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Calcio C girone B

Punture di spillo. Podio e contropodio dopo Triestina-Rimini 2-0 e l'esonero di Acori

In foto: Subito dopo il triplice fischio al "Nereo Rocco" (ElevenSports)
Subito dopo il triplice fischio al
di Icaro Sport   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
dom 20 gen 2019 18:15 ~ ultimo agg. 22 gen 09:30
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PUNTURE DI SPILLO
di Nicola Strazzacapa

IL PODIO

1) Primo gradino del podio per l’esordio dei tre nuovi, sbarcati su un pianeta Rimini quantomeno enigmatico e turbolento di questi tempi ma tutti dall’impatto comunque positivo. Menzione speciale per Palma, che a Trieste ha confermato personalità e ottime qualità prendendo in mano le operazioni, alternando l’uno-due nello stretto con il lancio lungo e sciorinando tecnica da applausi. Ma bravi anche Nava (si è proposto, ha spinto ed è passato da un lato all’altro del campo senza battere ciglio) e Piccioni, il più in difficoltà per penuria di veri palloni giocabili ma capace comunque di mostrare ottima propensione alla sponda di testa e di piede e al dialogo. Un po’ di cattiveria in più nel cercare la porta al 20’ però non guastava… Benvenuti!

2) Seconda piazza per Leo Acori. Sì, proprio lui, il condottiero di Tordandrea. Per il coraggio nel prendere in corsa una squadra con una rosa per caratteristiche lontana dalle sue corde, la coerenza nel difendere le sue scelte tattiche e l’abnegazione: alla ripresa dopo la sosta si erano iniziati anche a rivedere certi lampi della manovra che cercava di inculcare ai suoi ragazzi e col tempo avrebbe completato l’ennesimo capolavoro biancorosso. Non l’ha avuto. È arrivato dicendo più sì al cuore che alla testa, saluta da professionista quale è e questo esonero non sposta di un millimetro tutto quello che Rimini e i riminesi gli devono. Peccato. E buona fortuna!

3) Impossibile non mettere sul podio anche i tifosi, quegli irriducibili che dopo un girone di trasferte senza gioie e un Santo Stefano horror a Meda si sono sciroppati oltre 10 ore di pullman per prendersi altri due schiaffoni anche a Trieste. Loro hanno vinto sempre pure lontano dal Romeo Neri. Chapeau!

IL CONTRO-PODIO

1) Dietro la lavagna oggi ci finisce la società, che così come mister Acori fino a ora ha agito lasciandosi guidare più dal cuore e dalla passione che dalla razionalità. Tenere fede a ogni impegno, saldare tutte le spettanze con una trasparenza sconosciuta al pallone tricolore sono tutte cose encomiabilissime, sorta di Gronchi Rosa nel panorama circostante, ma non sono sinonimo di professionismo. O meglio danno l’Oscar del professionismo dell’onestà e della “perbenaggine”, consentono di costruire fuoriserie e di regalare sogni e capolavori in Eccellenza e Serie D, ma non sono sufficienti per veleggiare in tranquillità dalla Serie C in su. Nel calcio come nella vita non ci si improvvisa ed è questa la pecca più grossa fino a oggi: i primi acquisti del mercato estivo dovevano essere un paio di figure dirigenziali che affiancassero con le loro conoscenze e la loro esperienza la grande passione e la volontà da applausi di un gruppo che fino ad allora aveva fatto meraviglie senza l’aiuto di nessuno. Non è certo vergogna circondarsi di figure esperte, anzi… Il professionismo è una brutta bestia e servono professionisti anche dietro la scrivania che facciano crescere chi professionista si accinge a diventarlo e a stretto contatto con la squadra prima ancora che con il settore giovanile… Per misurare scelte e proclami (una trentina di tesserati in rosa sono un’eresia che complica ogni operazione successiva e parlare continuamente di playoff non giova se la qualità media del gruppo non è da zone nobili), per tenere la barra a dritta invece che dare l’impressione di decidere a seconda della “Rosa dei venti”, per affrontare infine al meglio i momenti complicati che era inevitabile arrivassero dopo due stagioni col vento in poppa. Perché ad esempio delegittimare pubblicamente il lavoro di un allenatore e tenerselo (senza essere convinti) per tutta una sosta attraversata fra giocatori in arrivo, in partenza e in stand by e poi esonerarlo dopo la miglior prova in trasferta degli ultimi mesi in casa della seconda della classe, dando appena un paio di giorni di tempo al nuovo sostituto stagionale per preparare la nuova sfida delicatissima? Se sarà Martini avrà il vantaggio di conoscere a fondo la rosa e anche se chi ha lavorato con lui a lungo è ora più che ai margini partirà comunque da basi certe. In bocca al lupo a lui e a tutti, in primis al presidente Grassi che paga tutto da solo, cerca di cambiare un sistema cristallizzato e si meriterebbe solo per queste due cose una lunga vita fra i prof del calcio.

2) Secondo gradino per la “gestione” della rosa e la “riminesità” quasi perduta. In estate si è deciso di confermare quasi al completo il gruppo (sacrificando un paio di elementi che avrebbe invece giovato allo spogliatoio e probabilmente sopravvalutandone parte) e tesserare una mole di giocatori che poi fra i prof restano sul libro paga. A dicembre si è iniziato a sfoltirlo sul mercato e nei fatti, con operazioni in uscita e di “bagnomaria” in certi casi anche un po’ ingenerose visto quanto alcuni atleti avevano dato nella doppia cavalcata trionfale spesso anche stringendo i denti per giocare non al meglio: cercare qualche minutaggio quando si devono allargare sempre da soli i cordoni della borsa non è certo reato, anzi è giusto e sacrosanto, purtroppo spesso e volentieri accade che ai soldi che arrivano fanno da contraltare punti in classifica che se ne vanno e bisogna capire bene se il gioco di oggi vale la candela a fine campionato. Un turbillon, quello in atto, che pian piano ha poi appunto svuotato quasi completamente il campo di quella “riminesità” sempre giudicata giustamente un punto di forza, tanto da indirizzare tante scelte di mercato: chi ha la maglia a scacchi nel dna le partite le sta più guardando che giocando e quel quid in più sotto forma di ferocia viene a mancare a una rosa dalla qualità tecnica tutt’altro che dominante come in Eccellenza e in Serie D.

3) Terzo gradino, infine, per il solito Rimini Mister Hyde che torna sempre a casa con le pive nel sacco. È inutile aggiornare la tabella delle sconfitte consecutive senza gol, basta un numero: zero, come le vittorie in 11 sfide lontano dal Neri.

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