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Gli insoliti sospetti

Quest’anno a Play, la fiera del gioco da tavolo (e non solo) di Modena, ho avuto l’occasione di provare un gioco molto interessante: Insoliti sospetti.

Immaginate una variante di indovina chi, con la differenza che non si gioca in due, uno contro l’altro, ma tutti insieme: da un lato c’è il testimone, l’unico che conosce l’identità del sospetto, dall’altra il gruppo degli investigatori, che con una serie di domande deve scoprire chi, tra i 12 indiziati, è quello sotto accusa.

 

La meccanica ha però una grande particolarità: è fatta in modo da tirare fuori tutti i nostri pregiudizi. Una volta scoperte le carte, il testimone pesca una carta che gli indica il sospetto (che può essere una qualsiasi delle carte personaggio). A quel punto gli investigatori fanno una serie di domande generiche: ascolterebbe musica classica?, le paga le tasse?, prende i mezzi pubblici? è un tipo corretto? etc.

Ogni turno si eliminano uno o più personaggi, fino a quando non si pensa di avere la risposta giusta. E si deve farlo nel minor tempo possibile. La chiave sta tutta nel far capire agli altri giocatori quale delle 12 facce esposte è quella a cui ci si riferisce. E come farlo? Giocando proprio sulla percezione comune. Ecco che chi è vestito bene, pettinato e col viso sbarbato viene associato più facilmente alla persona pacata, che ascolta musica classica, che svolge un lavoro sicuro ed è onesto, mentre la persona dalla pelle più scura, la barba sfatta e i capelli trasandati è il tipico poco di buono.

Il bello del gioco sta proprio in questa condivisione dei valori. Io posso anche non credere che le cose stiano così, ma se voglio farmi capire dagli altri devo giocare su un terreno comune.

 


Se devo far capire che il mio sospettato è il primo in basso a sinistra, come risponderò a queste domande: ama fare jogging? ha dei forti principi? saluta i vicini? odia i bambini? Decido di rischiare evitando i pregiudizi o vado sul sicuro?

 

Un bel gioco insomma, sia per passare qualche mezzora divertente e rilassata con gli amici, sia per guardare onestamente ai propri pregiudizi, e renderci conto che ne abbiamo tanti. Troppi.

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