Se ne va appena cinque mesi dopo aver portato in sala, al Fulgor di Rimini, nel maggio scorso, il film che aveva desiderato fare da sempre. E che come lo “Spazio”, del titolo, “vive” ora dopo di lui. Il regista, di origini riminesi, Teo De Luigi, è morto a 82 anni in Liguria, dove viveva da tanti anni.
A portarlo lontano da Rimini era stata la passione per la televisione: una carriera decollata a Roma a metà anni ’80 con la collaborazione con Sergio Zavoli, con cui aveva lavorato in Rai in trasmissioni cult come “Credere non credere”, “Viaggio intorno all’uomo”, “La notte della Repubblica”. Si era occupato molto anche di Resistenza e del tema della testimonianza. Su questo aveva incentrato il libro intervista a Giorgio Bocca “Un’esperienza formidabile”.
E poi negli anni 2000, approdando a Sky, il racconto della società attraverso lo sport, per esempio il calcio attraverso la contestazione giovanile. Il suo ultimo film documentario, “Lo spazio che vive”, ora viaggia per il mondo. Recentemente selezionato all’Helsinki Education Film Festival International, e presto in onda sulla televisione svizzera.
Un film sul centro educativo italo svizzero di Rimini e su Margherita Zoebeli, sua grande amica, che De Luigi aveva voluto dedicare ai suoi genitori. In particolare alla mamma, Evelina, che al Ceis aveva lavorato. Un luogo che De Luigi amava profondamente, perchè in grado di esprimere e di regalare ai bambini, in un angolo di giardino, o nel suono di un flauto che si allontana tra i vialetti, la poesia della vita, come lui stesso raccontava.
Di questo suo senso della poesia nelle piccole cose avevamo fatto esperienza anche noi, di Icaro, producendo “Lo spazio che vive” e lavorando al progetto insieme a Teo per due anni. Alla famiglia vanno le condoglianze e l’abbraccio della troupe di produzione e dell’intero Gruppo Icaro.
L’intervista a Teo De Luigi realizzata nel giugno scorso:
Il servizio sulla prima al Fulgor de “Lo spazio che vive”