sua esperienza alle selezioni di Miss Italia. Mery, che da due anni affianca (insieme a Ilaria Giorgi e Gaia Panzeri) Roberto Bonfantini nella conduzione della trasmissione di Icaro TV “Calcio.Basket”, ha superato la prima selezione, qualificandosi alla Finale Regionale, ma ha deciso di non andare avanti nel percorso verso la Finale Nazionale.

“In risposta ad alcune polemiche, la patrona di Miss Italia, Patrizia Mirigliani, nei giorni scorsi ha rivendicato il valore del concorso, dicendo “ha fatto cose bellissime per il mondo delle donne, ha fatto cambiamenti, è inclusivo, ha trasmesso valori‘ – concludendo, in risposta alla critica, con – “dopo lunghe riflessioni, citerei sicuramente la frase di Dostoevskij: “La bellezza salverà il mondo”, poiché è ricorrente. Inoltre, vorrei affermare che da ben 84 anni, attraverso il concorso, esiste una cultura della bellezza, della moda e dell’identità’’. Mi aggancio con un focus diretto, portando la mia esperienza di giovane donna ed aspirante Miss in merito al mio debutto sul palco di San Marino, al campo Bruno Reffi del 17 luglio scorso. Appellandomi proprio al regolamento più volte citato, il preambolo non consiste in una libera polemica ma fa riferimento a fatti realmente accaduti.

Incerta e poco informata in merito a quella che avrebbe potuto essere la mia esperienza alla selezione, in quanto avevo superato unicamente il primo casting, sono giunta sui colli sammarinesi con il batticuore, aspettandomi probabilmente un’esperienza unica nel suo genere. Ciò nonostante, al di là della preparazione di noi candidate: giovani ragazze pronte a metterci in gioco, ognuna con i propri motivi egualmente validi, aspettavo ansiosa il momento del secondo casting, che mi avrebbe dato accesso alla selezione della serata stessa. Casting che non è mai avvenuto, nonostante le quasi due ore di ritardo accumulate. In automatico, ho iniziato a svolgere la ‘’preparazione’’ alla serata assieme alle altre aspiranti Miss, ragazze già elette nelle date precedenti, dunque con già nel curriculum una fascia meritatamente vinta.

Le prove sono durate un’oretta, scaglionata fra arrivi e comunicazioni in merito alle adesioni, nonostante dovessimo preparare la sigla, i balletti e qualche prova di passerella, con il brio espresso e diffuso che, durante il corso della serata, sarebbero state messe alla prova anche le nostre capacità. Il tutto ha ottenuto un risultato disordinato, in cui né io né le mie compagne siamo riuscite a preparare davvero neanche una delle tante prove. Ma l’aspettativa di riuscire ad emergere, attraverso le mie parole, mostrando quella che sono, ha bilanciato l’ansia prestazionale aggravata dalla disorganizzazione.

Non critico nessun organizzatore: collaborando in ambito televisivo al fianco di Roberto Bonfantini ormai da due stagioni ho iniziato a comprendere che ci possono sempre essere degli inconvenienti tecnici da superare. Ciò nonostante, e mi duole citare proprio le frasi della Signora Mirigliani, si tratta di un concorso storico che dovrebbe valorizzare il genere femminile e non metterlo in ridicolo o in imbarazzo causa fretta e ripetuti inconvenienti.

Finito il giro con gli sponsor e l’aperitivo sul tetto della splendida Antica Repubblica della Libertà, siamo tornate verso i camerini, e fra fotografi e parrucchieri si è persa la concezione dello “spazio”. I camerini erano fuori uso, in quanto non vi era corrente – ed era ovviamente impossibile prepararsi per una simile occasione stando al buio – dunque mi sono dovuta cambiare e spogliarmi sotto (e non dentro) una sorta di gazebo allestito sul retro del palco. Così hanno dovuto fare anche le altre concorrenti. Con il via vai del pubblico e dei preparatori. Non voglio colpevolizzare nessuno neanche per questo. Ogni donna, ma in generale ognuno di noi, al di là del genere, ha un rapporto diverso con il proprio corpo e con la propria nudità. E questo andrebbe rispettato a priori.

Continuando, siamo salite sul palco per l’inizio della serata: dunque per la sigla, previo due abbandoni di gara e l’aggiunta di un’altra concorrente arrivata qualche giro di orologio prima. Mi sono ritrovata ad essere l’unica debuttante in gara, senza avere un’idea definita dei tempi e degli atti da svolgere. Il concorso è diventato a quel punto il mio ultimo pensiero, il mio obiettivo era solo evitare una pessima figura. I riflettori non mi hanno mai messo in difficoltà come quella serata, probabilmente non ho fatto neanche un sorriso.

Durante la gara ho optato per indumenti, trucco e dettagli che mi valorizzassero come donna audace, ho ingaggiato quella che secondo me è la migliore costumista della riviera (‘’Fulvia Riccione’’), la quale, esperta e meticolosa, mi ha preparata nella speranza di poter emergere, accompagnata da almeno una frase uscita dalle mie labbra per impressionare, colpire o semplicemente confermare quel che di me era stato visto fino a quel momento: il corpo. Volevo dare una voce, come penso chiunque altra, dati gli avvisi a riguardo durante tutto il caldo pomeriggio d’estate. Utopia di acerbe sognatrici.

A gara conclusa, sul palco stesso ho scoperto di non essere in gara per la fascia da Pre-finalista Nazionale in quanto non avevo vinto nessun titolo ancora – essendo la mia prima sfilata – ed ho potuto comprendere che nemmeno un titolo provinciale sarebbe potuto entrare in mio possesso in quanto i crediti per le gare si formano con la frequenza, non per chissà quale abilità. Il che è accettabile, anzi comprensibile e apre uno spiraglio di umanità riguardo al trattamento fra noi ragazze, premiate volendo anche per l’impegno e la disponibilità. Ma prima di tutto dovrebbe emergere l’onestà intellettuale: l’informazione.

Ancora non ci ho capito niente. Sono passata in Finale Regionale grazie al punteggio ottenuto nella mia prima, unica ed ultima passerella. Giunta a casa ho annullato la mia adesione agli eventi successivi perché non mi sono sentita bella, figuriamoci se mi sono sentita “caratteristica”, che era la mia unica priorità.

Mi domando per cosa ho gareggiato, se Miss Italia rispecchia davvero e solo dei canoni estetici, anche nel 2023, nella frenesia di tutte le sviste finora esposte o se dovrebbe individuare un simbolo: una donna, bella e con una storia potente alle spalle, in grado di far tremare tutto.

Concludendo, ad oggi mi rallegra ed alletta l’idea che manchi una Fascia in gara, quella di: “Miss Verbo’”. Da giovane aspirante giornalista mi batto per la verità, e questa è la mia. Il mio non vuole essere un attacco sociale, ma solo una voce in mezzo a tante che prova a fare un po’ di giustizia”.

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