Anche l'istituto per la storia della Resistenza non vuole Giulio Cesare in piazza Tre Martiri
Continua a Rimini la polemica sulla statua di Giulio Cesare donata da Benito Mussolini alla città di Rimini nel 1933 e sulla proposta di riportarla in in Piazza Tre Martiri. Dopo l’Anpi (associazione nazionale partigiani italiani), anche l’istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini esprime la sua contrarietà: la statua donata da Benito Mussolini sarebbe una pericolosa cancellazione della testimonianza dei valori fondativi della nostra Repubblica”.
La nota:
Poiché un monumento pubblico è un documento storico che una comunità espone per testimoniare il riconoscimento nei valori e nei simboli che vi sono espressi, l’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea della Provincia di Rimini, che per proprio statuto promuove la ricerca storica e la didattica della storia contemporanea, ispirandosi ai valori dell’antifascismo, democrazia, libertà e pluralismo culturale, per ragioni storiche e culturali considera inopportuna la proposta, avanzata da alcuni cittadini, di ricollocare la Statua di Giulio Cesare, donata da Benito Mussolini alla città di Rimini nel 1933, nella piazza che la prima Giunta comunale della città liberata, il 9 ottobre 1944 dedicò ai Tre Martiri della guerra di liberazione dall’occupazione straniera e dal regime fascista.
Ripristinare in tale piazza il monumento donato a scopi propagandistici dal regime fascista, per affermare l’identità di Mussolini con Giulio Cesare, equiparare la marcia del 1922 , “fondativa” del fascismo, con quella storica di Cesare, in assenza peraltro di un elevato valore artistico della statua, copia di quella collocata ai Fori imperiali, assume il carattere di una intenzionale lettura astorica del monumento, con l’obiettivo non secondario di decontestualizzare uno dei luoghi cittadini a più alto contenuto simbolico.
La capacità della storia di riappropriarsi del passato si fonda sull’esame e l’interpretazione dei documenti. Per dare il giusto valore ai “segni”, alle testimonianze, è necessario evitare che la storia sia piegata in funzione del presente e usata per creare miti. Occorre non isolare ed estrapolare le vicende della statua, ma ricostruirne l’intera storia. Né si possono ignorare le vicende che hanno avuto luogo nella piazza, che fu sì l’antico Forum, ma oltre a testimoniare “l’antichità di una tradizione” che qui colloca l’allocuzione di Giulio Cesare, è un luogo che ci aiuta a ricordare che la Resistenza è stata una guerra contro lo straniero oppressore e una guerra civile contro un regime totalitario.
Tutto fa parte della nostra storia, ma ogni società sceglie il patrimonio di valori di cui farsi erede.
Solo il rispetto della storia e della verità può permettere la riconciliazione. Il nostro è un Paese sempre tentato dall’amnesia. Solo la storia può difenderci dall’oblio, dal
prevalere della fabula, dall’inabissamento della ragione; consolidare il senso di comunità e di reciproca responsabilità come cittadini.
Non possono esistere operazioni simboliche condivise da tutti. Esistono però scelte simboliche coerenti e altre incoerenti con i valori democratici. Riportare in Piazza Tre
Martiri la statua donata da Benito Mussolini sarebbe una pericolosa cancellazione della testimonianza dei valori fondativi della nostra Repubblica. Nel 1993, il Presidente Oscar Luigi Scalfaro alle richieste di pacificazione rispondeva: “pacificazione sì, ma nella verità”. Nel rispetto della storia.
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