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Parchi inclusivi: la storia di Imperia

Non si placa la polemica in rete riguardo l’altalena per utenti in carrozzina rotta ad Imperia. Chi l’ha fatta chiudere? È veramente pericolosa? Ma davvero è colpa delle mamme dei bambini “normodotati”?
Sul motivo per cui sia chiusa è facile rispondere: fate una piccola ricerca internet e troverete le dichiarazioni dell’assessore al verde pubblico e del Sindaco.
Alla domanda se è veramente pericolosa vi basti sapere che in altri Paesi Europei, (Germania e Inghilterra per fare un esempio), questo tipo di altalena viene dichiarata adatta ai soli luoghi sorvegliati e giardini di strutture di riabilitazione, scuole... La normativa è europea; in Italia questa altalena viene installata ovunque, in Europa no.

Domanda di non facile risposta è invece: questa altalena è inclusiva?
Mi piacerebbe invitarvi a una riflessione perché a me, questa vicenda dell’altalena chiusa per colpa delle mamme dei “normodotati” (che non corrisponde a realtà ma è quello che è stato pubblicato da tutti), mi ha suscitato emozioni forti.
Insieme alla socia Raffaella Bedetti porto avanti una campagna di sensibilizzazione da più di tre anni sulle aree gioco inclusive. Io e lei ci siamo conosciute nell’ottobre 2012, nella primavera 2013 ho scoperto che suo figlio che usa una carrozzina per spostarsi non poteva frequentare il parco giochi; sì avete letto bene: non lo sapevo che un bambino in carrozzina al parco giochi non ci può andare.
Quell’anno provammo a far qualcosa di concreto ma tutto sfumò visto che il Sindaco di Santarcangelo diede le dimissioni. Nella primavera del 2014 invece prese vita invece un piccolo/grande progetto, soprattutto di sensibilizzazione ma abbiamo fatto anche qualcosa di concreto. Senza scendere nei dettagli di ciò di cui ci siamo occupate in questi  ultimi 3 anni, (trovate tutto sul sito Parchi per Tutti), una mattina mi sveglio e mi accorgo che la rete è impazzita. Hanno chiuso un’altalena per utenti in carrozzine e inizia una condivisione nazionale di questa notizia di proporzioni enormi che non si placa e aumenta ogni ora. Magari il caso, la fortuna, magari tanti han visto l’occasione per raccontare uno di quei fatti che risvegliano i sentimenti delle persone, tutti commentano ed esprimono il loro disappunto, (quindi tanti click).

La notizia viene riportata su tantissimi siti di informazioni, portali che si occupano di maternità, migliaia di condivisioni e commenti, tanto che il Sindaco risponde per via ufficiale tramite i social.
Io invece mi domando: son più di tre anni che io e Raffaella cerchiamo di sensibilizzare tramite il sito, la pagina facebook, lettere inviate ai Sindaci italiani, (più di 1000 mail), articoli su siti, quotidiani, riviste, radio e altri mezzi di informazione e spiegare che il gioco è un diritto di tutti e va garantito tramite la realizzazione di parchi gioco inclusivi.

 

Nessuno mai si è scandalizzato e attivato dopo aver letto che i bambini con disabilità non possono andare al parco giochi visto che è pieno di barriere e non vi sono giochi accessibili. Però tutti si scandalizzano se si rompe un’altalena. Mettici il caso come ho accennato sopra, a volte una notizia diventa virale per una serie di motivi non prevedibili.
Io però due domande me le farei, anche tre. Un parco giochi inclusivo non fa notizia, perché agli occhi dei più ha l’aspetto di un normale parco giochi e i bambini e il gioco, si sa, non vengono considerati dai politici, dalla gente. Un’altalena per utenti in carrozzina invece fa notizia!

Allora è vero, devo veramente arrendermi all’evidenza che nel nostro immaginario collettivo “il disabile” deve stare in un angolino, da solo, in luoghi a lui riservati. Non deve mescolarsi con i “normodotati”. La foto di un bambino in carrozzina su un’altalena con pedana è l’immagine simbolo del “disabile”. Meglio giochi da solo su un ‘altalena a lui dedicata piuttosto che in un parco dove tutti possono stare insieme e interagire.

 

Non fermatevi alla superficialità di questa affermazione e non pensate io sia contro questa altalena, (anche se lo ribadisco: è adatta ai soli parchi sorvegliati), entrate nella vostra mente e tirate fuori le immagini delle persone con disabilità e il contesto in cui le vedete. Persone con ogni tipo di disabilità: motoria, sensoriale, intellettiva. Le immaginate al parco giochi insieme ad altri bambini? Le immaginate in spiaggia a prendere il sole? Al museo? Al supermercato? O le associate sempre a luoghi riservati a loro?
Questa notizia che ha raggiunto l’estremo nord e sud dell’Italia mi ha fatto pensare a quanto ancora dovremmo lavorare, tutti noi cittadini, perché l’inclusione avvenga davvero e non resti una semplice parola scritta su un documento di carta. Includere significa chiudere dentro, inserire, far entrare in un gruppo, in una serie, insomma stare insieme nello stesso posto e avere le stesse possibilità.

 

Claudia Protti

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