Sarebbe dovuto avvenire entro il 28 febbraio, secondo quanto annunciato lo scorso dicembre in sede di sottoscrizione del patto per la Sicurezza col Ministro Minniti, il trasloco temporaneo dell’ufficio immigrazione da via Bonsi a piazzale Bornaccini in attesa del trasloco definitivo in via Bassi. A denunciare il ritardo era stato già, qualche giorno fa, il sindacato di Polizia SAP (vedi notizia). Il sindaco Gnassi, dopo che il tema è ricomparso oggi sulla stampa locale, con un duro intervento specifica che le responsabilità non sono dell’Amministrazione Comunale, che anzi si è sostituita ad altri soggetti deputati al coordinamento degli interventi. Il sindaco chiarisce che l’immobile di piazzale Bornaccini è già disponibile e si domanda perché del Patto della Sicurezza oggi si parli solo di questo aspetto tacendo invece degli altri temi fondamentali, il potenziamento degli organici e lo scandalo della sede di via Bassi, sul quale è categorico: “un pasticcio che ha molti responsabili ma nessuno dei quali ha avuto o ha residenza a Palazzo Garampi”. Il sindaco fa sapere che solleciterà una riunione del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico per chiarire la questione e dove non intende fare sconti a nessuno, e mettendo da parte la diplomazia.
A rincarare contro l’Amministrazione Comunale oggi è invece il capogruppo della Lega Nord di Rimini Marzio Pecci: “Il Patto sulla sicurezza, sottoscritto da Minniti lo scorso dicembre, per risolvere i gravissimi problemi della città, è saltato subito dopo il voto ed il vantato trasferimento degli Uffici della Questura in piazzale Bornaccini, che si sarebbe dovuto effettuare entro il 28 febbraio 2018, è clamorosamente mancato. Sono evidenti i ritardi del comune ad ennesima dimostrazione dell’incapacità dell’amministrazione comunale di affrontare e risolvere anche il più piccolo problema”.
L’intervento del sindaco Andrea Gnassi:
1) Immobile in piazzale Bornaccini già disponibile. Questa la sede individuata nel Patto per il trasferimento transitorio del solo Ufficio Immigrazione entro il 28 febbraio 2018, così come scritto testualmente sul patto per la sicurezza. Coerentemente al dettato, il Comune di Rimini ha segnalato ai sottoscrittori del Patto come almeno 3 dei 6 piani componenti l’edificio siano completamente vuoti, uno ulteriore per metà, e anche alcuni spazi al piano terra. Sono spazi già disponibili per gli eventuali lavori di approntamento all’utilizzo previsto. Non solo non c’è stato alcun riscontro circa questa immediata disponibilità, ma ancora non è giunta alcuna indicazione riguardo l’organizzazione e le necessità nell’impiego del nuovo spazio. Eppure i lavori sarebbero già potuti partire da tempo, nell’ambito di un rapporto col privato proprietario dell’immobile e attraverso l’organizzazione e la rappresentazione delle esigenze e il loro coordinamento anche con lo stesso privato. Questi compiti e queste funzioni devono essere coordinate dagli enti preposti. Non dal Comune di Rimini.
2) Centro per l’Impiego e competenza di legge. L’immobile, che non è di proprietà del Comune di Rimini, ospita in una parte l’Ufficio per l’impiego di Rimini, che fino a poco tempo fa era gestito dalla Provincia ed oggi è gestito dall’Agenzia Regionale per il lavoro. Vi sono impiegati 45 dipendenti, impegna spazi per circa 800 – 900 mq e ha un’utenza quotidiana notevole, con punte tra i 18.000 e i 19.000 utenti nei periodi pre e post stagione balneare. Ai Comuni la legge assegna il solo onere di farsi carico delle spese della sede dove il Centro svolge la sua attività. Gestirne quindi il trasferimento è un’operazione complessa e articolata, dato che i soggetti in campo sono una pluralità e vanno dalla Regione titolare del servizio, al Comune, ai privati proprietari dell’immobile, alle articolazioni territoriali dello Stato e non ultimo l’utenza. Una complessità di cui il Patto per la sicurezza tiene conto assegnando a tutti i sottoscrittori l’onere della sua esecuzione; e non dividendo tra chi deve fare e chi deve ‘ordinare alla carta’, come pare di capire oggi leggendo la stampa quotidiana. In questo quadro l’Amministrazione di Rimini, andando oltre il dovuto per competenza, per senso di leale collaborazione, per senso di responsabilità e per rispetto degli agenti e delle necessità della Polizia di Stato, si è subito attivata per il reperimento di nuovi spazi idonei anche per il Centro per l’impiego, che occupa come già detto solo una parte dell’immobile perché circa quasi 4 piani su 6 sono già disponibili. Sul centro per l’impiego avremmo potuto limitarci a dire ‘noi paghiamo l’affitto e stop’, ma ci siamo dati da fare, supplendo a una attività che il patto stesso pone in capo a ogni soggetto firmatario, a partire dal suo coordinamento. Che non doveva né poteva essere esercitato dal Comune di Rimini, dato che il patto per la sicurezza che coinvolge molte istituzioni dello Stato deve essere coordinato per la sua applicazione dai soggetti che la legge individua. Vale la pena sottolineare che nel corso del tempo erano già state individuate anche ipotesi temporanee alternative per le esigenze provvisorie della Questura e per l’Ufficio Immigrazione,non percorribili per motivi diversi, sui quali non voglio né posso sindacare.
3) Perché è calato il silenzio sullo scandalo di via Ugo Bassi e sul potenziamento degli organici di polizia? Mi si dà a questo punto l’occasione per esprimere pubblicamente tutta la preoccupazione per quanto riguarda gli obbiettivi principali del Patto per la sicurezza che sono peraltro gli obiettivi da cui ha preso vita il Patto stesso, ovvero la nuova questura di via Ugo Bassi e il tema del potenziamento degli organici. Parti sostanziali, la cui soluzione e disbrigo spetta a soggetti e uffici che non sono quelli comunali, sulle quali non abbiamo più avuto alcuna informazione. Silenzio assoluto. Ma è solo un’impressione sbagliata che di quel documento fondamentale, a qualcuno l’unica cosa che interessi davvero sia il ‘trasferimento transitorio in piazzale Bornaccini’? Il ‘mostro’ che si affaccia su via Roma oppure la sicurezza sul territorio sono elementi secondari? Esprimerò senza peli sulla lingua, sperando naturalmente di sbagliarmi ma guardando negli occhi tutti i partecipanti, questa opinione nel prossimo comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza che chiederò di convocare. Ma anticipo già che se così fosse, e se qualcuno facesse lo smemorato e ‘dimenticasse’ gli impegni sostanziali presi con il Patto, verrà contrastato istituzionalmente nelle sue intenzioni. Senza fare sconti e mettendo da parte, se sarà il caso, un po’ di diplomazia. La schiettezza e la verità sono le armi migliori per contrastare chi è capace di toccare punti molto bassi come rappresentare le cose come esse non sono o tentare di mettere i Comuni l’uno contro l’altro. Forse vale la pena ricordare una cosa: lo scandalo di via Ugo Bassi è un pasticcio che ha molti responsabili ma nessuno dei quali ha avuto o ha residenza a Palazzo Garampi.
Siamo quindi in piena fase di esecuzione del Patto e riconfermo la totale disponibilità, nello spirito di collaborazione che il Patto ha ispirato e che richiede per essere attuato, a fare tutto quanto è possibile e oltre affinché i tempi di approntamento delle due sedi (Centro per l’impiego e Ufficio Immigrazione) vadano in parallelo per comprimere i tempi di attuazione del Patto stesso. Ma a questo punto, come rappresentante della comunità riminese, pretendo risposte certe e rapide sui punti strategici di quel documento. Via Ugo Bassi e rafforzamento degli organici di polizia. Perché Rimini non può più subire né l’ignavia di chi ha creato il pasticcio nel passato né le furbizie interessate del presente. Nell’attesa, si spera rapidissima, auspico che almeno ognuno faccia il suo”.