È passato oltre un anno da quando la Giunta ha approvato il progetto per il superamento del campo nomadi di via Islanda con la realizzazione delle microaree. Da allora però, era il sei giugno 2018, sulla delibera che sarebbe dovuta arrivare prima in commissione e poi in consiglio comunale non si sono più avute notizie. Eppure, in più di una occasione, l’amministrazione aveva parlato “della necessità improrogabile di sanare una situazione critica e pericolosa” nel campo di via Islanda dal punto di vista igienico sanitario e di sicurezza pubblica. Quindi a che punto è la situazione? “Ancora nella fase tecnica delle controdeduzioni alle osservazioni dei cittadini” fanno sapere dall’amministrazione. Una fase apertasi a fine luglio 2018. In totale erano state 22 le osservazioni presentate (molte accorpabili, aveva spiegato il comune).
Facciamo un passo indietro. Al progetto l’amministrazione era arrivata dopo mesi di critiche e polemiche con la minoranza (ma anche nella stessa maggioranza) e con centinaia di cittadini delle zone interessate in buona parte confluiti nel comitato ProRimini. Ad essere coinvolte, sei famiglie italiane di etnia Sinti per un totale di 32 persone (tra cui sette bambini e tre anziani) da collocare in cinque microaree: via Cupa, via Feleto, via della Lontra, via Montepulciano e via Orsoleto. Previste case mobili formate da moduli di circa 25mq e un canone mensile con rigorosi obblighi a carico dei beneficiari. Dopo la presentazione del progetto c’erano stati alcuni incontri pubblici organizzati sia dall’amministrazione che, quelli più animati, dai comitati.
Nei 45 giorni previsti, erano state una ventina le osservazioni presentate al progetto. In una nota del 26 luglio 2018 l’amministrazione comunicava che erano in corso le analisi tecniche sulle osservazioni ed era già stato “inviato il rapporto ambientale preliminare alla Regione per il parere di competenza”. Una volta acquisito e completata la fase istruttoria delle osservazioni, “sarà predisposta – proseguiva la nota – la delibera da sottoporre al consiglio comunale, previo parere della competente commissione consiliare”.
Della delibera però, ad un anno di distanza, non c’è traccia mentre il tema è stato affrontato in una commissione che il sei agosto 2018 era chiamata a chiarire alcuni aspetti tecnici. Anche se poi il dibattito era tornato ad accendersi. “Gli amministratori hanno la responsabilità di prendere decisioni che non portano consenso”, aveva ribadito nell’occasione il vicesindaco Gloria Lisi. Ma via Islanda va chiusa, il prima possibile.
Forse però la quadratura trovata, nonostante le reiterate ed animate riunioni, potrebbe aver riaperto crepe anche nella maggioranza. Nessuna conferma in proposito, ma le parole del vicesindaco in un consiglio comunale del dicembre scorso (rispondendo ad una interrogazione di Mario Erbetta) lasciavano intendere difficoltà. Dopo aver richiamato tutti alle proprie responsabilità (“tutto è saltato grazie alla maggioranza, alla minoranza, ai cittadini, al clamore mediatico fomentato anche da qualche consigliere”) la Lisi aveva concluso così: “Non siamo ancora riusciti a portare il progetto all’attenzione del consiglio”. (vedi l’interrogazione e la risposta del vicesindaco)
Poi un lungo silenzio sulla questione, se non per un cartello apparso in via Tombari dove si specifica “Viserba è sempre contro le microaree”.
Dall’amministrazione, da noi contattata in questi giorni, fanno sapere però che nulla è saltato e si è ancora nella fase tecnica delle controdeduzioni alle osservazioni arrivate. Una tempistica più o meno simile, viene precisato, a quella di una variante urbanistica. Non ci sarebbero quindi novità ‘politiche’.
Uno stand by, insomma, in attesa di arrivare all’auspicata chiusura del degradato e degradante campo di via Islanda.