Indietro
menu
Rimini Rimini Social

Sugli smartphone gli adolescenti scrivono la loro biografia. Intervista a Giovanni Boccia Artieri

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 19 giu 2018 12:34
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min Visualizzazioni 1.375
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Hate speech, cyberbullismo, flaming. Sono termini più o meno conosciuti ma certamente all’ordine del giorno, che raccontano di un mondo del web che sembra diventare sempre più tossico, difficile, ostile. Un cambiamento che può influenzare anche i rapporti tra le generazioni, divise da un diverso approccio alle nuove tecnologie e ai nuovi media.

Ecco perché non è stato strano parlare di “Comunicazione non ostile” anche nel contesto del ciclo di incontri promossi dal Centro per le Famiglie del Comune di Rimini. Un percorso dedicato a genitori, insegnanti ed educatori di ragazzi pre-adolescenti e adolescenti.

Lo scorso 8 maggio l’ultima tappa, con protagonista il prof. Giovanni Boccia Artieri, esperto di media education e docente di Sociologia dei Processi Culturali presso l’Università degli Studi di Urbino.

Professore, come i nuovi media stanno cambiando la comunicazione tra genitori e figli e, in generale, tra adulti e adolescenti?

Non amo molto il termine “nativi digitali” con cui spesso si definiscono gli adolescenti. Credo ci deresponsabilizzi come adulti. Più che l’età sono le biografie di uso della rete che definiscono la capacità o meno di padroneggiare determinati strumenti. Un altro errore che si fa è spesso quello di delegare alla scuola il compito di educare i più giovani ai nuovi media. In realtà la famiglia ha un ruolo e una responsabilità centrale, perché spesso gli adulti non usano affatto meglio dei figli le tecnologie. La social media education non può essere solo compito delle scuole. Certo, vanno definite delle pratiche didattiche perché sicuramente l’uso degli smartphone e del web non è un elemento naturale, serve educazione. I più giovani possono avere competenze tecniche più elevate delle nostre, ma sta a noi educarli ad attribuire un senso anche ai luoghi virtuali, abitandoli in maniera responsabile.

Che ruolo ricopre nella vita di un adolescente lo smartphone?

È un ruolo centrale perché ormai lo smartphone si caratterizza per un uso quotidiano e domestico. Inoltre è uno strumento che può essere utilizzato in mobilità e in contesti diversi. Dico scherzando che, ormai, internet è quella cosa che ti vibra in tasca quando ti arriva una notifica! Credo sia davvero fondamentale oggi promuovere una cultura del “detox” (che alcuni paesi europei stanno già sperimentando). Questo non significa affatto vietare l’utilizzo di uno strumento, ma sapere trascorrere del tempo “senza” e del tempo “con”. Sugli smartphone i ragazzi stanno, oggi, scrivendo il loro romanzo di formazione. È quindi un diritto saper utilizzare al meglio questo strumento, che risponde anche a un bisogno espressivo e di creatività. Dobbiamo farci aiutare dai ragazzi a comprendere meglio il loro mondo e il loro modo di utilizzare la rete, per esempio ponendo loro delle domande: “Come va su youtube?”.

È così diffuso il fenomeno dell’hate speech e della violenza in rete tra gli adolescenti?

Le nostre ricerche ci dicono che il 13% dei ragazzi tra i 9 ai 17 anni hanno avuto esperienze in rete che li hanno turbati e il 41% degli adolescenti tra i 15 e i 17 anni sono stati testimoni di fenomeni di “hate speech”, termine con cui si descrive una forma di incitamento all’odio che fomenta pregiudizio e intolleranza. Parallelamente è aumentata per fortuna anche una cultura dell’intervento. I bambini sono spesso i più sensibili, denunciano con facilità alle maestre se qualcosa non va. Gli adolescenti utilizzano a volte forme silenziose di denuncia. Anche filmare un evento, atteggiamento spesso criticato, può essere il modo per documentare una realtà e quindi renderla visibile e in qualche modo denunciarla.

Insieme ad altri esperti ha dato vita al “Manifesto della Comunicazione non ostile”. Di cosa si tratta?

È un impegno di responsabilità condivisa per creare una Rete rispettosa e civile, nato in rete e per la rete, dall’impegno di oltre 300 comunicatori, blogger, influencer. Abbiamo definito 10 principi fondamentali di stile con cui stare in rete. Da questo lavoro sono nate anche delle indicazioni e del materiale per le scuole, le aziende e la pubblica amministrazione. Stiamo lavorando anche sul tema della comunicazione politica, con 150 parlamentari. È nato anche un libro: “Parole Ostili – 10 racconti”. I principi definiti dal manifesto sono, in sintesi: virtuale è reale, si è ciò che si comunica, le parole danno forma al pensiero, prima di parlare bisogna ascoltare, le parole sono un ponte, le parole hanno conseguenze, condividere è una responsabilità, le idee si possono discutere ma le persone si devono rispettare, gli insulti non solo argomenti, anche il silenzio comunica. Tutto questo materiale è a disposizione sul sito www.paroleostili.com.

Con il prof. Boccia Artieri e le sue preziose indicazioni sulle relazioni digitali, si è concluso un partecipato anno di confronto e riflessione. Lo commenta così Alice Bernadi, psicologa della coop. sociale Il Millepiedi e responsabile del Centro per le Famiglie del Comune di Rimini: “Si è concluso il percorso a cura del Centro per le famiglie del Comune di Rimini ‘Adolescenti e genitori: trasformazioni in corso’ dedicato a genitori, insegnanti ed educatori di ragazzi pre-adolescenti e adolescenti sui temi legati alle trasformazioni fisiche, psicologiche e relazionali, che coinvolgono i giovani nella fascia di età 9-18 anni e siamo molto soddisfatti. Quattro serate, in ciascuna delle quali due esperti hanno dialogato tra loro conducendo i partecipanti a comprendere come in questo delicato momento di vita cambia il ruolo educativo dei genitori e degli adulti significativi di riferimento, e delineando possibili strade per affrontare i conflitti e comunicare efficacemente. Grazie alla collaborazione con le Ass. Alcantara Teatro e Mare di Libri è stato inoltre possibile aggiungere un quinto appuntamento”.

E conclude, con un impegno a proseguire: “Alta la partecipazione di genitori ed insegnanti, a tal punto da richiedere un cambio di sede e la replica del primo incontro, le presenze hanno sempre contato tra le 130 e le 150 persone. Un segnale forte questo da parte dei genitori e degli insegnanti della nostra città, che il Centro per le famiglie ha ascoltato e colto e cui darà seguito nella prossima programmazione”.