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Stop cedolare secca negozi. Confcommercio: creerà danni a vari settori

repertorio

La scelta del Governo di non prorogare la cedolare secca al 21% sugli affitti commerciali è un fulmine a ciel sereno. Lo dice la Confcommercio riminese. Il provvedimento era stato inserito dal precedente Governo per limitare la desertificazione del tessuto commerciale nelle città e nei borghi. La cedolare secca sostituisce  infatti Irpef, addizionali comunale e regionale, imposta di registro e imposta di bollo, calmierando di fatto l’affitto.

Per il presidente di FIMAA – Confcommercio della provincia, Nello Salvati, si tratta di “una decisione che provocherà danni a diversi settori” e di fatto rischia “di fermare quella seppur timida ripresa delle locazioni che avevamo registrato nel 2019”.
A farne le spese non sarà solo la platea dei proprietari immobiliari – spiega Salvati – che, almeno sul nostro territorio, sono in larga parte famiglie o ex imprenditori che hanno cessato l’attività per il pensionamento, ma anche gli stessi commercianti affittuari che già devono avere coraggio per aprire un’attività e per fare impresa e in questo modo non potranno usufruire di affitti più sostenibili. Non andrà meglio per noi agenti immobiliari, un settore per cui già stimavamo una crescita zero per i prossimi due anni, né per i Comuni che riavranno sì l’addizionale, ma perderanno tutte le altre imposte se i negozi rimarranno sfitti“. La Federazione Italiana Mediatori Agenti D’Affari stima che per i proprietari il danno economico sia nell’ordine del 20% di reddito economico e quello per gli affittuari del 10-15% di mancato risparmio sui canoni di locazione. “Si tratta del classico boomerang – dice Salvati – lanciato dall’alto quando l’unico obiettivo è fare cassa velocemente“.

Alcuni Comuni – prosegue –, anche sul nostro territorio, hanno varato misure che scontano l’Imu a chi abbassa l’affitto, la Regione ha appena stanziato 4 milioni per il commercio di vicinato includendo contributi anche legati agli affitti, ma anche quelle rischiano di non avere più effetto con questo ritorno alla tassazione piena: a regime libero un proprietario, a seconda del reddito, va a pagare dal 23 al 45% e dunque non avrà stimoli a prendersi i rischi di metterlo sul mercato o di rinnovare l’impegno”. “Dire ora – continua –, a 20 giorni dalla fine dell’anno e con le feste alle porte, che la cedolare secca terminerà il 31 dicembre, è ancora più assurdo perché chi è impegnato in una trattativa non ha i tempi tecnici per registrare il contratto. Purtroppo se da una parte si spendono parole a favore del commercio al dettaglio, dell’importanza di avere vetrine accese nelle nostre città e nei centri storici per contrastare il degrado e aumentare la sicurezza pubblica, dall’altra i fatti concreti non vanno in quella direzione. Chiediamo con forza – conclude il presidente di Fimaa – che questo provvedimento non venga inserito nella Manovra di bilancio definitiva”.

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