Denunciati per violenza durante la convivenza in lockdown, assolti due 20enni
Durante il lockdown – era la fine di aprile 2020 – quattro amici, tre ragazzi e un ragazza, tutti riminesi, tra i 19 e i 21 anni, decisero di andare a convivere nell’appartamento di proprietà dei genitori di uno di loro. E fu proprio all’interno di quelle mura che la giovane sarebbe stata abusata da due dei tre ragazzi mentre dormiva in una delle camere da letto. Quegli atti sessuali furono filmati con un telefonino e il video scambiato tra i due imputati. Entrambi i giovani, un 21enne e un 19enne, difesi dagli avvocati Enrico Graziosi e Gianluca Sardella, sono finiti a processo per violenza sessuale di gruppo e revenge porn, ma ieri (martedì) il gip del tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, ha assolto entrambi.
Era stata la giovane, anche lei all’epoca 19enne, a scoprire l’esistenza del filmato. Quella notte, infatti, dopo aver fatto bisboccia con gli altri tre ragazzi e aver bevuto parecchio, si addormentò profondamente senza accorgersi di essere stata abusata. Il giorno successivo, mentre utilizzava lo smartphone del 21enne, trovò casualmente il video rimanendo choccata. Secondo quando sostenuto dagli imputati, lei non fece drammi, ma chiese loro semplicemente di eliminare il filmato. E così fecero.
Terminata agli inizi di maggio la convivenza, i quattro amici avrebbero continuato a frequentarsi saltuariamente e scambiarsi messaggi in chat, fino quando alla fine di luglio 2020 la giovane si recò in questura per sporgere denuncia nei confronti dei due amici, accusandoli di aver abusato di lei nel sonno. In quell’occasione la giovane consegnò agli investigatori anche il video degli atti sessuali subiti.
Gli smartphone dei due ragazzi furono sequestrati e fatti analizzare da un perito, che confermò come non vi fosse stata la diffusione del video a terze persone. Video che effettivamente fu eliminato pochi giorni dopo. Nel corso delle indagini, poi, la vittima si sarebbe contraddetta su alcuni aspetti. In particolare avrebbe riferito di aver conosciuto i due imputati solo al momento del lockdown e di aver interrotto con loro ogni tipo di contatto subito dopo la fine della convivenza. Il quadro indiziario portò il pubblico ministero a chiedere l’archiviazione, alla quale il legale della 19enne, l’avvocato Giordano Varliero, si oppose. Fu il gip Manuel Bianchi a disporre l’imputazione coatta per i due giovani, processati ieri con rito abbreviato.
I loro difensori hanno sempre sostenuto che all’interno di quell’appartamento vi fosse un clima quasi boccaccesco, di estrema libertà. Nessun atto sessuale – secondo loro – sarebbe stato compiuto senza il consenso della vittima, sottolineando come dopo i primi approcci la giovane si sarebbe svegliata senza opporsi in alcun modo. Al termine dell’udienza il gip ha assolto entrambi “perché il fatto non sussiste” in merito alla diffusione del video e “perché il fatto non costituisce reato” in riferimento alla violenza di gruppo. Respinta anche la richiesta di risarcimento danni di 50mila euro avanzata dalla parte civile.