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La figlia di Noelia: “In Perù Maximo aveva già picchiato la mamma”

Elizaberth, la figlia di Noelia, con l'avvocato Morena Ripa

Perchè l’hai uccisa, perchè ce l’hai strappata?“. Elizabeth non ha dubbi: se vedesse Maximo, l’uomo che ha ucciso sua mamma Noelia, sarebbe questa la prima cosa che gli chiederebbe. La incontriamo nell’ufficio dell’avvocato Morena Ripa che rappresenta lei e i suoi due fratelli minori, un ragazzo di 18 e una ragazza di 21 anni, rimasti in Perù. Il viso addolorato, gli occhiali da sole e la mascherina nera a coprire gli occhi velati dalle lacrime, ma anche il coraggio di chi sente la necessità di dare una risposta al dolore che si è abbattuto sulla sua famiglia. Elizabeth ha 26 anni, un marito e una bimba di 4 anni che ha lasciato in patria, per correre in Italia, a Rimini, e seguire da vicino l’inchiesta sulla morte della mamma, la 46enne Noelia Rodriguez uccisa a coltellate dal reo confesso Maximo Aldana De La Cruz, in un appartamento di via Dario Campana, lo scorso 19 maggio.

Elizabeth racconta che la mamma e Maximo si erano incontrati 14 anni fa a Lima: lei faceva l’ambulante di vestiti e lui con il suo taxi, in alcuni casi, la aiutava a portare la merce. Da lì era nata un’amicizia che si era trasformata in un fidanzamento: i due si frequentavano, lui la veniva a prendere a casa e uscivano insieme. “Ma la mamma – racconta Elizabeth – non voleva risposarsi, aveva sofferto tanto dopo che il papà aveva lasciato lei e noi figli e non voleva stringere una relazione importante. Noi eravamo la sua priorità“.

Le difficoltà economiche in cui viveva la famiglia nel luglio del 2021 avevano convinto Noelia a trasferirsi in Italia. La nipote di Maximo viveva a Rimini e le aveva promesso che l’avrebbe aiutata a trovare lavoro e che avrebbe potuto affittare una stanza nello stesso appartamento in cui viveva anche lei, lo stesso di via Dario Campana, dove la 46enne ha trovato la morte. Con Maximo, prima di partire, i rapporti si erano già raffreddati e forse il motivo erano le percosse che la donna aveva subito: “Un giorno la mamma mi raccontò che Maximo la aveva picchiata con un bastone” spiega la figlia. Noelia, forse, sperava che mettendo un oceano nel mezzo Maximo la dimenticasse lasciandole iniziare una nuova vita.

Ma non è  stato così: lui la chiamava in continuazione al telefono, e quando lei non rispondeva (era stata costretta a bloccare il numero) tormentava al cellulare i suoi figli e anche se Elizabeth gli diceva di lasciare stare la madre lui non demordeva. A marzo le aveva mostrato la foto di un anello che aveva comprato per Noelia, con cui voleva chiederle di sposarlo. Poche settimane dopo era arrivata a Rimini la figlia di Maximo e anche lei era andata a vivere nell’appartamento dove già stava Noelia. In Italia, a Milano, ad aprile era arrivato anche Maximo: si erano sentiti al telefono, si erano visti una volta a Rimini, insieme ad altre persone per una cena poi lui era rientrato a Milano. Passata una settimana lui aveva cominciato a tormentarla al telefono perché voleva riprendere la relazione. Noelia aveva cominciato ad avere paura, in casa si sentiva controllata, sapeva che la figlia era in contatto con il padre. Un paio di settimane prima dell’omicidio lui l’aveva chiamata e minacciata. “La mamma mi aveva telefonato preoccupata – racconta Elizabeth – e mi aveva detto: Maximo è cattivo, mi vuole portare via il passaporto, portarmi alla polizia (ndr: lei non era regolare in Italia), e rimandarmi in Perù”.

Elizabeth ricorda affranta anche l’ultima telefonata: “l’ultima volta che ci siamo sentiti è stata una telefonata normale. Voleva fare un deposito con i soldi che aveva guadagnato facendo la badante da un’anziana. Ma putroppo la sua vita è stata spezzata. Ora non sappiamo dove siano quei soldi che avrebbe voluto farci arrivare“.

L’appello della ragazza è accorato: “aiutateci. Mio fratello sta molto male, ha più volte minacciato di suicidarsi, sono molto preoccupata. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, perché siamo disperati“.

Il comune di Rimini – spiega l’avvocato Ripa – si farà carico dei costi per il trasporto della salma in Perù, anche se i tempi per il rientro non saranno brevi. E si è detto anche pronto a sostenere un percorso psicologico per i figli, attraverso l’associazione Rompi il Silenzio. Elizabeth la settimana prossima sarà ascoltata in Questura. Abbiamo chiesto per lei un permesso per ragioni di giustizia per seguire da vicino il processo”.

Al fianco di Elizabeth anche Silvia Herrera e tutto il gruppo degli Hermandad del Senor De Los Milagros, comunità peruviana molto attiva nel riminese e di cui Silvia è presidente. “Anche noi ci stiamo attivando per una raccolta fondi pe sostenere Elizabeth e i suoi fratelli e domenica faremo una iniziativa nella chiesa di Bellariva. Ringraziamo don Maurizio Fabbri e don Matieu Faye per averci concesso la sala a per starci cosi vicino in questo momento doloroso. Siamo tutti molto angosciati, non possiamo accettare questo odio nei confronti delle donne“.

Elizabeth chiede anche che le iniziative per sostenere la sua famiglia abbiano il suo consenso visto che ha saputo che qualcuno, senza chiederlo, sta usando il nome della madre per non precisate raccolte fondi.

 

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