Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Rimini, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Rimini, Cerioni, sono riusciti a sgominare un’organizzazione che nel giro di un paio di anni era riuscita a truffare centinaia di migliaia di euro alla compagnia telefonica. Nel pomeriggio di ieri gli agenti hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ad 8 indagati, tutti residenti nelle province di Rimini, Pesaro e Ancona, accusati di organizzazione a delinquere finalizzata a commettere truffe, sostituzioni di persona e falso in scrittura privata.
Il modus operandi era sempre lo stesso: recuperavano gli effettivi numeri di utenze e sim relativi a utenze intestate a una società già cliente (ma ignara dell’operazione) e con quelli compilavano falsi contratti di sottoscrizione di offerte che prevedevano per le utenze indicate l’invio di cellulari di ultima generazione. I telefoni venivano quindi recapitati dalla società di telefonia alle società clienti però ad un indirizzo diverso da quello reale dove ad attendere i telefoni c’erano i complici che li ritiravano per poi rivenderli.
Nell’organizzazione ognuno aveva un ruolo preciso. Due i soggetti al vertice: uno coordinava l’attività illecita ma si occupava anche di ritirare i cellulari, compilare ed inviare i falsi contratti, mentre l’altro (un agente commerciale della stessa società telefonica) si dedicava ad acquisire i dati d’interesse delle ditte già clienti a nome delle quali richiedere l’invio dei telefoni. Tra i componenti della banda anche il titolare di un negozio di telefonia di Rimini che forniva copie di documenti di identità e dati d’interesse di ditte già clienti della nota società telefonica, utili per compilare i falsi contratti, e riceveva i telefoni ottenuti illegalmente per rivenderli. Gli altri cinque soggetti coinvolti fornivano infine supporto logistico e si occupavano del ritiro dei cellulari. All’organizzazione sono state ricondotte ben 70 truffe commesse tra il 2013 e il 2014 a Rimini con 435 smartphone acquisiti e rivenduti illegalmente. Il danno patrimoniale alla società di telefonia vittima dell’attività illecita è stimato in circa 200 mila euro.