Guariti "reclusi" in attesa del foglio d'uscita. La riflessione di Colonna (Rinascita Civica)
Si moltiplicano le segnalazioni di persone guarite dal covid, con in mano l’esito negativo del tampone d’uscita, ma che attendono per giorni il foglio di fine isolamento. A sollevare la questione è Gabriele Colonna di Rinascita Civica che ricorda come attendere la comunicazione sia fondamentale visto che, per legge, “chiunque non osserva un ordine legalmente dato per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell’uomo è punito con l’arresto da 3 mesi a 18 mesi e con l’ammenda da euro 500 ad euro 5.000”. Una vera e propria odissea che, alcune volte, si trasforma in paradosso quando, provando a chiedere spiegazioni agli operatori, nasce un rimbalzo di responsabilità tra addetti ai lavori. Secondo Colonna “è indubbio che il sistema di sorveglianza e rilevazione sia sotto stress per via dell’enorme mole di dati da elaborare ma è altrettanto evidente che si debba intervenire a “tempo zero” sulla problematica aumentando sia le risorse tecnologiche che umane al fine di smaltire tutti gli arretrati, “liberando” di fatto le persone da una attuale reclusione non giustificata, e per gestire correttamente e rapidamente tutte le pratiche di guarigione che vengono quotidianamente dichiarate” conclude.
La nota di Gabriele Colonna, Rinascita Civica
“Persone guarite recluse in casa in attesa di un foglio di uscita”, potrebbe sembrare il titolo di un nuovo libro di Fannie Flagg, conosciuta per il celebre libro “Pomodori verdi fritti alla fermata del treno” da cui prese nome anche l’omonimo film, ma invece è la triste realtà che stanno vivendo durante le ultime settimane nel nostro territorio sempre più persone che, con in mano l’esito di tampone negativo di avvenuta guarigione da positività a Sars-Cov-2, sono in attesa della comunicazione scritta di conclusione del periodo dall’isolamento. In questo periodo mi giungono sempre più segnalazioni da persone a me vicine, o comunque con me in contatto, in cui mi testimoniano il paradosso che, pur avendo l’esito negativo del test molecolare, alcuni dal 5 gennaio ma ho letto sulle pagine di un quotidiano locale la segnalazione di una persona che è in attesa addirittura dal 2 gennaio, non possono tornare alla loro vita quotidiana fatta scambi interpersonali, disbrigo di esigenze personali, come andare ad acquistare il cibo, oppure di lavoro, perché i datori di lavoro per motivi di sicurezza in assenza di un documento ufficiale non autorizzano l’ingresso, perché non è giunta a loro la conclusione ufficiale di conclusione del periodo di isolamento.
Ricevere questo tipo di comunicazione, a seguito di esito di test comprovante la negativizzazione, è fondamentale in quanto è doveroso ricordare che in caso di violazione del regime di isolamento, attivato anche questo con comunicazione ufficiale, l’articolo 260 del testo
unico della legge sanitaria 265 prevede che “chiunque non osserva un ordine legalmente dato per impedire l’invasione o la diffusione di una malattia infettiva dell’uomo è punito con l’arresto da 3 mesi a 18 mesi e con l’ammenda da euro 500 ad euro 5.000” e quindi la mancanza della comunicazione determina nei fatti l’assenza di una autorizzazione a varcare la soglia di casa. La situazione di queste persone poi sembra trasformarsi in una vera e propria odissea quando, interloquendo con gli operatori sanitari, queste non trovino risposte certe oppure quando, e questo forse è la cosa che lascia più interdetti, scatta un pessimo rimbalzo di responsabilità tra soggetto effettuante il test–medico di riferimento–operatore Ausl su “chi deve fare cosa” per provare a sbloccare la situazione. Chi di dovere deve necessariamente intervenire velocemente perché le persone sono esasperate ma anche perché si stanno mettendo in grande difficoltà le attività produttive e le piccole realtà economiche che hanno l’esigenza di reintegrare la forza lavoro per far fronte anche purtroppo alle quotidiane carenze di personale dovute a nuove positività o a messa in stato di quarantena dei propri lavoratori. È indubbio che il sistema di sorveglianza e rilevazione sia sotto stress per via dell’enorme mole di dati da elaborare ma è altrettanto evidente che si debba intervenire a “tempo zero” sulla problematica aumentando sia le risorse tecnologiche che umane al fine di smaltire tutti gli arretrati, “liberando” di fatto le persone da una attuale reclusione non giustificata, e per gestire correttamente e rapidamente tutte le pratiche di guarigione che vengono quotidianamente dichiarate.”