Questa mattina in centro storico a Rimini si è svolto il flash mob “Una casa per tutte/i” promosso da Casa Madiba Network e ADL Cobas Rimini. La manifestazione intendeva riportare ancora una volta l’attenzione sull’emergenza abitativa, aggravata dalla pandemia, che coinvolge non solo chi vive ai margini ma anche categorie precarie come i lavoratori del turismo.
La manifestazione itinerante è partita dal Ponte di Tiberio-borgo S.Giuliano )”uno dei quartieri cittadini che più sta vivendo il fenomeno della mercificazione e turistificazione”) poi via Ducale, dove ha sede l’assessorato alle politiche sociali e abitative, attraversando piazza Cavour e concludendosi sotto l’Ufficio Casa.
“La pandemia scoppiata ormai un anno fa – spiegano i promotori, da anni attivi nell’accoglienza e sostegno all’abitazione – non ha creato nulla di nuovo quanto piuttosto ci ha mostrato come sopravvivono centinaia di migliaia di persone in Italia e anche nella nostra città. A Rimini ci sono una media di 466 persone senza tetto; ci sono tantissime lavoratori/trici (molti/e di queste impiegate nel settore turistico) che abitano in alberghi e residence perchè il reddito che percepiscono non è sufficiente a pagare l’affitto mensile o perchè la precarietà dei propri contratti di lavoro non fornisce le garanzie richieste dai proprietari immobiliari. Ci sono 2217 richieste già approvate nelle graduatorie degli alloggi sociali (1802 ERP e 415 calmierato) e oltre 200 persone che nel 2020 si sono rivolte alla Staffetta Solidale per un sostegno alimentare. Guardando in faccia la realtà, non si può più descrivere la sofferenza abitativa come fenomeno residuale.
Diritto alla casa vuol dire parlare di diritto alla città, del tema dell’accesso ai servizi, agli spazi, al welfare, alle risorse, da parte di tutte e tutti ma anche di cosa ha prodotto la scelta di concentrare risorse ed investimenti sulla monocultura e industria turistica: assenza della ridistribuzione della ricchezza prodotta; un’industria che si sorregge sullo sfruttamento di persone e ambiente; un modello che ha regolato anche il mercato immobiliare privato (affitti estivi, mercificazione di alcuni quartieri, gentrificazione, rincari nei costi dell’affitto).
La tentazione delle amministrazioni è di offrire talvolta risposte emergenziali (e non strutturali), talvolta di ridurre il problema dei senza casa ad una questione di ordine pubblico. Non esiste, invece, nessun intervento strategico che aggredisca la sofferenza abitativa”.
E ancora: “Il paradosso è che la sofferenza abitativa perduri malgrado si sia costruito, e molto: si costruisce per speculazione e per una domanda che non c’è, mentre rimane nel cassetto la domanda di case sociali. Il risultato è paradossale: case senza gente, gente senza casa. La questione della casa è una questione urbana: fa tutt’uno con il governo democratico del territorio, le scelte urbanistiche e il consumo di suolo. La domanda è: come dare una casa a tutti e opporsi alle rendite immobiliari?
Città sfratti zero; recupero dello sfitto; recupero dell’edilizia residenziale pubblica; difesa dei nuclei deboli. L’amministrazione comunale, già da oggi, può e deve assumere iniziative e prendere decisioni importanti”.