La cura centrata sulla famiglia: il ruolo dell’infermiere di Terapia Intensiva Neonatale
La cura centrata sulla famiglia: il ruolo dell’infermiere di Terapia Intensiva Neonatale nell’assistenza in collaborazione con la famiglia.
Negli ultimi anni nella Terapia Intensiva Neonatale di Rimini si è consolidata l’importanza della presenza delle famiglie al fianco dei neonati ricoverati, approccio noto come Cura Centrata sulla Famiglia. Questo metodo considera i genitori fondamentali per lo sviluppo del neonato pretermine al di fuori del grembo materno, l’ambiente ideale per lui.
La vicinanza dei bambini al corpo delle madri e dei padri, in quello che viene chiamato contatto pelle a pelle, ristabilisce la relazione precocemente interrotta. Il contatto con il petto della mamma permette ai bambini di riappropriarsi degli odori, dei sapori e dei suoni che sentivano all’interno dell’utero, favorendo l’avvicinamento al seno e l’avvio dell’allattamento materno anche nei piccoli prematuri. La nascita prematura non riguarda però solo i neonati, ma anche i loro genitori che non hanno avuto il tempo di maturare l’immagine del proprio bambino, sentendosi così insicuri ed inadeguati.
Il ruolo dell’infermiere di TIN è quindi quello di favorire la vicinanza/relazione tra i genitori e bambini per accompagnarli nel riconoscimento reciproco e nel recupero di una relazione precedentemente interrotta. All’interno di TIN aperte e accoglienti i genitori hanno modo di guardare i loro bambini, di toccarli, di confortarli e poi via via di accudirli attivamente ed efficacemente. Tutto questo favorisce il benessere sia del genitore che del neonato e promuove la stabilità e la crescita del piccolo paziente. Per collaborare con i genitori e coinvolgerli attivamente nell’accudimento dei bambini è importante che l’infermiere abbia partecipato ad una formazione base che porti ad una buona conoscenza di quella che viene definita assistenza a protezione del neuro-sviluppo del bambino, che si basa su: conoscere lo sviluppo del cervello, del sistema sensoriale e delle fasi di sonno-dormiveglia e veglia; favorire il benessere e prevenire il dolore; conoscere lo sviluppo motorio ed alimentare; osservare il comportamento dei bambini e come comunicano con i genitori; approcciarsi ai bambini con dolcezza e delicatezza; riconoscere le fasi di adattamento (paura-sguardo-tocco-comfort-accudimento) che i genitori attraversano nell’esperienza della nascita prematura o a rischio di altra patologia; come impatta la presenza della famiglia sullo sviluppo futuro dei bambini, dei genitori, dei fratelli e delle sorelle.
Questa formazione, che all’interno della TIN di Rimini viene coordinata da un infermiere esperto dello sviluppo del bambino, ruolo riconosciuto nel 2013 dalla Direzione Infermieristica dell’Azienda Sanitaria della Romagna, permette agli infermieri, attraverso la collaborazione con l’equipe multidisciplinare (neonatologi, psicologi, fisioterapisti, logopedisti e altre figure specialistiche), di accompagnare i genitori all’acquisizione delle competenze che portano mamma e papà a prendersi cura dei bambini, in completa autonomia, al momento della dimissione. In questo modo i genitori diventano abili e fiduciosi nella gestione dell’accudimento dei propri bambini in maniera graduale e in base alla fase di adattamento in cui si trovano. Nel primo periodo del ricovero, dove il genitore è nella fase di paura-sguardo, la responsabilità nell’accudimento è prettamente infermieristica, durante il percorso, dove il genitore è nella fase tocco-comfort, si assiste ad una responsabilità condivisa infermiere/genitore, in prossimità della dimissione, fase di accudimento, si verifica una responsabilità autonoma del genitore.
L’attività dell’infermiere si concretizza nella soddisfazione di vedere i genitori in grado di saper relazionarsi con i propri figli favorendone il benessere, di allattarli al seno o al biberon, di supportarne lo sviluppo e proteggerne il sonno, di effettuare le cure igieniche come il cambio del pannolino e il bagnetto, di gestire le posizioni, di prevenire la morte in culla e le cadute, di effettuare un trasporto sicuro in auto, di gestire eventuali terapie e, nel caso di bambini cronici, di utilizzare correttamente presidi di assistenza più complessi.
Aldilà delle competenze tecniche che portano alla cura di un bambino prematuro o a rischio di altra patologia, l’infermiere di TIN deve investire il proprio percorso formativo anche sul miglioramento delle competenze relazionali per favorire la capacità di ascolto e di comunicazione: con i genitori e la famiglia, per costruire una relazione di reciproca fiducia e alleanza terapeutica; tra operatori interni ed esterni al reparto per migliorare la capacità di lavoro in equipe e favorire la corretta informazione sui bisogni del neonato e della sua famiglia; tra ospedale e territorio per garantire la continuità̀ assistenziale attraverso un vero lavoro di rete che porterà al successo di un buon intervento assistenziale anche dopo la dimissione. Il rapporto di collaborazione tra personale e famiglie, iniziato già all’interno delle TIN e portato avanti nel follow-up, rappresenta una base forte di collaborazione fondamentale anche per la costruzione di protocolli assistenziali che oggigiorno possono essere scritti solo in collaborazione tra professionisti e genitori come raccomandato sia a livello ministeriale italiano che internazionale.
Articolo della Dott.ssa Natascia Simeone
con il coordinamento della Dott.ssa Monica Aitoro
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