newsrimini.it

Ucraina: l’accoglienza e il ‘muro di gomma’ degli affitti

profughi in partenza

La provincia di Rimini è stata quella che in Emilia Romagna dallo scoppio della guerra in Ucraina ha accolto il maggior numero di profughi, dando vita a tante importanti iniziative di solidarietà ma nascondendo anche qualche “male” tipicamente nostrano.

Una denuncia in particolare arriva dal signor Oberdan, riminese sposato con una donna originaria dell’Ucraina. Allo scoppio della guerra dalla famiglia di lei sono arrivate a Rimini cinque persone: quattro donne e un bambino, tutte subito registrate nei canali previsti. Per due donne e il figlio di una di loro ha rimediato una sistemazione provvisoria in casa sua, un appartamento di 60 metri quadri con spazi quanto mai stretti. Le altre donne sono state accolte in uno degli alberghi di Rimini nord che si sono subito adoperati per l’accoglienza e che ora vivono nell’incertezza di contributi che non arrivano e una stagione turistica alle porte.

Alle donne è stata proposta una sistemazione in un CAS a Misano: una struttura ben tenuta e dignitosa, specifica il signor Oberdan, ma dove il bambino non sarebbe potuto stare per alcuni problemi che ne limitano il contatto con la comunità.

Da subito Oberdan si è attivato per trovare una sistemazione in un appartamento in affitto, e qui racconta di avere trovato un “muro di gomma” impossibile da superare. Ha cercato nel mercato privato senza chiedere condizioni privilegiate, anzi assicurando il pagamento di un anticipo per un anno. Privati cittadini e agenzie gli hanno fatto capire di non essere interessati a ospitare profughi dall’Ucraina, qualcuno magari col dubbio che poi non se ne sarebbero più andati. C’è chi ha preferito tenere sfitti gli appartamenti, spiega Oberdan, relegandoli al ruolo di magazzino o ripostiglio pur di non accettare la richiesta.

Una situazione senza sbocchi, per Oberdan e la famiglia: a nulla vale il fatto che le donne siano lavoratrici e il pagamento anticipato. Che il mercato degli affitti a Rimini sia inaccessibile per molte categorie e pesantemente condizionato dal turismo è noto: lo denunciano da tempo, ad esempio, realtà come Casa Madiba. Ma di fronte alle emergenze, in particolare quelle di questa portata, non si può continuare a fare come se nulla fosse: “Le amministrazioni potrebbero spingere i proprietari degli appartamenti sfitti a concedere i loro alloggi. Le soluzioni ci sono, se si vuole si può fare” spiega, esasperato, Oberdan.

(per chi potesse avere informazioni utili, il signor Oberdan ci lascia la sua mail: obberdan30@hotmail.com)

Exit mobile version