Aveva quindici fucili ad aria compressa illegali. Anche a Rimini operazione "Lethal Weapon"
Aveva in casa 14 fucili ad aria compressa, di potenza superiore a 7,5 Joule, dotati di mirino ottico e nel giardino si era creato un vero e proprio poligono privato. La Squadra Mobile di Rimini ha individuato e indagato un soggetto, un 57enne che vive a Riccione, coinvolto nell’Operazione nazionale della Polizia “Lethal Weapon“, che ha portato alla luce una compravendita illecita di armi ad aria compressa, ma che per la potenza sono considerate armi da fuoco, acquistate per corrispondenza dalla Polonia, eludendo i divieti previsti dalla legge italiana. 80 soggetti residenti in Italia finiti nel mirino degli investigatori. Oltre 90 le armi, detenute illegalmente, che sono state sequestrate. indagato anche un altro riminese 47enne, che aveva acquistato 1 fucile.
[fvplayer src=”https://youtu.be/8I38hOaoZyE” splash=”https://i.ytimg.com/vi/8I38hOaoZyE/hqdefault.jpg” caption=”Icaro Tv. Fucili ad aria compressa ilegali, l’operazione anche a Rimini”]
500 poliziotti e 48 Squadre Mobili, tra cui anche quella di Rimini, coordinate dal Servizio Centrale Operativo, hanno effettuato 78 perquisizioni in tutto il territorio nazionale, in esecuzione di un decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Enna, nei confronti di altrettante persone, residenti in diverse località della penisola, tutte indagate per acquisto di armi per corrispondenza e detenzione illegale di armi comuni da sparo/armi clandestine. I reati sono stati commessi fra il 2016 ed il 2017, quando i soggetti acquistavano dalla Polonia le armi ad aria compressa.
I FATTI
I fatti traggono origine nel Settembre 2016, quando gli uomini della Squadra Mobile e della Sezione Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Enna, venivano a sapere che un soggetto residente nella provincia siciliana aveva acquistato svariati prodotti da negozi online, fornendo dati di pagamento di carte di credito rivelatesi essere clonate. All’epoca, gli investigatori avevano predisposto un servizio al fine di intercettare parte della merce provento del delitto di truffa, nella cittadina di Centuripe. Gli agenti, quindi, hanno monitorato un corriere intento ad effettuare consegne e sorpreso un uomo intento a ritirare, dall’addetto il pacco contenente la merce, oggetto della denuncia di un commerciante. L’uomo sottoposto a perquisizione nella sua abitazione, veniva trovato in possesso di altra merce di apparente provenienza illecita, per lo più acquistata on line. Tra la merce rinvenuta, sottoposta a sequestro, c’era un fucile ad aria compressa di fabbricazione turca, cal. 22 (5,5 mm), completo di munizionamento, nonché un cannocchiale di precisione per fucile, il tutto acquistato da una società avente sede in Polonia. L’arma risultava essere di potenza pari a 27 joule, pertanto astrattamente non di libera vendita, nonché clandestina, in quanto mancante dei requisiti di legge circa la sua introduzione del territorio nazionale.
L’uomo all’epoca veniva tratto in arresto poiché colto nella flagranza dei reati di ricettazione di merce provento di truffa e di detenzione di arma clandestina e di ricettazione della stessa arma. Si risaliva quindi alla provenienza di tale arma, acquistata online da un sito polacco ed inviata tramite corriere sul territorio nazionale.
La Squadra Mobile di Enna, nel prosieguo dell’attività di indagine tesa a risalire alle modalità di introduzione dell’arma nel territorio nazionale, veniva coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna, la quale avanzava richiesta, ovvero un European Investigation Order (EIO) – usato per la prima volta nel distretto della Corte d’Appello di Caltanissetta, ed uno dei primi in assoluto emanato nei confronti della Polonia – presso la Autorità Giudiziaria Polacca per accertare chi fossero stati i soggetti residenti in Italia che avevano acquistato per corrispondenza armi vietate dalla legislazione italiana dal 2016 al 2017 presso la ditta estera.
L’Autorità Giudiziaria straniera, a fronte della citata richiesta, forniva al Magistrato che coordinava le indagini 81 fatture di acquisto di armi da parte di soggetti residenti nel territorio italiano, tutti debitamente identificati dalla Squadra Mobile di Enna, attraverso un complesso e certosino lavoro – svolto anche con la collaborazione delle altre Squadre Mobili coinvolte – di incrocio dei dati ricavabili dalle fatture, con le Banche dati in uso alle forze di Polizia, anche quelle contenenti dati fiscali, e gli Uffici Anagrafe dei Comuni interessati.
Per le armi sequestrate è in corso l’approfondimento degli accertamenti per verificare se le stesse risultino catalogate/verificate nel Catalogo Nazionale Armi, ed appurarne quindi l’eventuale natura clandestina.