La scelta del Governo di non prorogare la cedolare secca al 21% sugli affitti commerciali è un fulmine a ciel sereno. Lo dice la Confcommercio riminese. Il provvedimento era stato inserito dal precedente Governo per limitare la desertificazione del tessuto commerciale nelle città e nei borghi. La cedolare secca sostituisce infatti Irpef, addizionali comunale e regionale, imposta di registro e imposta di bollo, calmierando di fatto l’affitto.
Per il presidente di FIMAA – Confcommercio della provincia, Nello Salvati, si tratta di “una decisione che provocherà danni a diversi settori” e di fatto rischia “di fermare quella seppur timida ripresa delle locazioni che avevamo registrato nel 2019”.
“Alcuni Comuni – prosegue –, anche sul nostro territorio, hanno varato misure che scontano l’Imu a chi abbassa l’affitto, la Regione ha appena stanziato 4 milioni per il commercio di vicinato includendo contributi anche legati agli affitti, ma anche quelle rischiano di non avere più effetto con questo ritorno alla tassazione piena: a regime libero un proprietario, a seconda del reddito, va a pagare dal 23 al 45% e dunque non avrà stimoli a prendersi i rischi di metterlo sul mercato o di rinnovare l’impegno”. “Dire ora – continua –, a 20 giorni dalla fine dell’anno e con le feste alle porte, che la cedolare secca terminerà il 31 dicembre, è ancora più assurdo perché chi è impegnato in una trattativa non ha i tempi tecnici per registrare il contratto. Purtroppo se da una parte si spendono parole a favore del commercio al dettaglio, dell’importanza di avere vetrine accese nelle nostre città e nei centri storici per contrastare il degrado e aumentare la sicurezza pubblica, dall’altra i fatti concreti non vanno in quella direzione. Chiediamo con forza – conclude il presidente di Fimaa – che questo provvedimento non venga inserito nella Manovra di bilancio definitiva”.