Mercoledì mattina, il regista incontrerà, sempre al teatro Novelli, i bambini in occasione della proiezione di “Iqbal” a loro dedicata (9.30-12, ingresso libero).
Il lungometraggio è ispirato alla storia vera di Iqbal Masih, il bambino pakistano simbolo della lotta al lavoro minorile, ucciso a 12 anni. A 4 anni già lavorava in una fabbrica di mattoni per saldare un debito della famiglia, insieme ad altri bambini veniva tenuto in condizioni di schiavitù, incatenato e denutrito. Il cartoon di Michel Fuzellier e Babak Payami ha però un lieto fine e racconta con i toni della commedia, dell’avventura, dell’ironia e del fantastico, la storia universale di un bambino coraggioso e dei suoi compagni, sfruttati da adulti corrotti. Con grande forza di volontà e profondo senso di giustizia i piccoli amici si ribelleranno allo sfruttamento del lavoro minorile, riprendendosi l’infanzia e soprattutto la libertà.
“Ci siamo interrogati a lungo sul finale del film e abbiamo scelto questo non solo perché Iqbal è rivolto ai ragazzi – dice Michel Fuzellier – ma anche perché noi volevamo raccontare una storia entusiasmante, un eroe positivo e tutto ciò che ha fatto Iqbal di positivo l’ha fatto da vivo. Il fatto che l’abbiano ammazzato lo ha trasformato in un martire, ma per noi era importante rendere la straordinarietà di un bambino di dieci anni che parla all’Onu. Data l’importanza del tema e del personaggio eravamo di fronte ad un bivio: o lo trattavamo in modo molto serio o, come abbiamo fatto, lo trattavamo come una favola”.
E infatti Fuzellier parla di Iqbal come un moderno Pollicino. “Quando ai bambini in passato si raccontavano le favole con gli orchi lo scopo era dare un avvertimento, mettere in guardia. Nel nostro film l’orco è lo schiavista, colui che lo fa lavorare ai tappeti”.
Ma nonostante la sua condizione di schiavitù Iqbal non perde il coraggio e soprattutto la capacità di sognare, le sequenze oniriche sono state realizzate con una tecnica differente e con le illustrazioni di Valeria Petrone. “Valeria ha creato i disegni dei tappeti, l’araba fenice che Iqbal tesse e che è un simbolo di rinascita fortissimo, e i sogni del bambino – spiega Fuzellier – che sono il suo immaginario, l’immaginario che poi trasferisce nei suoi disegni ricamati”.
“Abbiamo voluto puntare su un elemento positivo, il carattere di Iqbal: era molto sveglio, detestava l’ingiustizia. Riprendersi l’infanzia — dice il produttore Franco Serra — significa poter fare cose straordinarie. E Iqbal ha riportato vitalità a tutti i piccoli schiavi della fabbrica». Anche l’ambientazione è fiction, non Pakistan ma una non identificata città medio- orientale, perché l’obiettivo è di «contribuire alla difesa dei diritti fondamentali dei bambini di tutti i Paesi del mondo”.
Il film si distingue per la scelta di combinare animazione 3D e animazione 2D tradizionale, muovendosi su un doppio piano narrativo: da una parte la realtà, dall’altra i “sogni di Iqbal” disegnati da Valeria Petrone, momenti che interrompono il flusso della storia con evasioni immaginarie, grazie alle quali il piccolo protagonista ricarica la sua energia vitale e trova la forza di lottare. Anche la musica è protagonista del film, grazie alla colonna sonora composta da Patrizio Fariselli (ex Area) con la collaborazione di Carlo Boccadoro.