Niente permessi ai docenti per la riunione sindacale. A sollevare il caso è stata venerdì la CGIL di Rimini dopo che la dirigente scolastica, Lorella Camporesi dell’istituto comprensivo del Centro storico non aveva concesso la partecipazione dei lavoratori in orario di servizio all’assemblea indetta dalla Cgil per spiegare le ragioni del No.
Questa mattina la dirigente ha dato le sue motivazioni su Facebook: “in base al contratto nazionale di lavoro, a darne comunicazione all’albo e i lavoratori possono chiedere di parteciparvi, utilizzando 10 ore di servizio nell’arco dell’anno scolastico.
L’avviso dell’assemblea in questione a noi pervenuto riportava due punti all’ordine del giorno, di cui il primo espresso in questo modo: “Referendum costituzionale: le ragioni del no – riduzione degli spazi di democrazia e ricadute sul mondo del lavoro”.
Tale formulazione (e parlo di formulazione poiché non è mio compito entrare nel merito dell’argomento in sé) mi era sembrata in contrasto con la circolare n. 42 del Ministero dell’Interno, inviata a tutte le istituzioni scolastiche nei giorni scorsi per tramite dell’Ufficio scolastico territoriale, la quale imponeva a tutte le amministrazioni pubbliche il divieto di comunicazione elettorale, fatte salve quelle effettuate in forma impersonale e indispensabili per il funzionamento della pubblica amministrazione. Di conseguenza ho temporaneamente bloccato, in autotutela, le autorizzazioni per i docenti a partecipare all’assemblea, chiedendo allo stesso tempo chiarimenti alle autorità competenti e correttamente avvertendo l’organizzazione sindacale.
Ieri mattina, non avendo ricevuto ancora una risposta definitiva, ho comunicato ai docenti i miei dubbi interpretativi, autorizzandoli comunque ad andare all’assemblea se lo ritenevano opportuno e riservandomi di verificare la loro posizione rispetto alle risposte delle autorità che mi sarebbero pervenute.
Non c’è stato quindi da parte mia alcun ripensamento in itinere, ma il semplice tentativo di tutelare i diritti dei lavoratori nel rispetto delle disposizioni normative e in attesa di maggiori informazioni. Le informazioni che mi sono pervenute ufficialmente ieri nel tardo pomeriggio dalla prefettura confermano la mia interpretazione, dimostrando che i miei dubbi avevano qualche fondamento”.
L’assemblea si terrà lunedì, ma non in spazi scolastici. L’annuncio nel pomeriggio con una nota della CGIL e FLC CGIL di Rimini, con una diffida rivolta a tutti i dirigenti scolastici: “L’assemblea sindacale è un diritto di tutti i lavoratori e i datori di lavoro sia pubblici che privati non hanno alcun potere di controllo sulla partecipazione dei dipendenti all’assemblea stessa. E’ un ambito di democrazia sancito dalla Costituzione, dallo Statuto dei Lavoratori, dai Contratti nazionali che in alcune scuole riminesi si vuole far saltare opponendo il fatto che il tema dell’assemblea indetta dalla FLC CGIL per lunedì prossimo all’Istituto Comprensivo Statale Centro Storico rientra nella propaganda elettorale sul Referendum costituzionale. L’orientamento a tal proposito è partito dalla Prefettura di Rimini che però non si è espressa contro l’assemblea sindacale ma sulla inopportunità che essa si svolgesse entro le mura scolastiche. Pertanto, come Organizzazione Sindacale consideriamo confermate le assemblee di lunedì 28 novembre anche se, rispettando l’indicazione della Prefettura, non si terranno all’interno della scuola ma nella sede sindacale di via Caduti di Marzabotto 30 (dalle ore 8 alle 10 per gli Istituti Comprensivi, Scuola media “Bertola”, Sesto Circolo e CPIA del Comune di Rimini – dalle 11 alle 13 per le scuole secondarie di 2° grado del Comune di Rimini). Diffidiamo i dirigenti scolastici, nell’eventualità che ciò accadesse, dal non voler concedere le autorizzazioni agli insegnanti che vorranno partecipare all’assemblea”.
Con una considerazione finale: “Ci sembra comunque importante sottolineare come sia sempre più difficile, nell’asprezza dei toni che la battaglia in corso sulla Riforma Costituzionale, e in generale lo scontro politico, hanno assunto negli ultimi mesi, difendere gli spazi di discussione e di democrazia dei cittadini, dei lavoratori e dei loro rappresentanti. Non è così, invece, per tanti titolari di cariche pubbliche che si consentono attività di propaganda anche nell’esercizio delle proprie funzioni istituzionali”.