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Amir, dall’Afghanistan a Rimini… in pizzeria.

Questa storia comincia in Afghanistan e finisce in una pizzeria riminese. Protagonista di questa avventura è Amir: è solo un bambino quando si ritrova completamente solo al mondo ed è costretto a lasciare il suo paese e trasferirsi in Pakistan. Da questa repubblica dell’Asia inizia una storia incredibile: Amir ha 8 anni e lavora quindici ore al giorno. Impara a fare il pane, e in qualche modo questa abilità gli tornerà utile. Quando è poco più che un ragazzino decide che quella vita è insostenibile e inizia un lungo e incredibile viaggio. Attraversa l’Iran, la Turchia, la Grecia. In ogni paese si arrangia come può per sopravvivere: lavora come muratore, dorme in fabbriche dismesse, vive in strada, lavora addirittura come guida turistica a cavallo in Cappadocia. La sua capacità di adattarsi e resistere è straordinaria.

“Sono stato molto fortunato ad arrivare in Italia. Ho viaggiato con un gruppo di amici fino in Grecia, poi sono rimasto da solo – racconta Amir a Rimini Social – Per un mese ho provato a partire per l’Italia, ma non ci riuscivo. Poi un giorno sono riuscito a nascondermi sotto un camion che era stato imbarcato su una nave. Sono rimasto 30 ore senza mangiare e senza bere. Pensavo: quando finirà questo viaggio, devo avere una bella vita. In Italia davvero tutto è cambiato. È difficile essere da solo in un paese dove non conosci nessuno, senza soldi e senza documenti. Ho pregato molto. L’incontro con gli educatori della cooperativa Il Millepiedi ha cambiato la mia vita, ora finalmente mi sento bene. In Afghanistan e in Pakistan non ho nessuno, ho sempre vissuto da solo. Ora è qui la mia famiglia”.

Amir arriva in Italia quando ha solo 17 anni. Un minorenne trovato solo sul nostro territorio nazionale ha il diritto, lo sancisce la Convenzione di New York sui diritti dell’infanzia, di essere protetto. Ecco allora che questo giovanissimo ragazzo afghano trova casa ad Amarkord, una comunità di pronta accoglienza nelle prime colline riminesi, gestita dalla coop. sociale “Il Millepiedi” e dall’associazione S. Zavatta in convenzione con l’Ausl di Rimini. Viene affidato a un’assistente sociale. Per la prima volta degli adulti si prendono cura di lui.

Inizia il suo percorso di integrazione che, ancora una volta, non è semplice: imparare l’italiano è difficile, lui è da solo, ha un carattere timido e riservato.

Per fortuna Amir viene inserito nel progetto Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) e continua ad essere aiutato anche dopo aver compiuto la maggiore età. Abita in un appartamento a Verucchio con altri ragazzi.

Per un ragazzo straniero solo in Italia una delle cose più difficili è ovviamente trovare un lavoro, ma anche in questo caso la storia di Amir è incredibile. Lui è bravo a cucinare, in casa prepara la pizza per gli altri ragazzi e gli educatori. Un giorno la cooperativa organizza un evento in cui i ragazzi cucinano. Uno dei suoi educatori, Massimiliano, decide di girare un video di Amir in cucina e lo mostra ad alcuni amici pizzaioli.

Sono Maurizio e Enrico Biagetti, che gestiscono la pizzeria “Da Biagio” a Rimini. I due hanno effettivamente bisogno di un aiuto pizzaiolo, ma fidarsi è difficile. Racconta Maurizio: “Non avevamo mai lavorato con un ragazzo straniero, avevamo dubbi e resistenze. Ma ho voluto incontrarlo e valutarlo lo stesso. Gli abbiamo proposto un mese di prova, lavorando spalla a spalla. È stata anche per me un’esperienza forte, importante, nuova. Amir aveva delle caratteristiche molto positive: sapeva lavorare la pasta, aveva già fatto della panificazione. Io gli ho insegnato a lavorare la pizza in diversi modi: gli impasti, le farine, i metodi di cottura… si è sempre migliorato e questo mi è piaciuto molto. Le difficoltà ci sono state, ma le abbiamo affrontate insieme e siamo andati avanti. Se non avessi provato a conoscerlo, non avrei potuto capire il suo valore. Ho abbassato delle barriere. Noi gestori delle attività possiamo aprire le porte e dare una possibilità a questi ragazzi. Questo dà giovamento a tutti”.

Come si è rivelato Amir sul lavoro? “Amir è bravissimo, ascolta, chiede molto. Mi fa tante domande perché vuole imparare. Anche nei momenti di difficoltà ci divertiamo. È preciso, sempre presente, puntuale, sia negli orari di lavoro che nella preparazione. Posso dire che è un pizzaiolo completo”.

Aggiunge Enrico: “Alla fine il nostro rapporto con Amir non è più solo un rapporto di lavoro. Andiamo a correre insieme, lo abbiamo aiutato a cercare casa, cerchiamo di sostenerlo negli studi e in tutto quello di cui lui ha bisogno. Vorremmo che Amir fosse davvero un ragazzo ben inserito, un esempio positivo anche per altri ragazzi come lui. Lo abbiamo iscritto a una squadra podistica, Olimpia Nuova Running, e ora il suo obiettivo è correre la StraRimini”.

Certo, non è sempre così facile, come ci racconta Massimiliano Zannoni, educatore della coop. sociale Il Millepiedi: “Non tutte le storie di giovani migranti sono a lieto fine come quella di Amir, non possiamo negare la complessità e le fatiche. Ma sicuramente in questa storia hanno fatto la differenza le grandi qualità di Amir e l’accoglienza che ha trovato nei suoi datori di lavoro. Un’opportunità che molti ragazzi come lui meriterebbero”.

Da Biagio c’è una lavagna che indica le pizze del giorno. Ce n’è una che si chiama proprio “Amir”.

Questa pizza non ha solo il sapore del radicchio, dello speck e del mascarpone.

Non è solo buona, non è solo bella. Questa pizza parla di un bambino cresciuto troppo in fretta. Con l’acqua e la farina, si fondono le lacrime di chi ha conosciuto il dolore e la paura, il rumore assordante di un camion, la sensazione di morire per la fame. Questa pizza racconta la storia di una rivincita che sembrava non arrivare mai. Una fortuna troppo a lungo attesa. In questo impasto c’è anche spazio, però, per una famiglia finalmente trovata. Un luogo dove poter dire ‘Sono a casa, sono al sicuro, posso farcela’. Grazie a persone che credono e hanno fiducia in te. Questa pizza si chiama Amir: lui ha gli occhi dolci, le mani che si muovono veloci e precise, un bagaglio troppo pesante sulla schiena.

Buona fortuna, Amir.

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