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Aiman arriva a Santarcangelo

Si chiama Mohamad Aiman Saibourah, è un profugo siriano della provincia di Homs, ha 37 anni, ha studiato per fare l’elettricista ed è traduttore inglese. La guerra in Siria ha infranto tutti i suoi progetti di vita, ha ucciso i suoi fratelli e lo ha costretto a rifugiarsi nel nord del Libano dopo essere stato oggetto di arresto e torture nelle carceri del regime solamente perché mussulmano sunnita.

Federico lo ha incontrato Aiman durante i suoi soggiorni in Libano, impegnato nei progetti dell’Operazione Colomba dell’ Associazione Papa Giovanni XXIII, e sono diventati amici.
Rientrato in Italia, Federico ha chiesto di accogliere Aiman a Santarcangelo all’interno del progetto dei Corridoi Umanitari promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese evangeliche e della Tavola Valdese italiana e, ultimamente, dalla CEI… e noi abbiamo detto sì.

Perché abbiamo detto si?
Perché in Aiman abbiamo riconosciuto il volto di una persona concreta che, tramite Federico, ha chiesto aiuto a noi. Era una domanda diretta a cui dovevamo dare una risposta diretta e la risposta poteva essere solamente e pregiudizialmente sì.

Dire sì a questa accoglienza per noi, come comunità, significa:
– aprire una porta ed andare incontro a chi ci chiede aiuto, senza rimanere indifferenti di fronte agli orrori di una guerra, solo perché geograficamente lontana dai nostri confini; essere uomini e donne di pace che accolgono uomini e donne in cerca di pace;
– contrastare le logiche della violenza e della guerra che non sono mai giuste, contrapponendo ad esse una logica di apertura e accoglienza verso i fratelli che la vita ci porta ad incontrare, animati dalla misericordia, per tradurre nella nostra vita le parole del Vangelo “Ero forestiero e mi avere accolto…” (Mt 25);
– dare una risposta alla drammatica crisi siriana, strappare dalla guerra, dai campi profughi e anche dai trafficanti del mare, coloro che abbiamo la possibilità di accogliere;
– dare speranza ed una possibilità concreta ad Aiman di costruirsi una nuova vita, di ripartire, accompagnandolo in un percorso di cambiamento, in cui vogliamo accogliere, proteggere, promuovere e integrare, le parole chiave che ci ha consegnato quest’anno Papa Francesco nel suo discorso in occasione della Giornata Mondiale per la Pace.

Come faremo?
Abbiamo costituito un gruppo di coordinamento in parrocchia costituito da 4 persone che faranno da punto di riferimento. Entro il mese di giugno 2018 organizzeremo un incontro per riunire tutte le persone che sono state informate e desiderano impegnarsi.
Pensiamo che Aiman arrivi verso settembre / ottobre 2018 e il progetto di accoglienza dovrà prevedere un sostegno totale (lo Stato concede solo il visto, per il resto è tutto a carico di chi accoglie) per 12- 18 mesi. Occorre rimboccarsi le maniche.

Abbiamo bisogno di costituire un gruppo di famiglie/persone che decidono di autotassarsi per costituire un fondo di sostegno per questa accoglienza.
Abbiamo bisogno di reperire una casa che sarà affittata regolarmente dalla Parrocchia, nella quale, insieme ad Aiman, staranno altre persone in un progetto di residenza condivisa.
Abbiamo bisogno di costruire attorno ad Aiman una rete sociale di figure professionali e volontari che possano aiutarci nel rispondere ad alcune esigenze che si potranno presentare nel corso del progetto di accoglienza.

Per i primi due mesi, per espletare alcune pratiche burocratiche, ci appoggeremo a Casa Mondo, una struttura di accoglienza della associazione Papa Giovanni a san Savino, ma nel frattempo occorrerà farsi trovare pronti per procedere con l’accoglienza a Santarcangelo.

Il Comune di Santarcangelo, partecipe di questa iniziativa, ci appoggia con la sua rete di competenze professionali e di contatti istituzionali.

Le incognite sono moltissime, ma non ci spaventano. Crediamo che la strada si aprirà passo dopo passo, con l’aiuto di Dio e di tanti. La sfida vera per noi sarà la perseveranza sul lungo periodo; passato l’entusiasmo iniziale – che ha già coinvolto molti – occorrerà perseverare nell’impegno di accoglienza senza delegare o derogare.

E’ evidente che l’obiettivo del progetto è che Aiman decida come utilizzare le possibilità che noi offriamo per rendersi autonomo e ripartire con un suo progetto di vita.

Andrea Turchini

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