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Adolescenti e genitori

Il gruppo per crescere. Essere uguali, essere diversi: cosa conta in adolescenza

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 28 mag 2019 08:52 ~ ultimo agg. 15 mar 17:56
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“Quando si è ragazzi per essere qualcuno bisogna essere parecchi”, scriveva Romain Gary. Se nell’infanzia tutto il mondo sembra ruotare intorno alla propria rete familiare, con l’ìngresso nell’adolescenza un nuovo attore inizia a giocare un ruolo fondamentale nella vita dei ragazzi: il gruppo dei coetanei.

Se n’è parlato insieme a genitori, insegnanti e professionisti gli scorsi 5 e 19 marzo, quarta tappa del ciclo di appuntamenti promossi dal Centro per le Famiglie del Comune di Rimini: “Adolescenti e genitori: raccontare il presente”. Una serata dal titolo: “Il gruppo per crescere. Essere uguali, essere diversi: cosa conta in adolescenza”, condotta da Fabiana Mordini (psicologa mediatrice familiare) e Silvia Sanchini (educatrice).

In apertura della serata un nuovo video, girato da Alberto Romanotto negli spazi del Centro Giovani Casa Pomposa, che ha dato voce a cinque giovanissimi protagonisti, coinvolti grazie all’aiuto degli educatori del Gruppo Get Regina Pacis di Rimini.

Dottoressa Mordini, quanto conta il gruppo dei pari in adolescenza?

Il gruppo dei pari è elemento centrale e trasversale nella vita degli adolescenti. Scegliere i propri amici è infatti la prima spinta evolutiva fuori dalla famiglia, la prima grande scelta senza il controllo degli adulti. Si tratta di un segno di sviluppo sano, scegliere la compagnia dei propri coetanei è infatti fondamentale anche per assolvere alcuni compiti di sviluppo tipici dell’adolescenza: la costruzione della propria identità personale e di genere, la separazione dalla famiglia di origine, la definizione del proprio progetto di vita. Non è più la famiglia la principale fonte di sicurezza, ma diventa il gruppo la protezione per poter lasciare la mano dei propri genitori ed esplorare il mondo. Nel gruppo l’adolescente sperimenta infatti parti nuove di sè, per capire fuori dalla famiglia l’effetto che possono fare.

Si parla spesso di buone e cattive compagnie: come stare al fianco dei ragazzi nelle loro scelte?

Dobbiamo imparare ad accettare i nostri figli come essere umani indipendenti da noi. Non dobbiamo quindi sparire o smettere di esprimere il nostro giudizio, ma neppure sostituirci ai ragazzi nelle loro scelte. Alcune strategie, che non vogliono essere ricette, per stare accanto ai ragazzi in questa fase: conoscere il loro gruppo di amici (non giudicarlo o criticarlo e basta), capire cosa attrae nostro figlio di quel gruppo e perché, aprire un dialogo aperto e sincero, non eccedere nel controllo ma al tempo stesso porre limiti e regole chiare, monitorare costantemente e intervenire quando necessario. Il dialogo è lo strumento più importante per entrare in relazione con i nostri figli: dobbiamo essere capaci di ascoltarli anche quando non esplicitano quello che provano e comunicare con loro in maniera assertiva ma non giudicante. Certo non è semplice…è un percorso da fare insieme!

Perché esiste la tendenza ad allontanare chi è diverso?

Il bisogno di appartenenza e quello di sicurezza fanno parte dei bisogni fondamentali dell’uomo. Il problema è quando il mondo si divide in “noi” e “voi”, quando si crea un dentro e un fuori. Gli adolescenti oggi sono ragazzi fragili e al tempo stesso spavaldi, vivono in ambienti molto competitivi, sperimentano ansia e aggressività, paura per il futuro. Come adulti dobbiamo invece trasmettere ai più giovani sicurezza, insegnando loro a non avere paura della diversità.

Silvia Sanchini ha frequentato come professionista per molti anni i Centri di aggregazione giovanile. Come è cambiato il modo di stare insieme degli adolescenti?

Cambia il modo di stare in gruppo degli adolescenti, cambiano i luoghi e le modalità di aggregazione. Da un lato questa generazione ha un’occasione straordinaria di convivenza e incontro con la diversità, ma subisce anche in maniera molto forte le pressioni del mercato dell’omologazione. I ragazzi e le ragazze con sempre più difficoltà si appropriano oggi in autonomia del territorio, passano volentieri molto tempo in casa. Le appartenenze e i legami si fanno più deboli, i social network sono diventati un nuovo luogo molto potente in cui costruire relazioni. Il gruppo rimane importante, ma non sempre è percepito come “porto sicuro”. Non possiamo più dare per scontato che i ragazzi abbiano interiorizzato il senso di comunità e del vivere insieme, ma dobbiamo riconoscere le nuove forme di aggregazione che sperimentano. Infine, non possiamo ignorare il fenomeno dei giovani che tendono a “ritirarsi” socialmente.

Come aiutare i ragazzi a coltivare la propria individualità e al tempo stesso il bisogno di socialità?

La socializzazione è la sfida evolutiva più importante per l’adolescente che cerca proprio chi è diverso dalla propria famiglia per potersi sperimentare. Nell’adolescenza si vive una continua dialettica tra la definizione dell’identità personale e quella sociale. Françoise Dolto, psicanalista francese, parla di “sindrome dell’aragosta”: l’adolescente si affaccia al mondo senza più essere protetto dalla vecchia corazza e senza averne ancora una nuova. Ogni nuovo incontro è percepito come una potenziale minaccia che può scalfire, lacerare, fare del male… Chi parte da uno stato di vulnerabilità fa più fatica a lasciare la vecchia corazza. Ma gli adolescenti hanno anche grandi competenze e risorse per fronteggiare questa fatica e imparare a coltivare la propria unicità con dignità e coraggio.

Come intervenire nei casi in cui l’esclusione dal gruppo diventa fonte di sofferenza o di pericolo?

È fondamentale ermettere ai ragazzi di diversificare le attività, frequentare gruppi diversi, allargare il giro di conoscenze e coltivare le proprie passioni e i propri talenti affinché ognuno possa trovare il contesto in cui sentirsi accettato e al sicuro. È importante come adulti camminare a fianco, non mettersi al centro. Si tratta, citando Massimo Recalcati, di tenere insieme l’“eccomi” e il “vai”: essere come adulti un punto di riferimento, ma lasciare al tempo stesso spazio per la libertà dei ragazzi, fidandosi delle loro competenze. Per usare le parole di Matthew nel video che ha aperto l’incontro: “Noi ci fidiamo di voi…fidatevi di noi”. Gli adolescenti hanno una forte e contagiosa energia vitale. Gli adolescenti come Greta e Simone ce lo hanno mostrato chiaramente nelle ultime settimane. Aiutiamoli ad esprimersi al meglio!