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Eolico. Agnes ribatte alle critiche e chiama in causa Energia Wind che risponde

repertorio

Dopo le critiche mosse da Gianluca Santolini (vedi notizia), presidente della consulta del porto di Rimini, che aveva parlato di un “muro di Berlino”, la società Agnes ha ribattuto alle critiche in merito all’impianto eolico in fase di Via. Il progetto si compone di due gruppi di pale eoliche, in tutto 75: Romagna 2 più a nord, e il Romagna 1, più a sud di Ravenna. Nello specchio Romagna 1 è previsto il posizionamento di 25 aerogeneratori disposti su due file ad arco, che secondo i layout progettuali si affacceranno anche davanti a Cesenatico e alla zona nord del riminese, ad una distanza compresa tra le 12 e le 22 miglia nautiche dalla costa. Secondo Santolini però il progetto Agnes creerebbe “un muro fatto di pali eolici paralleli alla costa per oltre 30 miglia. E’ come mettere un cancello in mare che impedisce di andare direttamente dalla costa romagnola fino all’Istria e a tutto il nord della Croazia”. L’amministratore delegato di Agnes, Alberto Bernabini, però non ci sta. “Difficile pensare a un muro, se tra una pala eolica e l’altra c’è una distanza di 1,6 chilometri” – spiega ai quotidiani locali specificando anche la volontà di collaborare con i pescatori che “non solo dovranno poter attraversare Agnes, ma abbiamo previsto per loro un progetto di acquacoltura, con reti e ossigenazione delle acque“. In riferimento alle recenti critiche arrivate al progetto dal riminese (anche il comune ha infatti annunciato la volontà di presentare osservazioni in proposito), Bernabini tira poi in ballo il progetto di Energia Wind 2020 che insiste solo sulla provincia di Rimini, dicendosi preoccupato da “una possibile dinamica campanilistica“. L’amministratore delegato di Agnes, al Resto del Carlino, aggiunge anche che “il parco di Rimini ha un’interdistanza tra le turbine di appena 0,680 km” e ricorda che “le Capitanerie richiedono di navigare ad una distanza di 500 metri dagli oggetti, quindi passare attraverso due oggetti distanti 680 metri non è consentito, oltre ad essere pericoloso.

Ma, chiamata in causa, Energia Wind affida ad un comunicato firmato dall’Amministratore Unico Riccardo Ducoli la sua risposta definendo “singolare” il fatto che Bernabini “più che fornire chiarimenti e precisazioni in merito al progetto AGNES di cui è responsabile, nel rispondere ad alcune eccezioni si sia avventurato in comparazioni sommarie con il progetto dell’impianto eolico offshore “Rimini” proposto da Energia Wind 2020“. Nella nota la società puntualizza vari aspetti finiti recentemente sulla stampa.

Negli ultimi giorni – attacca Ducoli – si è avuto modo di leggere alcuni articoli pubblicati da diverse testate giornalistiche che riportano le dichiarazioni del ing. Alberto Bernabini (Amministratore Unico della Società AGNES srl) in risposta ad alcune osservazioni e perplessità manifestate da portatori di interesse e rappresentanti di alcuni comuni costieri, in relazione al progetto di un hub energetico “Romagna 1&2” proposto al largo del litorale romagnolo compreso tra Ravenna e la costa a nord Rimini e pubblicato per la VIA lo scorso 13 marzo (il 13 aprile termina la fase di invio di eventuali osservazioni).”
Appare singolare – prosegue l’amministratore unico – che negli articoli pubblicati, l’ing. Bernabini, più che fornire chiarimenti e precisazioni in merito al progetto AGNES di cui è responsabile, nel rispondere ad alcune eccezioni si sia avventurato in comparazioni sommarie con il progetto dell’impianto eolico offshore “Rimini” proposto da Energia Wind 2020.
Si rimarca che nel settore delle energie rinnovabili, sia per i progetti onshore che offshore, non trovano spazio atteggiamenti monopolistici in quanto iniziative imprenditoriali di tale rilevanza territoriale non possono che essere condotti nella logica della concertazione con tutti i soggetti interessati e perseguire la coesistenza con altre iniziative analoghe e con gli altri usi del mare.
Per tale motivo, giustificare la propria proposta in opposizione ad un’altra che persegue le medesime finalità, non appare un atteggiamento comprensibile e rispettoso nei confronti di tutti gli attori territoriali coinvolti nonché della deontologia e dei principi generali che regolano la legittima concorrenza nel settore.
Tra l’altro negli articoli pubblicati, sia per gli aspetti degli iter riferiti ai progetti e sia nel merito specifico del progetto “Rimini”, vengono riportati dati errati e citate normative in maniera sbagliata e fuorviante“.
A titolo di esempio – continua Ducoli –, l’ing. Bernabini ricostruisce in maniera del tutto difforme a quanto contenuto negli atti pubblici consultabili la sequenza temporale e l’oggetto degli iter svolti; Energia Wind 2020, dopo aver concluso la fase istruttoria demaniale nel febbraio 2021, ha presentato la richiesta di VIA a maggio del 2022 e quindi prima della chiusura dell’iter di concessione demaniale del progetto AGNES, risalente a luglio 2022; quest’ultimo procedimento relativo al progetto di AGNES, ha avuto come oggetto esclusivamente la parte delle opere ricedenti entro le 12 Mn (il solo elettrodotto) e non già le aree e le opere ricadenti all’esterno di tale limite (come si evince dall’oggetto e dal verbale della Conferenza di servizi pubblicato sul portale della CP di Ravenna).
Il fatto che l’istruttoria ai fini demaniali sia stata riferita al solo elettrodotto e comunque esclusivamente alle opere ricadenti all’interno delle 12 miglia nautiche e non agli aerogeneratori, è argomento che la stessa società AGNES ha opposto agli enti che nel corso dell’istruttoria hanno esteso le proprie osservazioni e pareri alle opere ricadenti in acque extra-territoriali (controdeduzioni consultabili dal portale della CP di Ravenna).”
Si rimarca dunque – precisa Energia Wind – che nessuna delle due società ha opzionato aree esterne alle acque territoriali, per evidenti limiti normativi che regolano tali possibilità, e che in ogni caso nell’ambito dei procedimenti istruttori, come sempre accade, i progetti si adattano e recepiscono modifiche frutto dell’esito delle attività di consultazione pubblica e di concertazione”.
Per ciò che riguarda alcuni aspetti relativi al progetto “Rimini”, l’ing. Bernabini richiama impropriamente che lo spazio compreso tra le turbine negherebbe di fatto l’attraversamento dei natanti, e per sostenere tale tesi cita una distanza di sicurezza dagli aerogeneratori pari a 500 m; le norme indicano i 500 m quale distanza massima e non minima dalle piattaforme Oil&Gas (DPR 886/1979) e in ogni caso la stessa non è automaticamente applicabile agli impianti eolici offshore, visto che in contesti dove già sono realizzati non solo le distanze di sicurezza sono molto ridotte ma si favorisce la multifunzionalità e la coesistenza con tutti gli usi del mare.
In termini di sicurezza, il progetto “Rimini” non propone né dispone vincoli agli attraversamenti in alcuna direzione, reiterando non già le norme valide per le piattaforme ma riferendosi a progetti realizzati in contesti dove già da decenni si applicano regole finalizzate a garantire la multifunzionalità delle aree marine interessate da impianti eolici“.
Il tema delle aree di sicurezza riferite al progetto “Rimini” – continua Ducoli – è comunque in fase di approfondimento attraverso specifici tavoli tecnici richiesti dalla Società, coinvolgendo non solo le Autorità Marittime ma le categorie del settore pesca, al fine di perseguire la massima coesistenza tra gli usi.
E proprio questa logica persegue l’impianto eolico “Rimini” che si protende verso il largo, occupando il minor fronte possibile, organizzando le turbine lungo tre archi che distano tra loro ben 3,3 km e creano dunque corridoi navigabili e liberamente usufruibili per altre attività (pesca commerciale, sportiva, diporto etc); le distanze tra minime tra le turbine sono pari a 720 m e consentono l’attraversamento“.
In merito alla possibile coesistenza con altri usi e soprattutto con la pesca commerciale – continua l’amministratore della società –, le aree di limitazione allo strascico, e non al transito, proposte per il progetto “Rimini” hanno un’estensione complessiva di 13 kmq (a fronte di circa 260 kmq di interdizione proposti per il progetto AGNES, in applicazione della “filosofia di sicurezza” adottata per il progetto Romagna 1&2)”.
E ancora: “Dovute queste precisazioni, non è nostra intenzione entrare in polemiche sterili: dal nostro punto di vista i due progetti, che perseguono le stesse finalità, possono e devono coesistere accogliendo le critiche, le osservazioni e i suggerimenti della comunità locale che deve essere rispettata e ascoltata.
Entrambi i progetti sono in fase di Valutazione di Impatto Ambientale (per quanto quello di Rimini ha avviato diversi mesi prima tale fase è di ciò è a conoscenza l’ing. Bernabini, tanto che nella documentazione trasmessa dedica, come da obbligo di legge, approfondimenti sull’impatto cumulativo): in tale ambito, Energia Wind 2020, in considerazione della presenza del progetto Romagna 1&2, farà la sua parte per garantire la massima coesistenza tra i due impianti e con altri usi del mare, auspicando un atteggiamento altrettanto disponibile da parte dei responsabili della società AGNES” conclude l’Amministratore Unico Energia Wind 2020 .

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