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Boom dimissioni volontarie: a Rimini oltre 14.000 nel 2022

Francesco Marinelli

Il 2022 ha segnato un’esplosione del fenomeno delle dimissioni volontarie dal lavoro nel territorio romagnolo. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Cisl Emilia-Romagna che prende in analisi gli anni dal 2014. Nel 2022 nel solo territorio romagnolo, ben 46.300 lavoratori dipendenti del settore privato (esclusi lavoratori domestici e operai agricoli) hanno scelto di abbandonare il posto di lavoro, con un aumento del 49.95% rispetto alla media degli anni precedenti e del 13,6% sul 2021. La situazione non migliora prendendo in esame la sola provincia di Rimini dove nel 2022 le dimissioni volontarie sono state 14.023 (+ 48.36% rispetto alla media degli anni precedenti e + 13.88% sul 2021. In prevalenza (58%) si tratta di uomini. Per quanto riguarda l’età, il 33% rientra nella fascia fino a 29 anni, il 46% tra 30 e 50 anni, mentre il 21% appartiene alla fascia di età oltre i 51.

Lieve inversione di tendenza nel primo trimestre 2023, con una flessione del 5% a livello romagnolo e del 6,1 nella provincia di Rimini.

Dai dati emerge che il 75% di coloro che lasciano il proprio lavoro in cerca di una nuova opportunità sono nella fascia d’età sotto i 50 anni, mentre circa il 30% ha meno di 29 anni. Un fenomeno che riflette il tentativo da parte dei giovani di cercare un impiego in linea con i propri valori personali e che offra un senso di realizzazione, non solo una fonte di reddito. Altro aspetto, la flessibilità. Un aspetto diventato prioritario per i giovani che cercano più equilibrio tra lavoro e vita privata.

Il territorio romagnolo si è trovato di fronte a un fenomeno preoccupante nel corso degli ultimi anni con l’esplosione delle dimissioni volontarie – commenta il segretario generale CISL Romagna Francesco Marinelli -. Questo trend rappresenta una sfida significativa per le imprese, che devono ora trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e le esigenze delle aziende al fine di garantire la stabilità economica del territorio romagnolo.
Diversi sono i fattori hanno contribuito a questa tendenza preoccupante. Tra i principali si riscontrano la mancanza di opportunità di crescita e di riconoscimenti professionali. I percorsi di carriera sembrano procedere a rallentatore, con solo l’1,15% dei lavoratori che ha ottenuto riconoscimenti professionali elevati nel 2021, scendendo addirittura allo 0,01% tra i giovani.
Un altro aspetto cruciale – chiosa il segretario – è rappresentato dal precariato, che ha avuto un impatto significativo sul boom delle dimissioni. Circa il 26% dei lavoratori dipendenti nel settore privato si trova in tipologie contrattuali non stabili, raggiungendo il 29,39% nel caso delle donne e addirittura il 49% tra i giovani fino a 29 anni.
L’analisi del settore più colpito da questo fenomeno rivela che il commercio, sia all’ingrosso che al dettaglio e nei servizi, ha registrato una percentuale media del 35,68% dei lavoratori che lasciano il proprio posto di lavoro. A seguire, il settore manifatturiero (24,87%) e le attività professionali, scientifiche e tecniche (17,01%).
Sebbene questa esplosione di dimissioni presenti una sfida per la stabilità del mercato del lavoro romagnolo, potrebbe anche aprire nuove opportunità di sviluppo. La Romagna potrebbe attrarre talenti e imprese innovative, creando un ambiente lavorativo più dinamico e competitivo.
Per affrontare questa situazione di precarietà strutturale, è fondamentale concentrarsi sulla valorizzazione e il riconoscimento delle competenze professionali dei lavoratori. Inoltre, è indispensabile implementare politiche volte a migliorare le retribuzioni e le opportunità di crescita, soprattutto per i giovani lavoratori.
Solo affrontando queste questioni e promuovendo un ambiente di lavoro gratificante e sicuro, si potrà contrastare efficacemente la tendenza all’aumento delle dimissioni volontarie e creare un futuro più stabile per il mercato del lavoro in Romagna. – conclude Marinelli – È necessario uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni, delle organizzazioni sindacali e delle aziende per affrontare questa sfida e creare un mercato del lavoro più solido e sostenibile per la prosperità economica della Romagna”.

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